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Giullari di Dio: alle origini della lauda italiana. L’Ensemble Micrologus apre alla Sapienza la nuova sezione dedicata alla musica antica

L’Istituzione Universitaria dei Concerti inaugura la sua nuova sezione dedicata alla musica antica con Giullari di Dio, progetto dell’Ensemble Micrologus che restituisce il profilo sonoro delle prime laude italiane nell’anno dell’ottavo centenario del Cantico di frate Sole. Una ricostruzione filologica che unisce ricerca, oralità e prassi esecutiva, illuminando il ruolo dei giullari e il rinnovamento comunicativo introdotto da Francesco.


Con Giullari di Dio, in programma sabato 22 novembre alle 17.30 nell’Aula Magna della Sapienza, l’Istituzione Universitaria dei Concerti apre la sezione della propria stagione dedicata alla musica antica e all’esecuzione storicamente informata. Il concerto dell’Ensemble Micrologus coincide con l’ottavo centenario del Cantico di frate Sole e rappresenta la prima esecuzione a Roma della sua ricostruzione musicale sulla base delle fonti più antiche, affiancata a una selezione di laude recentemente riscoperte, databili tra la fine del XII e la prima metà del XIII secolo. Il progetto nasce in collaborazione con l’ERC Advanced research “Laudare”, promosso dall’Università di Trento e dal GSSI dell’Aquila, dedicato allo studio delle prime forme poetico-musicali in volgare.

Il percorso proposto da Micrologus si muove all’interno della tradizione giullaresca, un territorio culturale che per secoli aveva rappresentato un osservatorio privilegiato delle dinamiche sociali e, proprio per questo, spesso guardato con sospetto dalle autorità ecclesiastiche. La figura del giullare, accusata di condotte moralmente riprovevoli e in alcuni casi equiparata alla prostituzione, trova in Francesco d’Assisi un inatteso riscatto: egli ne riconosce la forza comunicativa e ne trasforma i codici espressivi in uno strumento di nuova predicazione, centrato sulla comprensibilità e sull’immediatezza. L’adozione del volgare, in questo quadro, non è solo un gesto linguistico ma il segno di un progetto culturale che avvicina la devozione ai fedeli e contribuisce alla nascita di una nuova forma di sensibilità religiosa.

Micrologus, fondato nel 1984 da Patrizia Bovi, Goffredo Degli Esposti, Gabriele Russo e Adolfo Broegg, torna a confrontarsi con questo repertorio dopo quarant’anni di attività ininterrotta. Il gruppo ha costruito una pratica esecutiva che unisce rigore filologico, attenzione ai contesti storici e una costante indagine sulle tradizioni orali, facendosi riferimento internazionale nel campo della performance medievale. I sessanta spettacoli creati, molti dei quali in forma teatrale, e i ventotto CD incisi testimoniano una ricerca che ha saputo coniugare accuratezza documentaria e vitalità scenica. I riconoscimenti internazionali, dai due Diapason d’Or de l’Année al Best of 2000 Award della rivista Goldberg, confermano la solidità di un approccio che privilegia la polifonia vocale e i colori timbrici degli strumenti storici.

L’ensemble è presente nei principali festival europei e nelle più importanti sale internazionali, dalla Cité de la Musique di Parigi alla Konzerthaus di Vienna, fino alla Elbphilharmonie di Amburgo, dove ha debuttato nel novembre 2024. Alle collaborazioni con cinema, teatro e musica contemporanea si affianca l’attività formativa del Centro Studi Europeo di Musica Medievale Adolfo Broegg di Spello, luogo di riferimento per studiosi e giovani interpreti.

Giullari di Dio si inserisce dunque in una linea di ricerca che unisce la ricostruzione sonora delle prime testimonianze in volgare alla riflessione sul ruolo degli intermediari culturali del Medioevo. La lauda, nata ai margini delle istituzioni religiose ma presto assimilata da esse, rivela una rete di rapporti tra oralità, devozione e identità comunitaria che ancora oggi continua a fornire nuove chiavi interpretative. L’Aula Magna ospita così un progetto che, pur fondato sul rigore delle fonti, restituisce alla musica medievale la sua dimensione più viva, quella del racconto che prende forma nella voce e nel gesto degli interpreti.

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