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Stravagante pensiero. Gesualdo & Napoli: Concerto Italiano interpreta la lancinante sintassi armonico-vocale dell’affettività meridionale

In uscita per l'etichetta francese Naive, Stravagante pensiero. Gesualdo & Napoli è il nuovo lavoro di Concerto Italiano sotto la direzione di Rinaldo Alessandrini. Il progetto musicologico e artistico riporta alla luce un repertorio madrigalistico poco conosciuto ma di straordinaria ricchezza, accostando celebri pagine di Carlo Gesualdo da Venosa a opere quasi dimenticate di compositori napoletani del suo tempo, in cui audacia cromatica, raffinatezze contrappuntistiche e forti tensioni espressive creano un linguaggio musicale unico e innovativo.


A distanza di secoli, il mito di Carlo Gesualdo da Venosa, continua a fiorire e la sua musica affascina platee sempre più vaste nel mondo. Questo nuovo album, in uscita il prossimo 24 ottobre, intende offrire un percorso sonoro quanto mai inusitato nel cuore del Rinascimento musicale meridionale. La raccolta comprende 22 madrigali a cinque voci, tra Gesualdo e figure come Agresta, Lacorcia, Montella, Nenna, Trabaci e Salzilli; compositori i cui linguaggi sorprendono per arditezza e raffinatezza contrappuntistica. 

Tra i brani in programma spicca "Stravagante pensiero" di Scipione Lacorcia, tratto dal Terzo Libro de’ madrigali pubblicato a Napoli nel 1620. Questo brano assume un valore programmatico e diventa quasi un manifesto poetico, proponendo un’estetica basata sull’imprevedibilità del gesto musicale e su un’elaborazione formale spinta fino ai limiti dell’ascolto e della percezione.

Asciugate i begl’occhi di Carlo Gesualdo, tratto dal Quinto Libro, si colloca idealmente lungo questa linea espressiva. Il madrigale dà forma a lacerazioni affettive in cui dolore e seduzione si fondono in un contrappunto emotivo che costituisce uno dei tratti più riconoscibili del suo linguaggio. Una drammaticità febbrile, interiorizzata e inquieta, che molti madrigalisti meridionali presenti nel programma raccolgono e rielaborano, cercando di restituire in suono, ognuno secondo la propria voce, l’eredità perturbante lasciata dal principe di Venosa.

Oltre a Lacorcia, la presenza del compositore napoletano Pomponio Nenna, attivo tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, riveste un ruolo centrale all’interno del programma. Riconosciuto per uno stile che unisce audacia cromatica a una sofisticata scrittura contrappuntistica, Nenna esercitò un’influenza profonda e duratura su Carlo Gesualdo. 

E' un linguaggio armonico sorprendente e originale quello di Nenna: se la scrittura di Gesualdo appare spesso come un laboratorio di tensioni armoniche imprevedibili, la sua si distingue per una coerenza interna più solida, in cui l’audacia timbrica e l’intensità affettiva si fondano su una logica formale consapevole. In questa differenza si misura anche la natura del loro dialogo. Il compositore nato a Bari verso la metà del sec. XVI e morto a Roma non oltre il 1618, rappresenta per Gesualdo un modello e insieme un interlocutore critico, punto di partenza e controcanto, nella definizione di un’estetica madrigalistica tra le più ardite del primo Seicento. 

Il madrigale Incenerito è’l petto, tratto dal suo Ottavo Libro (pubblicato a Roma nel 1618), è un esempio significativo che si collega pienamente allo stile sperimentale e ricco di tensione che caratterizza l’ultimo periodo madrigalistico di Nenna, il cui approccio tende a fondere elaborazione contrappuntistica, cromatismo drammatico e manipolazione ritmica del testo. Il brano rispecchia un’ispirazione comune a Gesualdo, ma allo stesso tempo sottolinea l’originalità delle soluzioni la cui cifra stilistica si colloca tanto nell’universo gesualdiano quanto nell’esperienza madrigalistica meridionale che concorre a ridefinire i codici espressivi dell’epoca.

Un breve accenno anche ad Agostino Agresta: il suo Primo Libro di madrigali a sei voci, pubblicato a Napoli nel 1617, da cui è stato estratto “Pargoletta è colei”, è una rara testimonianza di madrigali a sei parti senza accompagnamento nel Sud Italia di quel periodo. Secondo il musicologo Larson, Agresta "talvolta superava Gesualdo nel grado di cromatismi lenti e dissonanze legate, e nei punti imitativi diatonici". 

Ad esempio, a differenza di Gesualdo che spesso impiega cromatismi improvvisi e fratturati per sottolineare lacerazioni psicologiche, Agresta li distribuisce con maggiore continuità, ottenendo un effetto ipnotico e meditativo, così come l’uso espressivo di note dissonanti, non come elementi di passaggio, o di breve contrasto, ma integrate in un tessuto musicale continuo, spesso preparate e risolte con cura, in modo da farne emergere il pathos più che lo "shock" armonico. In questo senso, Agresta mostra una padronanza tecnica che lo rende vicino a modelli come Luzzaschi, ma con una carica emotiva ancora più spinta. 

Agresta, pur meno celebre di Gesualdo, mostra un controllo formale e un’intelligenza retorico-musicale che, per certi aspetti, può risultare ancora più consapevole e sorprendente. Queste scelte compositive pongono il compositore napoletano in una posizione di particolare rilievo all'interno del madrigale tardo-rinascimentale, addirittura accanto, o oltre, Carlo Gesualdo, maestro riconosciuto per la sua arditezza armonica, e sicuramente collocabile, a pieno titolo, come figura di rilievo nello sviluppo del linguaggio espressivo madrigalistico napoletano.

Nel confronto tra Gesualdo e i suoi contemporanei, ciò che affiora con maggiore evidenza, è una comune tensione verso l’estremizzazione del linguaggio madrigalistico: cromatismi spinti, dissonanze ardite, lacerazioni armoniche al servizio del pathos testuale. Se Gesualdo ne portò all’estremo le potenzialità, non fu però un caso isolato né un inventore assoluto; la sua scrittura rappresenta piuttosto il punto culminante - l’acme drammatico - di una linea evolutiva già tracciata da altri autori, nei quali si ritrovano tensioni simili, talvolta meno esacerbate ma non meno consapevoli, all’interno di una cultura espressiva che tendeva a dilatare i confini della retorica musicale. 

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