VI Edizione Premio Vini Passiti Selezione del Premio Internazionale
Sabato 23 e Domenica 24 Novembre 2013 a Villa Edvige Garagnani.
I vini dolci rappresentano l’archeologia del vino e Omero affermava che erano le perle dell’antichità. In occasione della VI^ Rassegna dei Vini Passiti, Villa Edvige Garagnani a Zola Predosa, aprirà le porte per il sesto anno consecutivo ad una manifestazione unica in Italia, in cui sarà possibile degustare più di 500 etichette di vini passiti e da meditazione.
Nello spazio di Villa Edvige Garagnani i Maestri Sommelier dell’Accademia proporranno tutte le etichette in degustazione e premieranno con il simbolo delle corone (5 Corone, 4 Corone d’Eccellenza) i vini in concorso, durante la Cena del Palio di venerdì 22 novembre, alla presenza di istituzioni, giornalisti, produttori e partners dell’iniziativa.
L'organizzazione è a cura dell'Accademia della Muffa Nobile che ha come scopo specifico la promozione della cultura, diffusione e valorizzazione dei vini passiti italiani e stranieri, suscitare l'interesse e il gusto di tutti gli appassionati e anche di quelle persone che non si interessano o non bevono vino o queste tipologie di vini nobili, maestosi e costosi, in passato riservati esclusivamente ai ministri del culto o alla nobilta'.
La nascita di questi vini è da ricondurre sino agli albori della nostra civiltà, non mancano infatti notizie di vini dolci o addolciti nei poemi omerici dove vengono menzionati vini mescolati con miele; più tardi - nella seconda metà dell’VIII secolo a. C. - Esiodo, il poeta delle Opere e i Giorni, racconta di come in Grecia si producesse vino con uve appassite. E in pieno V secolo a.C., Ippocrate di Cos, il padre della medicina scientifica, indica i vini dolci come efficace ricostituente nelle convalescenze.
I greci, veri e propri appassionati, li preparavano con uve un po’ acerbe, lasciate appassire al sole per aumentarne la concentrazione zuccherina: fra i più celebri si ricorda il Nectar di Samo, prodotto ancor oggi. Anche i Romani ne erano entusiasti: nel primo secolo d.C. Plinio il Vecchio, nella Naturalis Historia, elenca diciotto metodi per ottenere il Vinum Passum e San Cipriano, vescovo di Cartagine e martire nel 258 d.C., li descrive come i migliori di tutti.
L’abilità dei
vignaioli romani giunge al punto di lasciare le uve sulla pianta per circa un
mese dopo la normale vendemmia, avendo di cura di torcere i peduncoli dei
grappoli per favorire l’invecchiamento dei tessuti vascolari ed accelerare
l’appassimento degli acini: in altre parole, la moderna tecnica dei torcolati.
La passione dei romani per i vini dolci è tale che per aumentarne la
concentrazione zuccherina, essi non esitano a ricorrere alla bollitura del
mosto, e non di rado usano questa tecnica anche per rinforzare vini più
leggeri.
Nel Medioevo è Venezia che si segnala per la
commercializzazione di un passito famosissimo: la Malvasia; un vino di origine
greca, che prende il nome dalla città-fortezza di Momenvasia nel Peloponneso e
che per secoli sarà richiestissimo in tutta Europa. Ma anche i vini dolci di
Cipro sono particolarmente apprezzati e quello prodotto a Santorini, nelle
Cicladi, il Vino Xanto, il cui nome, secondo alcuni, sarebbe all’origine di
quello del Vin Santo italiano. Per tutto il Medioevo il successo dei passiti
non conosce rivali. Solo dopo la nascita della distillazione, con la comparsa
dei vini liquorosi, rinforzati con l’aggiunta di alcol puro, il loro primato
comincia a vacillare.
Al tramonto dell’astro della Serenissima il baricentro del
commercio di vino dolce si sposta verso ovest, nel sud della Spagna: i nuovi
protagonisti sono i passiti di Malaga e i Vini di Jerez, ricercati in tutta
Europa e soprattutto in Inghilterra. In seguito proprio la predilezione degli
inglesi per i vini dolci porta alla nascita di prodotti che fanno la storia
dell’enologia mondiale: il Porto, il Marsala e il Madera.
Nel Seicento infine, ecco la grande protagonista della
moderna storia dei passiti compreso il nostro Vino Santo: una muffa nobile, la
Botrytis Cinerea, che in particolari condizioni climatiche e di umidità attacca
i grappoli abbandonati sui tralci e ne accelera il processo di appassimento
favorendo la concentrazione delle sostanze zuccherine e la formazione di aromi
e sapori del tutto particolari.
I primi vini ottenuti da uve aggredite dalla
Botrytis e detti perciò “botritizzati”, sembra compaiano in Ungheria, la patria
di uno dei più celebri di essi, il Tokaji. Ma già nel 1666 a Bordeaux un
documento attesta che nella cittadina di Sauternes si praticano vendemmie
tardive: era nato il celebre Sauternes.
E tra il Cinque e Seicento fanno capolino,
un po’ in sordina, le prime testimonianze di vini dolci prodotti nella zona di
Santa Massenza: sono i progenitori di un altro blasonato esponente di questa
tradizione, il nostro Vino Santo.
Con l’avvento dell’industria enologica i vini botritizzati
conoscono vicende alterne, a causa della concorrenza di prodotti realizzati con
tecniche meno nobili ed economicamente più convenienti. Così Sauternes, Tokaji
e Vino Santo attraversano nel primo Novecento una fase di declino che sembra
quasi preludere alla loro scomparsa.
Prodotti d’élite, dal fascino nobile e dalle suggestioni evocative, questi vini testimoniano ancor oggi, silenziosamente, come solo può permettersi chi sa di poter sfidare il tempo, il dolce legame che da millenni stringe l’uomo e il vino.
Per informazioni dettagliate su data, orari e altro:
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