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"Editing Palestrina": la nuova edizione critica delle opere del Princeps, tra accuratezza filologica e praticità esecutiva. La Tavola Rotonda al centro della terza giornata del convegno commemorativo a Cremona

La tavola rotonda Editing Palestrina, con la partecipazione di alcuni fra i maggiori studiosi del Rinascimento musicale, ha messo a fuoco le sfide della nuova edizione critica dell’Opera Omnia di Giovanni Pierluigi da Palestrina. Al centro del confronto il rapporto tra rigore filologico e prassi esecutiva, con proposte che puntano a un’edizione triplice, capace di servire allo stesso tempo ricerca e interpretazione musicale.


Alla tavola rotonda Editing Palestrina, coordinata da Rodobaldo Tibaldi, docente di Musicologia all’Università di Pavia ed esperto di filologia musicale e prassi esecutiva, sono intervenuti Giancarlo Rostirolla, esperto musicologo specializzato nel repertorio rinascimentale e di edizioni di fonti antiche, e Francesco Luisi, direttore d’orchestra e accademico. Al centro del dibattito la nuova edizione critica delle opere del Princeps Musicae, occasione per riflettere su come coniugare rigore filologico ed esigenze pratiche, restituendo il repertorio di Palestrina in una forma insieme più autentica e accessibile.

Il dibattito si è concentrato sul nodo centrale di ogni edizione critica di musica polifonica: la partitura. Mettere insieme in verticale le voci, che al tempo erano affidate a cantori su parti separate, rappresenta un’operazione moderna, utile alla consultazione ma distante dalla prassi del Cinquecento. Alcuni relatori hanno sottolineato come la lettura su parti singole favorisca la percezione del contrappunto e riproponga l’esperienza originaria dell’esecuzione rinascimentale.

Per superare questa dicotomia, l’edizione ha scelto un modello triplice: accanto alla partitura moderna trovano posto l’edizione originale e una versione semidiplomatica che conserva le chiavi antiche e rinuncia alla scansione in battute. Questa formula intende offrire uno strumento utile tanto agli studiosi quanto ai musicisti, consentendo ai cantori di confrontarsi con la notazione storica senza rinunciare a un supporto moderno.

Altre questioni emerse riguardano l’autenticità delle fonti, il rapporto tra manoscritti e stampe, e soprattutto il trattamento del testo poetico e liturgico. È stato ribadito il valore di una doppia restituzione, grafica e fonetica, capace di rispettare le peculiarità linguistiche dell’epoca e al tempo stesso guidare l’esecutore verso una pronuncia storicamente plausibile.

La prospettiva è quella di un’edizione critica che non si limiti a essere un monumento bibliografico, ma diventi uno strumento vivo: un riferimento scientifico solido, capace di dialogare con la pratica musicale e di aprire la strada a un uso anche digitale, più accessibile e funzionale alle esigenze di chi studia e di chi esegue la musica di Palestrina.

L’intervento del prof. Giancarlo Rostirolla, rappresentante della Fondazione Giovanni Pierluigi da Palestrina, è stato particolarmente significativo nel ripercorrere la storia della Fondazione, istituita nel 1973 da Lino Bianchi con altre personalità di rilievo. La Fondazione nacque con l’obiettivo di realizzare un’edizione critica completa delle opere di Palestrina, un progetto fondato sull’equilibrio tra rigore filologico e prassi esecutiva storica.

Rostirolla ha evidenziato come la visione di Lino Bianchi fosse orientata a offrire agli studiosi e ai musicisti un’edizione rigorosa dal punto di vista scientifico ma al contempo funzionale alla prassi esecutiva, recuperando la profondità storica delle partiture palestriniane. Questo impulso ha gettato le basi per un progetto che coniuga tradizione filologica e innovazione editoriale, posizionando l’edizione critica come strumento essenziale per una fruizione consapevole e autentica della musica rinascimentale.

La novità fondamentale di questa edizione risiede nella doppia veste grafica proposta per ciascun volume, suddiviso in due tomi: una trascrizione moderna, in partitura con chiavi aggiornate e annotazioni musicologiche dettagliate, e un’edizione semidiplomatica che mantiene la notazione mensurale originale, pur sistemando le voci in partitura per facilitarne l’analisi. Quest’ultima versione rispetta integralmente la semiografia storica, scioglie le legature, corregge gli errori e normalizza la distribuzione testuale, ponendosi come ponte tra rigore filologico e fruibilità esecutiva.

Inoltre, ogni volume è corredato da un’edizione anastatica della fonte principale, spesso l’editio princeps, per garantire un riferimento diretto all’originale. Particolare attenzione è riservata al problema del tactus, con indicazioni precise fornite da Luisi nell’introduzione al primo volume, che riconosce la complessità esecutiva della polifonia sacra rinascimentale, mettendo in relazione aspetti simbolici e musicali legati alla teoria degli affetti ed offrendo soluzioni interpretative differenziate per le diverse mensure storiche. Questo approccio, oltre a guidare l’esecutore, apre una finestra sul dibattito musicologico contemporaneo sulla prassi esecutiva di Palestrina. 

Luisi, nel suo intervento, ha illustrato le innovazioni dell’attuale Edizione Nazionale di Palestrina, focalizzandosi sulla “triplice edizione”, che rappresenta un equilibrio tra rigore filologico e esigenze pratiche di esecutori e musicisti. Luisi ha evidenziato la tensione fondamentale tra studio critico e prassi esecutiva, sottolineando il valore “modernizzante” della partitura integrale, ma ha espresso una chiara preferenza per un’edizione basata sulle parti singole staccate, considerate più aderenti alla consuetudine del Cinquecento e più efficaci nel stimolare l’ascolto attivo del contrappunto. 

Per superare questa contrapposizione, l’edizione propone un modello “triplice”: una partitura moderna, l’edizione originale e un’edizione semidiplomatica, che mantiene la notazione storica rispettandone la grafia e la struttura ritmica, offrendo così uno strumento versatile e fedele sia per l’analisi che per l’esecuzione storica.

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