Il Museo Storico della Fanteria di Roma, apre le porte alla mostra Paul Gauguin Il diario di Noa Noa e altre avventure. L’esposizione raccoglie circa 160-165 opere tra xilografie, litografie, disegni, dipinti, sculture, pagine di diario e bozzetti. Al centro del percorso figurano le celebri xilografie del Diario di Noa Noa, accompagnate da altre opere emblematiche della sua produzione tahitiana, insieme a testimonianze fotografiche che evocano i paesaggi polinesiani. L’obiettivo è restituire un’immagine intensa e personale di Gauguin, affascinato dalla cultura tahitiana e dalla sua "primordialità".
È il 1° aprile del 1891 quando Gauguin salpa da Marsiglia alla volta di Papeete, dove, tra difficoltà finanziarie, passioni, scoperte e delusioni, rimane due lunghi anni. Per Gauguin, e soprattutto per la sua pittura, è un’esperienza decisiva, è come tornare alle radici dell’esistenza, a un mondo fatto di istinto, di genuinità, di ritmi naturali e di silenzi. Ed è questa realtà che Gauguin ritrae nelle sue tele e racconta nelle pagine di un quaderno, un taccuino d’impressioni, che l’artista trascrive una volta rientrato a Parigi: «Preparo un libro su Tahiti» scrive alla moglie nell’autunno del 1893 «che sarà molto utile per far capire la mia pittura». Una sorta di memoriale, dunque, a supporto della sua arte, a rafforzare quel desiderio di purezza, quel sentimento di primitività così nuovo e così difficile da far comprendere ai moderni europei.
Quello che poi diventerà il Diario di Noa Noa è la testimonianza più intensa del soggiorno di Gauguin nella Polinesia francese, intrapreso dopo l’abbandono definitivo dell’Europa e le sue convenzioni. Sono pagine in cui cronaca e invenzione convivono, delineando un periodo cruciale e tormentato dell'artista. La scrittura, asciutta ed evocativa, unisce annotazioni psicologiche e immagini simboliche, creando la visione di un paradiso inventato che nelle tele si traduce in una sintesi rigorosa di forme e colori. L’incontro con le popolazioni locali, le tradizioni e la natura lussureggiante diventa per Gauguin occasione di scoperta e di trasformazione interiore. Il titolo Noa Noa, che in lingua tahitiana significa “profumo”, riflette il senso di dolcezza e piacere che Gauguin associava a quella realtà esotica e alla sua aspirazione a un’esistenza più autentica e libera.
Il percorso, curato da Vincenzo Sanfo, pone al centro proprio questo Diario illustrato da 23 xilografie realizzate secondo tecniche tradizionali, stampate da Daniel de Monfreid. Tra le opere pittoriche spiccano l’olio su tela Femme de Tahiti (1891) e l’acquerello Paysage Tahitien, attribuiti a Gauguin. Completano il nucleo dedicato alla grafica 16 litografie a colori della serie Ancien Culte Mahorie (1892) e due sculture datate 1893: una copia in terracotta del Vase aux dieux tahitiens e l’Idole à la coquille in bronzo e madreperla.
L’esposizione accoglie anche la maschera tahitiana in bronzo patinato Tehura, dal Musée Despiau-Wlérick in Francia, e un carnet di 38 disegni con studi su ritratti, dettagli anatomici e animali. Non mancano le stampe litografiche tratte dal volume Avant et Après, manifesto-diario spirituale scritto poco prima della morte e pubblicato postumo.
Un tocco contemporaneo è dato da una sezione fotografica intitolata "Le Isole di Tahiti, l’anima primordiale", realizzata da Tahiti Tourisme in collaborazione con Leica Camera Italia. Gli scatti firmati da Luigi Chiurchi e Pietro Ienca documentano paesaggi polinesiani suggestivi che risuonano con le visioni di Gauguin.
La mostra è prodotta da Navigare srl su iniziativa del Ministero della Difesa ed è patrocinata da Regione Lazio e Comune di Roma, Assessorato alla Cultura. L’allestimento si sviluppa nel suggestivo contesto del Museo Storico della Fanteria, un’istituzione di memoria militare, scelta che conferisce al percorso una tensione evocativa tra dimensione storica e visionaria.
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