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Il madrigale trecentesco: tematiche, stili, origini e l'evoluzione della prassi compositiva nella polifonia profana italiana

Il madrigale trecentesco si distingue per una struttura compositiva di grande raffinatezza e per un forte legame con la tradizione culturale e letteraria del suo tempo. Inserito in un contesto di rinnovato interesse per l’antichità classica, questo genere musicale riflette una sensibilità innovativa che coinvolge molte discipline, compresa la musica. Le tematiche affrontate vanno dal bucolico-amoroso al politico e allegorico, arricchite da frequenti riferimenti intertestuali a Dante, Petrarca e Boccaccio. Grazie a tecniche come la politestualità, il plurilinguismo e l’isoritmia, il madrigale si afferma come un veicolo espressivo complesso e di alto valore retorico e culturale, seguendo un’evoluzione che attraversa l’intero XIV secolo fino alla sua riscoperta tra Quattro e Cinquecento.


Il madrigale del XIV secolo rappresenta la prima forma di polifonia profana italiana pervenuta a noi in tradizione notata, coprendo un arco temporale che va dal quarto decennio del Trecento ai primi anni del Quattrocento. Nonostante gli studi non siano numerosi, l'argomento ha beneficiato di una discreta continuità e di recenti analisi sistematiche. Il Trecento italiano era un'epoca profondamente permeata da istanze culturali fortemente connotate e innovative, con una crescente consapevolezza della continuità con l'antichità classica, visibile in tutti gli ambiti disciplinari, inclusa la musica.

Dal punto di vista stilistico il madrigale trecentesco, mantiene nel corso del secolo alcune caratteristiche fondamentali, pur lasciando spazio all’evoluzione delle tecniche compositive e del contrappunto. Tra questi elementi si annoverano la scelta e la collocazione delle cadenze, strettamente connesse alla metrica e agli accenti dei versi poetici, la funzione dei melismi, che segnano in particolare l’apertura della composizione, e il cambio di divisio tra strofa e ritornello con rapporti di proporzionalità tra le parti. Faccio presente che la "divisio" è una suddivisione formale che separa le sezioni del brano, segnando una cesura tra la parte cantata sulle strofe e quella sul ritornello, con rapporti proporzionali che contribuiscono a definire l’andamento ritmico e strutturale complessivo della composizione. Non ultima la scrittura contrappuntistica, specialmente negli ultimi decenni, che appare più libera e meno rigida rispetto a quella della ballata, arricchendo la varietà espressiva del genere.

Il madrigale originariamente prevedeva due voci, con un Cantus melodico e melismatico e un Tenor di sostegno, una formula molto apprezzata nel contesto italiano, a questa si affiancò progressivamente la versione a tre voci, favorita anche dal modello compositivo della caccia e dall’influenza della ballata a tre. Quando il contenuto testuale assumeva una maggiore complessità o elevazione retorica, la forma madrigalistica poteva assumere qualità simili al mottetto, adottando tecniche stilistiche come l’isoritmia, l’hoquetus, il plurilinguismo e la politestualità. In questa fase finale, il madrigale testimonia una consapevole riaffermazione della propria identità, proponendosi come un genere connotato e culturalmente rilevante.

Per quanto riguarda le tematiche, il madrigale del Trecento si sviluppa su diversi registri stilistici. Il registro medio-basso riprende temi bucolico-amorosi trattati con leggerezza o argomenti che richiamano la caccia, con effetti realistici e vivaci. Il registro medio include riflessioni morali, temi gnomici e talvolta polemiche musicali. Il registro elevato affronta temi legati all’attualità storico-politica, con frequenti riferimenti simbolici araldici e occasioni celebrative, spesso ricorrendo a un linguaggio allegorico che si serve di fenomeni naturali o stagioni e mostra un’articolata intertestualità, soprattutto con Dante, ma anche, seppur più di rado, con Petrarca e Boccaccio. In particolare la Commedia di Dante, diffusa largamente e riconosciuta come fonte ricca e familiare, costituisce un sistema di immagini e simboli immediatamente intellegibile da una cultura media in volgare.

Numerosi esempi illustrano la varietà tematica e stilistica del madrigale trecentesco: dai componimenti anonimi del codice Rossiano 215 con temi che spaziano dal politico all’allegorico, dai cicli di Piero, Giovanni e Jacopo che mostrano funzioni allusive, fino alle composizioni di Landini e Zacara da Teramo, che esprimono frequentemente polemiche musicali, riferimenti danteschi e immagini politiche. L’immagine ricorrente della navicella in balia del mare simboleggia spesso un’allegoria della corruzione ecclesiastica, rafforzata da continui richiami intertestuali a Dante e Petrarca.

La questione delle origini del madrigale presenta molteplici teorie già nel Trecento, con etimologie diverse attribuite da vari autori, fra cui Francesco da Barberino, Antonio da Tempo e Pirrotta, che prospettava un’origine da canto profano in opposizione a quello spirituale. Il madrigale monodico, testimoniato da Antonio da Tempo, è un fenomeno di cui non sono giunti esempi notati, mentre il madrigale polifonico si caratterizza per una scrittura formale e composta secondo regole contrappuntistiche precise. La presenza di melismi appare infatti calibrata e funzionale all’articolazione formale, segno di una pratica compositiva rifinita e legata a un testo esterno. Le variazioni manoscritte sono da interpretarsi come consuete trasformazioni di copiatura piuttosto che come prove di oralità o improvvisazione.

Un aspetto fondamentale è l’intertestualità, fenomeno legato alla natura dinamica dei testi e alle tecniche creative. Gérard Génette, critico letterario e saggista francese, ha distinto diverse forme di intertestualità, tra cui la citazione e l’architestualità, entrambe molto frequenti nel madrigale arsnovistico italiano. Attraverso la politestualità, il plurilinguismo e l’isoritmia, molte composizioni si avvicinano al registro alto del mottetto. Esempi emblematici sono i madrigali isoritmici di Lorenzo e Landini, i bilingui di Jacopo da Bologna e Zacara, così come il trilingue intonato da Bartolino e Niccolò.

Tra le composizioni più significative, spicca il madrigale di Jacopo da Bologna <Aquila altera/Creatura gentile/Uccel di Dio>, un’opera articolata in tre voci ciascuna con un testo distinto, ricca di riferimenti danteschi e segnali politici, con simboli di impero e virtù divine centrali nella sua struttura poetico-musicale. L’influenza di Dante si manifesta soprattutto tramite citazioni tratte dal Purgatorio e dal Paradiso, mentre la figura dell’<uccel di Dio>, assume un significato profondo legato all’Impero e all’autorità imperiale. 

Pur adottando alcuni moduli compositivi ispirati alla caccia, il madrigale si distingue per una raffinata elaborazione ritmico-melodica. Studi recenti, come quello di Maria Caraci Vela, propongono una nuova lettura che approfondisce la fitta rete di intertestualità dantesca, rivedendo la contestualizzazione storica e offrendo una nuova edizione critica dell’opera. Tale composizione è inoltre interpretata come un complesso esempio di architestualità compositiva e veicolo di messaggi politici e culturali precisi.

Nel passaggio dal XIV al XV secolo il madrigale vive una nuova stagione di popolarità come mezzo privilegiato per veicolare messaggi politico-allusivi e riaffermare un’identità culturale italiana. Compositori come Antonello da Caserta, Ciconia, Paolo e Zacara arricchiscono il genere, privilegiando tematiche medie ed elevate e mantenendo le convenzioni stilistiche tradizionali, con uno sguardo anche alla sperimentazione compositiva. Il madrigale di Zacara, con il suo testo bilingue, l’isoritmia e la complessità contrappuntistica, esemplifica il livello retorico elevato raggiunto dal genere in questa fas

Questo breve excursus sul madrigale trecentesco, ha cercato di offrire una testimonianza della straordinaria sofisticatezza di questa forma musicale e poetica, capace di trasmettere messaggi complessi e profondi. È fondamentale sottolineare come, nel corso della storia musicale italiana, il madrigale affondi radici profonde nella ricca tradizione culturale e letteraria del suo tempo, riflettendo le istanze poetiche e intellettuali della società in cui è nato. Questa forma espressiva, come dimostrano gli studi, si configura non solo come un genere musicale di grande raffinatezza, ma anche come un mezzo di trasmissione di valori culturali e simbolici, capace di integrare rigore compositivo e densità semantica, contribuendo in modo significativo allo sviluppo della musica e della letteratura italiane nei secoli successivi.

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