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Filologia attributiva: la poesia italiana del Duecento. Il convegno conclusivo del progetto PRIN a Tor Vergata

Il convegno conclusivo del progetto PRIN "Texts of Uncertain Authorship in Thirteenth-century Italian Lyric Poetry. Methods, Practices and Tools of Attributive Philology" si terrà il 25 e 26 settembre presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Il progetto, diretto dal Principal Investigator Roberto Rea, si concentra sull’analisi e l’attribuzione di testi poetici italiani del XIII secolo la cui paternità rimane incerta. 


La poesia italiana del Duecento è un passaggio fondamentale nello sviluppo della letteratura volgare, contraddistinto da un corpus ricco di opere spesso di difficile attribuzione. Tale situazione si spiega non soltanto per la frequente anonimicità degli autori, ma anche per la forte frammentazione culturale e politica dell’Italia medievale, che diede luogo a molteplici centri poetici e a stili variegati. 

In questo contesto, un metodo rigoroso e articolato si fa indispensabile per l’identificazione degli autori e per la valutazione critica della paternità di molti testi. Nei secoli XIII e XIV, la produzione poetica si sviluppò nelle scuole siciliana e toscana, con esponenti come Giacomo da Lentini, Guittone d’Arezzo e, più tardi, i poeti del Dolce Stil Novo quali Guido Cavalcanti e Dante Alighieri. 

Questi testi, spesso destinati a usi culturali e sociali precisi, arrivano fino a noi attraverso manoscritti che presentano varianti e di cui talvolta manca ogni indicazione certa sull’autore, complicando così il compito degli studiosi. Inoltre, la funzione sociale della poesia, che abbracciava temi amorosi, morali e politici, fa sì che si riscontrino elementi stilistici diffusi in autori diversi.

La filologia attribuiva tradizionale si fonda sull’analisi di elementi stilistici, lessicali e metrici, insieme allo studio delle fonti manoscritte, con un’attenta ricostruzione delle vicende culturali e biografiche di riferimento. Questi studi mirano a circoscrivere l’identità degli autori e valutare le testimonianze esterne, ma possono incontrare limiti quando si opera su testi brevi o la cui trasmissione è parzialmente compromessa. 

Negli ultimi anni, la filologia digitale e i metodi computazionali hanno aperto nuove prospettive per la ricerca filologica. Attraverso tecniche di stilometria basate su algoritmi di apprendimento automatico e reti neurali profonde, è possibile analizzare quantitativamente le frequenze lessicali, le strutture sintattiche e le sequenze di parole, superando molte delle difficoltà dell’approccio tradizionale.

Tra i principali strumenti impiegati figurano sistemi di classificazione statistica come le Support Vector Machine e i modelli Naïve Bayes, utilizzati per discriminare e attribuire con maggiore sicurezza i testi poetici. Accanto a questi si evidenziano metodi per analizzare la similarità testuale basati sulla compressione dei dati, che permettono di individuare impronte digitali degli autori, nonché l’impiego di modelli linguistici come BERT, capaci di approfondire le caratteristiche semantiche dei testi, restituendo risultati accurati anche con porzioni testuali limitate. Questi approcci applicati al corpus del Duecento hanno permesso di confermare, rivedere o sollevare dubbi su attribuzioni precedenti, offrendo una visione più attendibile anche di testi anonimi.

L’integrazione tra metodi tradizionali e strumenti computazionali rappresenta oggi un avanzamento decisivo nello studio della paternità dei testi poetici medievali, migliorando l’oggettività e la ripetibilità delle analisi. Permane tuttavia essenziale un giudizio critico che ponga in relazione i dati forniti dagli algoritmi con gli elementi storici e culturali propri della produzione letteraria. 

In conclusione, la sintesi di questi approcci costituisce un paradigma efficace per affrontare il problema dell’attribuzione nei testi poetici del Duecento, elevando a nuovi livelli la ricerca filologica e letteraria, come sarà possibile osservare durante il convegno conclusivo di questo progetto presso l’Università di Roma Tor Vergata.

Sarà possibile seguire i lavori da remoto tramite il seguente link: meet.google.com/myb-odyj-jmp

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