George Russell e il jazz modale, la rivoluzione dell'improvvisazione. Il Bepop di Miles Davis e John Coltrane
The Lydian Chromatic Concept of Tonal Organization, libro seminale scritto da George Russell nella seconda metà del ‘900, genera l'idea di un nuovo modo di fare jazz. Il genere nascente non richiedeva la corrispondenza di accordi legati alle regole dell’armonia tonale. L’armonizzazione dei vari gradi delle tonalità erano associati, per ogni accordo, a scale modali differenti. Un ritorno alla tradizione musicale sacra del canto gregoriano a sua volta derivati dalla musica della Grecia classica.
Ho sempre amato il Bepop, già da ragazzo la mia sensibilità ancora acerba mi portava a seguire eventi e seminari Jazz molto spesso al di fuori di quella che era la formazione canonica musicale che istituiti e università potevano offrire; il mio essere un antiaccademico mi portava in altre direzioni. Viaggiavo moltissimo, anche se poi tornavo sempre a Roma, la mia città; secondo me, uno dei fulcri di quella rinascita musicale già iniziata negli anni sessanta. Insomma in quegli anni '80 c'era un certo fermento sotto l'ombra del Colosseo. Una attenzione ritrovata per quella innovazione nel linguaggio tipico del jazz che si distaccava dal suono aggressivo dell’Hard bop.
La mia avidità di conoscenza di quella che mi appariva come una nuova bellezza sonora, mi trascinava a frequentare assiduamente tutti i club della capitale, dal più piccolo e nascosto a quello più blasonato. Cinematograficamente la musica di Round Midnight era diventato il mio mantra quotidiano; ogni notte ero al Blu Note. Leggevo e rileggevo manuali, libri di teoria musicale, arrangiamento. Sorrido ancora ricordando quello che lessi su uno dei vari e sporadici testi di jazz: Miles Davis parlava riguardo Round Midnight; gli piaceva da morire e voleva imparare a suonarlo. Così ogni sera, dopo averlo suonato, andava da Monk e gli chiedeva "Come l'ho fatto stasera?" E lui, tutto serio: "Non bene". Poi una sera glielo chiese nuovamente e lui disse "Sì, si suona così. Davis fu felice. Aveva trovato il suono. Uno dei pezzi più difficili di sempre. Io poi con i soldi del mio primo impiego - lavoravo e studiavo - mi comprai un sassofono contralto da Musicarte, un Grassi Professional, che attualmente dorme beatamente chiuso nella sua custodia, ed iniziai a frequentare un corso presso la Scuola Popolare di Musica di Testaccio. Ma questa è un altra storia.
Il primo approccio al jazz da parte di George Russell fu come batterista, attività questa che ben presto abbandona per dedicarsi allo studio teorico e alla composizione. Ed è con il libro The Lydian Chromatic Concept of Tonal Organization, pubblicato per la prima volta nel 1953, che Russell portò il primo contributo sull'improvvisazione del jazz modale, in luogo delle scale tonali, con l'introduzione dei "modi", propri della tradizione musicale sacra del canto gregoriano, a sua volta derivati dalla musica della Grecia classica. "Kind of Blue" di Miles Davis, ma anche il delizioso My Favorite Things di John Coltrane sono di fatto i due più importanti lavori nati sotto l'influenza di Russell.
Russell rivoluzionò il sistema ponendo come fondamento la scala “Lidia”, ovvero quella che corrisponde ad una scala di Do maggiore, con il quarto grado aumentato di un semitono. In sostanza la scala è un modo della scala maggiore di Sol: contiene le stesse note ma inizia dal quarto grado della scala maggiore. Questa nuova teoria riscosse fin da subito un gran successo soprattutto all’interno dell’ambiente dell’Hard bop, e dai grandi jazzisti come Miles Davis e John Coltrane che divennero i principali esponenti del jazz modale.
Kind of Blue, l'album che Miles Davis pubblicò nel 1959, viene considerato uno dei massimi capolavori del jazz oltre a essere ritenuto il disco di questo genere musicale più venduto di sempre con 4 milioni di copie ed appunto uno dei primi esempi di modal jazz. Insieme a John Coltrane, Miles Davis, fu tra i primi jazzisti ad utilizzare le scale modali per l’improvvisazione. Un altra figura chiave nella diffusione dell’improvvisazione modale tra i jazzisti, fu John Coltrane che circa un anno dopo a Kind of Blue, uscì con l'album My Favorite Things.
Parlare di Kind Of Blue, significa confrontarsi con una delle incisioni la cui bellezza trascende le razionalizzazioni musicologiche. L’atmosfera seducente che pervade tutti i brani, il suono inconfondibile, la bellezza disarmante e l’intensità delle esecuzioni, hanno conquistato fan di più generazioni, consacrandolo forse come il disco di jazz più amato di tutti i tempi.
Per gli studiosi Kind Of Blue è il disco della grande svolta modale, il manifesto di un cambiamento. Insomma per Davis era arrivato il momento di scardinare la rigidità delle strutture dei brani, di ridurre drasticamente la quantità di accordi e di scale, di rendere meno meccanica la performance e più rarefatte le atmosfere. Se muoversi dentro una tonalità presuppone infatti che tra le note della scala principale esista un preciso rapporto, una gerarchia, le note che compongono un modo, al contrario, non rispondono a tutto questo.
Un altro esempio di improvvisazione modale è quella basata sulle scale "pentatoniche", che sono scale formate da sole cinque note costruite sui modi eliminando gli intervalli di semitono. Queste scale sono comuni in quasi tutte le culture musicali, a partire da numerosi tipi di musica folk fino alla musica africana occidentale ed i suoi derivati di stampo afro-americano come lo spiritual, il blues, il rock ed appunto il jazz, il blues e il rock. Claude Debussy le utilizzava ampiamente, tanta da avere veri e propri seguaci e fan in ambito jazz.
Altro sistema molto utilizzato è quello di introdurre, a sorpresa modi costruiti esattamente un tono sopra o un tono sotto la tonalità del modo principale. Il sistema modale infine, ha avuto una profonda influenza anche su quello tonale. Come ad esempio l'uso di strutture basate su centri tonali "incerti"; le "armonizzazioni aperte" che impediscono l'istantanea definizione dell'accordo o del centro tonale; gli accordi costruiti sugli intervalli di quarta, presi su qualsiasi nota all'interno di un modo o quelli formati da "frammenti di modo".
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