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Orlando di Lasso, quel senso di misteriosa sacralità liturgica dei Psalmi Davidis poenitentiales

Orlando di Lasso per la straordinariamente prolifica produzione e per la varietà di generi e stili frequentati, può a ragione considerarsi insieme a Palestrina e a Victoria uno dei sommi maestri dell’arte musicale del XVI secolo. Commissionati espressamente dal duca Alberto V il Magnanimo, i Salmi penitenziali ancor oggi emanano un senso di misteriosa sacralità liturgica che trova magnifico riscontro nel tono meditativo e nel carattere “reservato” della musica.


Oltre 2000 composizioni tra le quali più di 50 messe e un migliaio di mottetti: questa l'enorme opera di Orlando di Lasso. Compositore fiammingo tra i più grandi della musica polifonica del Rinascimento, portò all'apice lo stile franco-olandese che dominava la cultura musicale europea nel XVI secolo.  

La maggior parte dei suoi lavori furono stampati tra il 1555 (anno della pubblicazione della sua prima raccolta di madrigali, villanelle, canzoni francesi e mottetti a 4 voci) e il 1604 (con una raccolta postuma di mottetti latini curata dai suoi figli). 

Alcune raccolte pubblicate sono state determinanti, come era consueto per l'epoca, per la sua stessa carriera: la prima collezione di mottetti, stampata nel 1556, e la prima di chansons francesi, data alla luce nel 1570, hanno contribuito a consolidare la sua fama e furono prese a modello dai successivi compositori per i relativi generi.

Secondo l’ipotesi del van den Borren, basata su documenti e dedicatorie, Roland de Lassus nacque a Mons (Hainaut, oggi provincia belga) probabilmente nel 1532. Dalle notizie del cronista locale Vichant sappiamo che fu fanciullo cantore nel coro della chiesa di S. Nicola. All’età di tredici anni, grazie alla sua bellissima voce, fece parte del seguito del Viceré di Sicilia Ferdinando Gonzaga: ebbe così modo di visitare la Francia e l’Italia, ove restò profondamente ammirato delle feste di corte e delle grandiose cerimonie liturgiche nelle cappelle musicali di Milano e Mantova. 

Verso il 1549/50 si recò a Napoli al seguito del nobiluomo Costantin Castrioto: negli ambienti napoletani ebbe modo di conoscere la nascente commedia dell’arte che gli ispirò una raccolta di Villanesche dal tono brillante e scanzonato: una di esse è la ben nota serenata del lanzichenecco Matona mia cara. Nel 1553 fu maestro di cappella in S. Giovanni in Laterano sotto il pontificato di Giulio III. 

Nella formazione musicale del giovane compositore poco determinante fu l’attività nella cappella lateranense: più feconda fu invece la frequentazione della casa del suo protettore, il cardinale Altoviti, che gli permise di conoscere il coetaneo De Rore e la nobiltà romana, raffinata cultrice del madrigale. 

Nel 1555 il ventitreenne Lasso esordì con II primo Libro di Madrigali, pubblicato a Venezia, che conobbe la fortuna di ben dodici ristampe vivente l’autore. Nello stesso anno lasciò Roma per stabilirsi ad Anversa, città fiamminga famosa per la sua vivacità culturale e l’intensa attività musicale e, al pari di Venezia, per l’editoria musicale; Tylman Susato, il più famoso editore nordeuropeo, in relazione con i maggiori musicisti dell’epoca, ebbe un ruolo importante nella formazione del giovane compositore che nel 1556 pubblicò, proprio per i tipi del Susato, Il primo libro di Mottetti à 4 & 5 voci, opera considerata all’epoca una sorta di omaggio ideologico all’imperatore Carlo V e ai sostenitori del credo cattolico. 

Non riuscendo a trovare un impiego stabile nelle Fiandre, nell’autunno del 1556 Lasso si trasferì a Monaco, al servizio del duca Alberto V il Magnanimo; la capitale bavarese sarà la sede definitiva della sua attività, ma i viaggi attraverso l’Europa continueranno permettendo al compositore di venire a contatto con musicisti, idee e stili musicali diversi, di ampliare gli orizzonti culturali e sulla base di queste ricche esperienze di creare un proprio stile musicale. 

Non appena assunto, in omaggio al duca, Lasso intraprese la composizione di tre cicli di composizioni sacre: le Prophetiae Sibylarum, le Lectiones sacrae ex libris Hiob e gli Psalmi Davidis Poenitentiales. Mentre le prime due opere furono composte di spontanea ispirazione, sappiamo con certezza che i Salmi penitenziali (composti nel 1559) gli furono commissionati espressamente dal duca Alberto. 

Per sottolineare la grande considerazione verso il compositore il duca non solo dispose che i Salmi fossero riservati all’“uso privato” della cappella di corte ma compensò Lasso con una somma tripla di quella necessaria per l’acquisto del palazzo che sorgeva sull’attuale “Platzl”. Nel 1563 il duca incaricò il pittore monacense Hans Mielich della miniatura dei due preziosi volumi contenenti i Salmi, attualmente in possesso della Bayerische Staats bibliothek. Soltanto quattro anni dopo la morte del duca, Lasso decise di dare alle stampe i Salmi che furono pubblicati dall’editore Adam Berg di Monaco nel 1584 in libri-parti di piccolo formato ed ebbero un’ulteriore ristampa nel 1600. 

Nella dedica al vescovo Filippo di Regensburg, figlio del defunto Alberto V, l’autore illustra brevemente l’opera che tanto cara fu al duca indicando “plus minus” il periodo in cui i Salmi furono composti ed elogiando la famiglia del vescovo per aver concesso il nullaosta alla loro pubblicazione. 

L’antichissima pratica delle preghiere penitenziali, risalente ai Sumeri, si trova poi nella religione ebraica e attraverso questa nel credo cristiano, le preghiere penitenziali erano costituite da passaggi biblici, cantici, inni, atti di fede e dal VI secolo anche alcuni salmi ne fecero parte: precisamente i salmi 6, 31, 37, 50,101, 129 e 142, secondo la numerazione della Vulgata. 

Non del tutto casuale è la corrispondenza tra il numero dei salmi (7), i giorni della settimana ed i sette modi per ottenere il perdono: battesimo, martirio, elemosina, pentimento, insegnamento, amore per il prossimo e penitenza. Verso il 1200 il papa Innocenzo III stabilì che i suddetti salmi fossero la preghiera ufficiale della liturgia quaresimale e, tre secoli più tardi, Pio V indicò il venerdì come giorno dedicato ai riti penitenziali. 

Nel secolo XVI, grazie anche al rinnovato fervore di stampo controriformistico, i salmi costituirono la fonte letteraria principe per la musica sacra; le composizioni mottettistiche di Lasso e dei suoi contemporanei sono eloquenti testimonianze dei raffinati gusti dell’epoca in materia di musica sacra. I Psalmi Davidis Poenitentiales sono la fedele stesura musicale dei 7 salmi della Liturgia delle Ore del Venerdì Santo (rarissime e trascurabili sono le varianti rispetto al testo della Vulgata): Lasso ripartì il testo di ogni salmo in un numero variabile di sezioni (da 8 a 30), ognuna della quali posta in musica in forma di mottetto; concludeva il Salmo una dossologia minore suddivisa in due parti “ Gloria Patri” e “Sicut erat inprincipio”. 

Non sempre le singole sezioni musicali rispettano la strutturazione originale dei versetti del salmo. L’organico vocale, a cinque parti, è costante in tutti i brani, ad eccezione del Salmo 50 in cui le parti di tenore e di basso sono sdoppiate, portando così a 7 il numero complessivo di voci. Composizioni di ampio respiro, i Salmi penitenziali mostrano all’interno una variegata e policroma conduzione vocale: frequenti sono i contrasti tra sezioni con differente numero di voci, così come l’organizzazione “policorale” del tessuto polifonico ripartito in blocchi contrapposti.

Poco utilizzato il contrappunto imitativo, generalmente limitato al Gloria concludente ogni salmo. Più che ad una vera e propria imitazione melodica, c’è nei Salmi penitenziali una costante tendenza alla riproduzione nelle varie voci del medesimo modello ritmico. La trama polifonica è caratterizzata da un fraseggio piano e poco elaborato, al limite dell’omoritmia - che del resto compare frequentemente nel contesto musicale - in pieno rispetto con il carattere profondamente mistico e meditativo del testo scritturale. 

I pochi “madrigalismi” che si incontrano, scevri degli “estremismi” espressivi loro propri, sottolineano discretamente alcune parole-chiave del testo. Straordinariamente variegato il trattamento vocale: dallo splendore del “ripieno” delle 5 voci si passa alla rarefatta trasparenza del “bicinium” (2 sole voci), la più grave delle quali si muove non in imitazione della prima ma quasi in funzione di basso melodico. Pur non essendo composizioni “cicliche” nel senso stretto del termine, i Salmi penitenziali presentano una ben precisa codificazione strutturale basata sugli antichi modi gregoriani: ogni coppia di Salmi è composta (con le dovute trasposizioni) rispettivamente nel modo dorico, frigio e lidio, completando la serie il settimo Salmo nel modo misolidio. 

Nulla di preciso sappiamo riguardo al particolare valore mistico attribuito dalla corte bavarese ai Salmi penitenziali - già all’epoca della loro composizione Lasso aveva creato intorno ad essi un alone di mistero - e tuttora non sono chiari i complessi rapporti strutturali tra contenuto testuale e forma musicale: certo è che, ancor oggi, emana da essi un senso di misteriosa sacralità liturgica che trova magnifico riscontro nel tono meditativo e nel carattere “reservato” della musica.

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