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Queen of Hearts, esce il nuovo album dei The Gesualdo Six: amori, passioni e cuori infranti nelle regretz-chansons delle regine del rinascimento europeo

Esce Queen of Hearts, il nuovo album dei Gesualdo Six. Mottetti e canzoni della corte francese del XVI secolo, con quattro regine terrene, la Regina del Cielo, testi dal Cantico dei Cantici e molto altro ancora. Nuovo progetto per la rinomata ensemble britannica diretta da Owain Park.  Un emozionante ed ideale viaggio sonoro con una meditata selezione brani distinti da un intenso stile imitativo e rigoroso contrappunto.



E' appena uscito Queen of Hearts, il nuovo album dei The Gesualdo Six. L'ensemble presenta una meditata selezione di mottetti e canzoni dall'intenso stile imitativo e dal rigoroso contrappunto. Anna di Bretagna, Margherita d'Austria, Anna Bolena e Maria Tudor, sono le regine di "cuori" protagoniste di un emozionante viaggio sonoro costellato dalle più belle regretz-chansons. I testi del Cantico dei Cantici e quelli della Beata Vergine, intrecciandosi con quelli più profani, si fanno musica e diventano momento di riflessione che commemora queste importanti figure femminili che hanno segnato la storia del rinascimento europeo.  

Un nuovo e sapiente album tutto da gustare quello appena sfornato dai Gesualdo Six. Dopo il meraviglioso Josquin's legacy, Queen of Hearts si presenta come una vera e propria sfida attraverso un repertorio particolarmente emozionante. L'album si prefigura come scenario mistico musicale attraverso parallelismi che hanno lo scopo di esplorare i tanti omaggi alle regine che alcuni tra i migliori compositori rinascimentali hanno loro offerto. I mottetti devozionali per la Regina del Cielo si  intrecciano così con i testi del Cantico dei Cantici, appropriati per venerare la Beata Vergine, insieme a chansons scritte appositamente per commemorare momenti chiave del regno delle regine d'Europa. 

Queen of Hearts raccoglie 23 brani tra mottetti e chansons dalla tematica molto originale, frutto dell'attento studio di manoscritti, molti dei quali conosciuti come Chansonniers, ovvero composizioni musicali abbinate ad una poesia; un repertorio di testi dalla grande varietà di stili che si collocano tra le fonti più eterogenee della polifonia rinascimentale.

Nelle regretz-chansons, a spiccare sono le intonazioni sul tema dei rimpianti, diversi e profondi sentimenti a cui fanno capo i grandi amori, le passioni e i cuori infranti che hanno segnato indelebilmente le vite delle grandi regine europee del XVI secolo. L'album non vuole consegnarci un analisi comparativa tra i vari stili che rappresentano queste opere, ma piuttosto una fusione concettuale che riesca a svelarci quelli che sono i punti nevralgici dello stretto connubio che ha prodotto questa inestimabile e difficilmente quantificabile rappresentazione sonora al femminile.

Queen of Hearts viene così a tracciare, ma soprattutto ad unire, le grandi e piccole storie in cui la  musica ha fatto da filo conduttore, grazie ad uno studio profondo, che è parte fondamentale di questo progetto, di manoscritti che conservano prescrizioni di suoni, ritmi e testi che sono di fatto il racconto di vite umane, luoghi, opere, stili e forme. Ed è proprio su queste inestimabili fonti che i Gesualdo Six vogliono consapevolmente indurci a riflettere.

Come potrete ascoltare, Anna di Bretagna, Margherita d'Austria, Anna Bolena e Maria Tudor, reggenti terrene, diventano altresì le controparti della spiritualità della "regina caelorum". Sono quindi brani frutto di una contaminazione, di una fusione, in cui i testi sacri in latino lasciano il posto anche al vernacolo. Così come la liturgia cattolica medievale usò il Cantico dei Cantici per venerare la Beata Vergine Maria, questo genere musicale ha permesso ai compositori di corte di inserire questi poemi d'amore in forma dialogica tra uomo e donna, nella musica profana per la corte, sfumando di molto i confini tra regine celesti e regine terrene. Certo è che all'ascolto sono evidenti alcune individualità stilistiche nel contrappunto, ovvero i mezzi con cui ciascuno di loro ha risolto a modo proprio le suggestioni espressive di evidenti tematiche testuali simili. E di fatto sussistono. Ma come dicevo, le riflessioni analitiche riguardo all'agogica e alla dinamica delle partiture, non sembra essere l'obiettivo centrale di questo lavoro. 

23 tracce compongono questo incredibile album che si contraddistingue per una registrazione impeccabile. Questa giovane formazione sorprende di nuovo con un progetto originale. Attraverso un suono altamente raffinato, ricercato ed intimo, riesce ad incantare anche i più profani che si affacciano a questo meraviglioso repertorio musicale. Di seguito ho estrapolato alcune tracce di certo non più meritevoli delle altre, ma che a mio avviso meritano imprescindibilmente di essere citate.

L'album si apre con Sub tuum praesidium, di Brumel; una semplice preghiera a Maria per la protezione che è stata anche composta da una piccola schiera di altri compositori come Obrecht e Cipriano de Rore. Brumel scrive la composizione per voci più basse, usando semplici dichiarazioni omofoniche ornate in un contesto molto pacifico. L'opera, come un'iniziale miniata in un manoscritto, si apre con un conciso passaggio di accordi prima di alternare accordi più radiosi con duetti e trii melismatici. Dalla stesso autore il Sicut lilium, un'altra ambientazione del Cantico dei Cantici. Il brano è un'altra miniatura perfetta che riflette la delicatezza del fiore raffigurato nel testo all'interno di una ambientazione semplice ma elegante.

Troviamo poi Praeter rerum seriem di Josquin. Raro esempio musicale che si distingue dalle normali devozioni mariane, trattando invece dei misteri dell'Incarnazione. Questa magnifica opera quasi sinfonica si apre con le tre voci più basse che illuminano solennemente il testo, un duetto di bassi che accompagna il tenore simile al cantus firmus, a cui rispondono poi le tre sezioni superiori. Un architettura impressionante distingue questo brano che insieme all'alternanza di profonda tenerezza e grandiosità ne fanno uno dei più grandi mottetti del grande compositore fiammingo. Dello stesso autore lo struggente Nymphes des bois, una chanson-lamento su cantus firmus scritta in occasione della morte del suo maestro, il "bon père" Johann Ockeghem. Non poteva mancare poi la più famosa delle "regretz chanson", Mille regretz, sebbene ci sia un certo dibattito se l'opera possa essere attribuita con certezza a Josquin, la sua innegabile bellezza e le suggestive battute finali sospiranti la rendono una delle mie preferite. 

Anima mea di Compère in cui le parti superiori duettano in versi francesi sopra il testo latino della parte di basso in un modo simile all'uso del cantus firmus, una tecnica chiamata anche cantus prius factus. Qui Compère estrae la parte di tenore dal mottetto del Cantico dei Cantici: Anima mea liquefacta est.

Soffermandoci curiosamente su altri mottetti-chanson che utilizzano la tecnica del cantus prius factus, troviamo Fors seulement di Antoine de Févin, la cui struttura sillabica trabocca di bellissimi melismi discendenti. Interessante e poco conosciuto il Consommo la vita mia di Johannes Prioris che di fatto è uno strambotto italiano, antica forma di versi in una singola strofa. Composizione questa che tradisce la permanenza in Italia del compositore olandese. Presente in questo album anche Costanzo Festa, uno dei pochi italiani del suo tempo, considerati alla pari dei compositori franco-fiamminghi. Il suo Quis dabit oculis? è una mirabile ambientazione funebre, con un lamento particolarmente straziante.

Ista est speciosa di Antonius Divitis è un'intelligente messa in musica canonica a quattro voci con un'ulteriore parte di tenore libero che gioca attorno ad un rigido canone, lo trascende, come esercizio di composizione, producendo una rara e sorprendente figura cadenzale nel basso.  

Come non citare infine Ego flos campi di Clemens non Papa. Composto per sette voci e tratto meravigliosamente dal Cantico dei Cantici rimane giustamente una delle ambientazioni più famose e lodate di Clemens. Le magistrali permutazioni e combinazioni di voci alte e basse conferiscono all'opera uno spazio sonoro quasi policorale. Non basandosi strettamente sulla sua ambientazione testuale, in gran parte sillabica, questo mottetto evoca magnificamente le acque vive che sgorgano dal Libano. Quest'ultima registrazione è stato anche un momento toccante per l'ensemble, poiché è stata l'ultima traccia registrata insieme al basso uscente, Samuel Mitchell, in forza con i Gesualdo Six da sette anni. Al suo posto entra nella formazione il giovane e scoppiettante Alasdair Austin. 

Owain Park ha riferito che Queen of Hearts è stato un lavoro particolarmente impegnativo, ma al contempo anche molto divertente. Un ringraziamento particolare va a Guy James per il suo lavoro di ricerca che ha permesso a Queen of Hearts di essere ingegnosamente e impeccabilmente eseguito. Insomma che dire, i ragazzi del G6, come amano definirsi, si stanno davvero facendo un gran nome con questi progetti altamente raffinati e creativi. Questo nuovo album non fa eccezione. Buon ascolto! 

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