Donatello, maestro e innovatore dello stiacciato: l'artista portò l’arte del rilievo a un nuovo e più alto livello
Donatello, vero nome Donato di Niccolò di Betto Bardi, fu pittore, architetto ed uno dei più celebri scultori di tutti i tempi. Assieme a Filippo Brunelleschi e Masaccio costituì la triade del Rinascimento fiorentino. Maestro ed innovatore del rilievo stiacciato, nuovissima tecnica che si basava sulla piattezza e sulla variazione di spessori infinitesimali, molto vicina alle opere di grafica.
La tecnica dello stiacciato è una pratica scultorea di difficile esecuzione che permette la realizzazione di numerosi dettagli in pochissimi millimetri di spessore. Le tecniche e le modalità di esecuzione del rilievo erano rimaste praticamente invariate dal 1300, cioè dai tempi di Andrea Pisano e della sua porta del Battistero.
Successivamente, Donatello sviluppò grandi innovazioni, riguardo alla tecnica del rilievo, che risultarono davvero rivoluzionarie, e che per i suoi contemporanei avevano dello stupefacente. Il rilievo stiacciato fu la più grande creazione dell'artista: la nuovissima tecnica si basava sulla piattezza e sulla variazione di spessori infinitesimali, molto vicina alle opere di grafica che Donatello riuscì ad inventare grazie alla sua abilità nella lavorazione di materiali bronzei e marmorei. Lo stiacciato di Donatello fu di fatto una delle prime tecniche di illusione prospettica.
Tramite sottili giochi di luci ed ombre, Donatello disponeva le figure in una profondità apparente, attraverso uno studiato gioco di sovrapposizioni tra soggetti, paesaggio e elementi architettonici, disposti uno dietro l’altro in un modo del tutto innovativo ed impossibile da attuare con le consuete tecniche di rilievo dell’epoca.
Donatello aveva la capacità di selezionare, tra i propri mezzi espressivi, quelli più adatti secondo l’esigenza del momento, a differenza di altri artisti più rivolti all’utilizzo sistematico e ripetuto di schemi e regole prospettiche, come Paolo Uccello. Proprio da questa capacità intuitiva deriva l’incredibile varietà dei lavori di Donatello, caratterizzata dalla totale assenza di ripetizioni di schemi dai suoi rilievi.
Nel Banchetto di Erode, eseguito da Donatello nel 1427, notiamo con quanta efficacia vengono utilizzati gli strumenti del disegno applicati alla scultura. Donatello applica alla scultura la prospettiva per realizzare effetti di profondità dello spazio, utilizzando abilmente la tecnica dello stiacciato. Un rilievo bassissimo che consente di ottenere risultati propri del disegno e della pittura, sfruttando le minime variazioni di chiaroscuro e le linee incise. Il Banchetto di Erode è una lastra collocata sul fonte del Battistero di Siena.
Il drammatico episodio dell'uccisione del Battista durante una festa di corte, è interpretato da Donatello con eccezionale capacità di coinvolgimento emozionale. Il Palazzo di Erode è rappresentato come un ambiente classico; gli archi a tutto sesto composti dai conci rettangolari, il tipo di muratura e di pavimentazione, riprendono con esattezza quello che era una antica domus romana. Una ricostruzione fedele, basata sugli studi dell'architettura antica che Donatello condusse a Roma insieme a Brunelleschi.
Donatello realizza uno spazio profondo, suggerito dalla doppia sequenza di archi in una perfetta prospettiva. La profondità della stanza consente di inserire molte figure in stiacciato, con le quali si sviluppa il racconto: un servo, in fondo, porta a Erode la testa di Giovanni Battista, fatto decapitare nella prigione della reggia, nella cella più distante, alla galleria con i musici, in posizione intermedia, che allude alla festa.
Le figure in primo piano sono ad altorilievo, con alcune parti a tutto tondo, come la testa del servo inginocchiato. In questo modo si determina un acceso contrasto chiaroscurale, che accentua il dramma. Le travi sporgenti nella sala del banchetto creano un’illusione di tridimensionalità, grazie proprio a questa tecnica, e seguono le linee di fuga prospettiche realizzate con una costruzione rigorosissima, per sezioni parallele in profondità e linee convergenti nel punto di fuga.
L'effetto drammatico dell'opera è impostato sulla composizione. Anche il sapiente uso della luce che si concentra nello spazio vuoto centrale e si frantuma sulle superfici delle vesti drappeggiate, sui capelli e sulle membra delle figure fin nei dettagli, crea effetti di vibrazione che aumentano il senso di concitazione. Tutto si sviluppa in un crescendo e in un intensificarsi di agitazione. I commensali, mentre ancora si sta svolgendo lo spettacolo di danza di Salomè, si ammassano in un fuggi fuggi generale, lasciando al centro uno spazio vuoto che crea un forte impatto visivo.
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