La lauda spirituale tra Cinque e Seicento. Poesie e canti devozionali nell’Italia della Controriforma. Il volume celebrativo per Rostirolla
Il volume "La lauda spirituale tra Cinque e Seicento" rappresenta un’opera fondamentale per chiunque intenda studiare la cultura musicale e religiosa dell’Italia postridentina. Gestito da diversi curatori ed edito da Ibimus, il volume raccoglie e riunisce in un unico testo sette saggi di Giancarlo Rostirolla, che per anni ha esplorato la lauda spirituale, una forma di poesia e canto devozionale centrale nella Controriforma.
L’introduzione di Danilo Zardin mette in luce l’approccio multidisciplinare di Rostirolla, che ha ricostruito con rigore le condizioni storiche e culturali in cui si è sviluppata la lauda spirituale. Questo genere, ben oltre un semplice prodotto devozionale, rappresentava un elemento fondamentale nelle pratiche religiose, formative e sociali degli ordini religiosi e delle confraternite. Il volume chiarisce la diffusione della lauda in diversi centri italiani, riservando particolare attenzione al filone gesuitico, noto per aver integrato il canto laudistico in un insegnamento della Dottrina cristiana sistematico e profondamente consapevole.
Al centro della pubblicazione si evidenziano aspetti fondamentali della lauda come forma di canto devozionale diffusa principalmente negli oratori e nelle confraternite. Tra i contributi più rilevanti spicca quello dedicato all’ambiente romano del periodo del cardinal Baronio, che analizza le fasi che portarono all’affermazione del repertorio, dal periodo pre-filippino fino alla sua espansione editoriale, con figure di riferimento quali Giovanni Animuccia e Giovenale Ancina. In questo contesto, la lauda si affermò come elemento indispensabile nella vita spirituale e culturale, assumendo un ruolo educativo e di stimolo alla partecipazione comunitaria.
Particolarmente significativo è il contributo di Rostirolla sul filone napoletano, realtà distinta e in parte autonoma rispetto al modello romano. Qui si evidenzia chiaramente come il canto laudistico fosse uno strumento efficace di trasmissione culturale e spirituale, soprattutto grazie all’attività dei Gesuiti. Lo studio approfondito del metodo di Giacomo de Ledesma mette in luce una prassi educativa consapevole e documentata, lontana da semplici suggestioni o interpretazioni arbitrarie. Le ricerche di Rostirolla, fondate su dati rigorosi, mostrano come questa musica fosse parte integrante di un sistema formativo raffinato e funzionale alla riforma cattolica, sottolineando il suo ruolo cruciale nella storia della spiritualità e della musica sacra.
Questa produzione musicale si estende poi a Milano, Firenze e altri centri, con testimonianze che arrivano fino al primo Settecento, ampliando l’orizzonte cronologico e geografico. Accanto alla filologia, sono approfondite le condizioni di fruizione e le modalità di apprendimento, inquadrando il corpus in un contesto culturale e spirituale più ampio.
Come evidenziato da Zardin, Rostirolla si distingue per un approccio integrale e innovativo che unisce filologia, indagine storico-culturale e analisi musicologica in un metodo di studio coerente e approfondito. Non posso che condividerne il pensiero, ricordando che in qualità di direttore artistico della Fondazione Giovanni Pierluigi da Palestrina, Rostirolla ha giocato un ruolo fondamentale nel rilanciare l’attenzione verso la musica antica, ponendo la lauda spirituale, così come le litanie, al centro della musica sacra postridentina; le sue ricerche, condotte con rigore, ne mettono in luce tanto il valore formativo quanto il significato religioso, collocandola al centro di uno dei periodi più intensi e complessi della riforma cattolica. Il metodo proposto nel volume supera così la mera analisi musicale, offrendo una prospettiva integrata che ridà piena dignità a un patrimonio troppo spesso trascurato, restituendo alla lauda la sua dimensione viva di spiritualità, cultura e innovazione.
Il volume raccoglie inoltre i contributi dei curatori che ampliano la prospettiva complessiva e offrono strumenti preziosi come bibliografie riorganizzate, indici e incipitari, facilitando l’accesso alle fonti. Sebbene siano presenti alcune lacune bibliografiche e piccole imperfezioni di impaginazione, esse non ne compromettono la solidità scientifica.
La raccolta contribuisce a superare pregiudizi culturali che hanno spesso ridotto la lauda a semplice "musica popolare", presentandola invece come un’espressione ricca di spiritualità, innovazione e intrecci complessi tra tradizioni sacre e profane. Permangono numerose questioni aperte sul piano filologico e analitico, con ampi margini di ricerca nelle categorie stilistiche, nelle dinamiche tra poesia e musica e nei rapporti con generi coevi quali la canzonetta e il madrigale spirituale.
Viene infine evidenziata la carenza di edizioni moderne e pratiche, sottolineando l’urgenza di nuove iniziative editoriali che rendano più accessibile questo patrimonio a studiosi e interpreti, permettendo alla lauda di emergere come chiave fondamentale per comprendere le trasformazioni della musica sacra e della spiritualità nell’Italia del Cinque e Seicento, andando oltre il mero aspetto musicale.
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