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π‘ͺ𝒐𝒓 π’Žπ’Šπ’, 𝒅𝒆𝒉 𝒏𝒐𝒏 π’π’‚π’π’ˆπ’–π’Šπ’“π’†: Scarlatti madrigalista. Nel tricentenario della morte, uno sguardo al raffinato sperimentalismo del "mΓΉsicu di gran mastrΓ¬a"

Nei suoi otto madrigali polifonici, composti quando il genere era ormai dΓ©modΓ©, Scarlatti unisce rigore contrappuntistico e sensibilitΓ  barocca, dando nuova vita ai testi di Guarini, Marino e Rinuccini. La complessitΓ  delle strutture e la precisione armonica rivelano un compositore che, pur rivolgendosi a un passato illustre, lo trasfigura in un linguaggio personale, colto e visionario.


Alessandro Scarlatti non Γ¨ soltanto il custode dell’immenso patrimonio operistico e sacro che ne consolidΓ² la fama; egli Γ¨ anche protagonista di un aspetto meno noto e al tempo stesso significativo della sua arte, i madrigali polifonici, un genere diventato raro nel tardo Seicento e ormai vicino all’oblio, al quale dedicΓ² un impegno personale e un raffinato lavoro compositivo.

All’epoca il madrigale era considerato di "vecchio stile", superato dalle nuove tendenze vocali e dalle forme concertanti; eppure il compositore siciliano ne riscoprΓ¬ le potenzialitΓ  espressive con uno spirito che non era nostalgico, ma intellettualmente sfidante e tecnicamente ambizioso. Egli si confrontΓ² con questo genere come se fosse una palestra del contrappunto, un banco di prova per mettere in mostra sapienza, gusto e raffinata sensibilitΓ  retorica musicale.

Solo otto madrigali polifonici ci sono pervenuti; un numero esiguo se confrontato con le decine e centinaia di cantate, opere, oratori e composizioni sacre che completano il suo catalogo. Proprio in questa scarsitΓ  risiede il loro valore, si tratta di creazioni curate e complesse, quasi sperimentali, concepite per stimolare la sensibilitΓ  di un ascoltatore colto e attento.

Scarlatti scelse testi poetici di grande rilievo, autori rinascimentali e seicenteschi giΓ  considerati classici nel repertorio madrigalistico; tra questi Battista Guarini, Giovan Battista Marino, Ottavio Rinuccini e Luigi Groto. Non esitΓ² a intonare versi giΓ  musicati da altri, come Cor mio, deh non languire di Guarini, affrontando il confronto con tradizioni consolidate e mostrando un equilibrio raro tra rispetto del testo e innovazione musicale.

Nel suo lavoro emerge una tensione costante tra la rigorosa costruzione contrappuntistica e l’attenzione all’affetto delle parole. In Sdegno la fiamma estinse le voci superiori dialogano attraverso scivolamenti cromatici e motivi omoritmici, mentre la sezione finale si avvicina a una tripla fuga, dimostrando la capacitΓ  di tessere strutture complesse senza sacrificare la chiarezza della linea vocale. In O morte agl’altri fosca, un salto di quinta e sesta minore all’inizio, unito a urti dissonanti tra le voci, traduce in suono la disperazione del testo. Or che da te, mio bene, l’unico madrigale a quattro voci, mostra una costruzione tripartita coerente con il tono e un finale fugato dal sapore strumentale.

L’uso delle figure retoriche musicali, come l’ipotiposi, dei vocalizzi veloci su parole evocative e delle dissonanze calibrate, dimostra la capacitΓ  di Scarlatti di rendere ogni parola viva; in Intenerite voi, lagrime mie, il "duro core" affiora da un blocco accordale improvviso con movimenti cromatici, creando armonie sorprendenti e mostrando il connubio tra ingegno e sensibilitΓ  poetica.

Le fonti manoscritte di questi madrigali testimoniano la loro circolazione e la loro importanza. La British Library di Londra custodisce Intenerite voi, lagrime mie, O selce, o tigre o ninfa e Sdegno la fiamma estinse; la Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna conserva O Morte agl’altri fosca e Arsi un tempo; al Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella si trovano Mori, mi dici e Or che da te, mio bene. Il madrigale Cor mio, deh non languire ha copie in diverse biblioteche europee, segnalando la sua diffusione e il prestigio del compositore presso un pubblico colto e aristocratico.

Riscoprire oggi la figura di Scarlatti madrigalista significa entrare in contatto con la dimensione piΓΉ intima e colta del compositore, a dimostrazione di come un genere considerato superato, possa essere trasformato in un laboratorio di sperimentazione musicale. I madrigali scarlattiani diventano cosΓ¬ strumenti preziosi per l’ascolto, l’interpretazione e la comprensione della musica barocca italiana, tre secoli dopo la sua morte.

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