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Omaggio a Pasolini: al teatro del Lido "La Passione di Stracci", una riflessione sullo smarrimento dell’arte dinanzi al reale

La Passione di Stracci liberamente ispirato a “La ricotta” di Pier Paolo Pasolini è una pièce che esplora le marginalità umane e sociali attraverso il fantasma di Stracci, personaggio de “La ricotta” di Pasolini. Ambientata a Palermo, intreccia i racconti comici e dolorosi di Stracci, della moglie Lena e della figlia Vita. Una riflessione sullo smarrimento dell’arte dinanzi al reale. Sabato 2 novembre ore 19 • teatro del lido.


La Passione di Stracci spettacolo teatrale dedicato a Pasolini è un nuovo testo di Gigi Borruso, che il Museo Sociale Danisinni porta in scena per la stagione 24/25. Lo spettacolo ha già debuttato a Palermo nel novembre 2023 con una calorosa accoglienza del pubblico e della critica. La pièce si ispira liberamente al film “La ricotta”, che l’autore adopera quale antefatto dell’azione. 

Potremmo immaginarla, con linguaggio cinematografico, come un sequel o una sorta di spin-off sulla vita, anzi sulla morte, di uno dei protagonisti dell’opera di Pasolini, Stracci: il povero disgraziato pescato dagli ambienti del sottoproletariato romano, arruolato da una troupe cinematografica per il ruolo del “ladrone buono” in un film sulla Passione di Cristo. Durante le riprese, Stracci muore sulla croce, nell’indifferenza generale, per l’indigestione causata dall’ingordigia di chi ha avuto fame tutta la vita. 

È qui che la drammaturgia di Gigi Borruso attecchisce, due giorni dopo l’ultima scena del film: Stracci è ancora sulla croce e non sa di essere morto. La trama si sviluppa quindi in maniera autonoma, ambientata ai nostri giorni, in un contesto popolare palermitano, con il mare della costa sud est e le sue povere borgate proiettati sullo sfondo della scena. 

In un’atmosfera surreale, il fantasma di Stracci – interpretato dallo stesso Borruso – sta appollaiato fra i resti di quel set. Lena, la moglie e Vita, la figlia, lo raggiungono e si siedono ai suoi piedi in silenzio. Stracci racconta loro del set, sforzandosi di descrivere quel mondo dell’arte per lui oscuro e bizzarro. 

Un racconto pieno di equivoci, di inconsapevole comicità – il suo – a volte ispirato, a volte rabbioso e volgare. Racconterà della sua faticosa esistenza, della sua furia, dei suoi sogni e, infine, della sua morte. In scena è la tensione drammatica della vita di quegli ultimi su cui tanto ha indagato Pasolini, sottolineandone la radicale alterità, la sostanziale estraneità al pensiero borghese, l’ostilità insanabile anche nei confronti di chi vorrebbe rappresentarli, interpretarli, “salvarli” com’è proprio della politica o delle religioni.

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