πͺππ πππ, π ππ πππ ππππππππ: Scarlatti madrigalista. Nel tricentenario della morte, uno sguardo al raffinato sperimentalismo del "mΓΉsicu di gran mastrΓ¬a"
Nei suoi otto madrigali polifonici, composti quando il genere era ormai dΓ©modΓ©, Scarlatti unisce rigore contrappuntistico e sensibilitΓ barocca, dando nuova vita ai testi di Guarini, Marino e Rinuccini. La complessitΓ delle strutture e la precisione armonica rivelano un compositore che, pur rivolgendosi a un passato illustre, lo trasfigura in un linguaggio personale, colto e visionario.
All’epoca il madrigale era considerato di "vecchio stile", superato dalle nuove tendenze vocali e dalle forme concertanti; eppure il compositore siciliano ne riscoprΓ¬ le potenzialitΓ espressive con uno spirito che non era nostalgico, ma intellettualmente sfidante e tecnicamente ambizioso. Egli si confrontΓ² con questo genere come se fosse una palestra del contrappunto, un banco di prova per mettere in mostra sapienza, gusto e raffinata sensibilitΓ retorica musicale.
Solo otto madrigali polifonici ci sono pervenuti; un numero esiguo se confrontato con le decine e centinaia di cantate, opere, oratori e composizioni sacre che completano il suo catalogo. Proprio in questa scarsitΓ risiede il loro valore, si tratta di creazioni curate e complesse, quasi sperimentali, concepite per stimolare la sensibilitΓ di un ascoltatore colto e attento.
Scarlatti scelse testi poetici di grande rilievo, autori rinascimentali e seicenteschi giΓ considerati classici nel repertorio madrigalistico; tra questi Battista Guarini, Giovan Battista Marino, Ottavio Rinuccini e Luigi Groto. Non esitΓ² a intonare versi giΓ musicati da altri, come Cor mio, deh non languire di Guarini, affrontando il confronto con tradizioni consolidate e mostrando un equilibrio raro tra rispetto del testo e innovazione musicale.
Nel suo lavoro emerge una tensione costante tra la rigorosa costruzione contrappuntistica e l’attenzione all’affetto delle parole. In Sdegno la fiamma estinse le voci superiori dialogano attraverso scivolamenti cromatici e motivi omoritmici, mentre la sezione finale si avvicina a una tripla fuga, dimostrando la capacitΓ di tessere strutture complesse senza sacrificare la chiarezza della linea vocale. In O morte agl’altri fosca, un salto di quinta e sesta minore all’inizio, unito a urti dissonanti tra le voci, traduce in suono la disperazione del testo. Or che da te, mio bene, l’unico madrigale a quattro voci, mostra una costruzione tripartita coerente con il tono e un finale fugato dal sapore strumentale.
L’uso delle figure retoriche musicali, come l’ipotiposi, dei vocalizzi veloci su parole evocative e delle dissonanze calibrate, dimostra la capacitΓ di Scarlatti di rendere ogni parola viva; in Intenerite voi, lagrime mie, il "duro core" affiora da un blocco accordale improvviso con movimenti cromatici, creando armonie sorprendenti e mostrando il connubio tra ingegno e sensibilitΓ poetica.
Le fonti manoscritte di questi madrigali testimoniano la loro circolazione e la loro importanza. La British Library di Londra custodisce Intenerite voi, lagrime mie, O selce, o tigre o ninfa e Sdegno la fiamma estinse; la Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna conserva O Morte agl’altri fosca e Arsi un tempo; al Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella si trovano Mori, mi dici e Or che da te, mio bene. Il madrigale Cor mio, deh non languire ha copie in diverse biblioteche europee, segnalando la sua diffusione e il prestigio del compositore presso un pubblico colto e aristocratico.
Riscoprire oggi la figura di Scarlatti madrigalista significa entrare in contatto con la dimensione piΓΉ intima e colta del compositore, a dimostrazione di come un genere considerato superato, possa essere trasformato in un laboratorio di sperimentazione musicale. I madrigali scarlattiani diventano cosΓ¬ strumenti preziosi per l’ascolto, l’interpretazione e la comprensione della musica barocca italiana, tre secoli dopo la sua morte.

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