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Fine Wine, investire nei vini pregiati nel 2025: mercato volatile ma nuove eccellenze italiane in ascesa

Il mercato dei vini di pregio sta attraversando una fase di forte ridimensionamento, con un calo dei prezzi che nel biennio recente si attesta intorno al 23% secondo il Liv-ex 1000, indice principale delle contrattazioni nel mercato secondario internazionale. Nonostante la flessione, questo scenario rappresenta un’occasione strategica per investire nei fine wine, in attesa di una possibile ripresa futura. E se il mercato internazionale è volatile in ascesa sono le eccellenze italiane.


Nel 2025 si osserva un ribasso significativo dei limiti minimi e massimi di prezzo nelle diverse fasce del mercato dei vini di pregio. Per esempio, la fascia più alta ha visto il prezzo minimo scendere da 3.641 a 2.839 sterline, e simili contrazioni si riscontrano nelle altre categorie. Questo andamento riflette una maggiore prudenza da parte dei collezionisti e degli operatori, frutto di un mercato incerto caratterizzato anche da un allargamento della borsa vini Liv-ex che ora include vini da dieci differenti nazioni, cifra record dalla sua istituzione nel 2009.

In questo contesto l’Italia emerge come un protagonista sempre più importante. Le etichette italiane nella nuova classifica Liv-ex sono passate da 65 a 86, con un incremento significativo nelle fasce di pregio: nove vini italiani figurano nella fascia più alta e ben 42 nella seconda. Questo posizionamento rafforza il made in Italy, che segue la Francia ma precede Stati Uniti e Spagna per numero di etichette selezionate.

La Toscana e il Piemonte dominano la rappresentanza italiana, con 45 e 36 vini rispettivamente, mentre Veneto, Umbria e Abruzzo contribuiscono marginalmente. Tra i vini italiani più prestigiosi si trovano il Barolo Monfortino di Giacomo Conterno, il Masseto dei Frescobaldi, il Brunello di Montalcino Riserva Biondi Santi e il Barbaresco Sorì San Lorenzo di Gaja, nomi familiari agli appassionati di alta enologia.

La fascia più elevata della classifica è dominata dalla Borgogna, con il Domaine de la Romanée-Conti che occupa i primi posti e un prezzo medio per cassa superiore a 172.000 sterline. Seguono Petrus e altri grandi nomi della Champagne e della Napa Valley. L’Italia, pur non rivaleggiando completamente con questi colossi, si posiziona bene anche nelle fasce successive, spesso superando vini blasonati come Sassicaia e Solaia grazie a etichette come quelle di Giuseppe Rinaldi e Giuseppe Quintarelli.

Gli analisti di Liv-ex evidenziano come l’incertezza economica stia indirizzando gli acquirenti verso regioni storiche e consolidate, riducendo l’interesse per territori emergenti o meno noti. La riduzione delle etichette australiane da cinque a due nel 2025 è un esempio emblematico di questa tendenza.

La debolezza attuale del mercato dei vini di pregio deve essere vista come un’opportunità per collezionisti e investitori che puntano sulla qualità e sul prestigio consolidato di regioni storiche come Italia, Francia e Stati Uniti. L’ascesa delle etichette italiane nella classifica Liv-ex testimonia la crescita qualitativa e reputazionale del nostro comparto vinicolo, che rimane un settore di eccellenza e un interesse privilegiato per chi sa leggere il mercato con lungimiranza.  

Il commento degli analisti londinesi di Liv-ex descrive un quadro di mercato dei vini di pregio segnato dall’incertezza nel 2025. Nonostante Francia, Italia, Stati Uniti e Spagna abbiano aumentato il numero di vini qualificati rispetto al 2023, alcune regioni, come l’Australia, hanno perso rilevanza passando da cinque a due etichette nella classificazione. Questa dinamica riflette la tendenza degli acquirenti, in un mercato instabile, a privilegiare regioni vitivinicole consolidate e di comprovata sicurezza piuttosto che territori emergenti meno prevedibili. In tal modo, il mercato dei fine wines vede uno spostamento verso nomi e denominazioni di lunga tradizione, che offrono maggior stabilità in un momento di volatilità globale.

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