Amo, dunque sono, Domenico Zipoli e il Nuovo Mondo. Il concerto a Santa Lucia sul più rinomato musicista della Compagnia di Gesù. Ecco il programma
In occasione dell’atteso concerto Amo, dunque sono, Domenico Zipoli e il Nuovo Mondo, che si terrà a Roma il prossimo 1 giugno alle 20,30, presso la Chiesa di Santa Lucia, Circonvallazione Clodia, 135, un mio modesto contributo per cercare di mettere in risalto la statura artistica di Domenico Zipoli. La scelta radicale di una vita, dalla musica in Europa alle missioni gesuitiche in America Latina del più rinomato musicista tra i religiosi della Compagnia di Gesù.
Amo dunque suono, così si muove l’idea dell’opera di Domenico Zipoli. Sicuramente per chi studia organo, il compositore pratese è semplicemente ricordato come colui che scrisse le "Sonate d'Intavolatura", alle quali deve appunto la sua fama e che di fatto lo rendono tutt’oggi famoso. Ma Domenico Zipoli è stato molto di più. Questa è la storia della vita di un compositore attraverso una scelta radicale, che dalla musica in Europa lo portò alle missioni gesuitiche in America Latina.
Per i nativi latino-americani fu l'uomo che sconvolse, in senso positivo, la storia della loro arte musicale e il cui spirito, attraverso i secoli, ancora li assiste e li ispira. Per molti musicologi Zipoli è un compositore degno di nota, che curiosamente, all'esplodere della sua fama, abbandonò l'Europa inseguendo la fiamma dei Gesuiti. Zipoli di fatto va ricordato come il più famoso compositore italiano a recarsi nel Nuovo Mondo in epoca coloniale, e il più famoso tra questi ad aver scelto l'ordine dei gesuiti.
Si evince così che, in larga misura, la vita e la storia di Zipoli, è strettamente legata a quella della Compagnia di Gesù, che Sant’Ignazio di Loyola fondò nel 1540, insieme a un energico gruppo di compagni; il loro obiettivo era quello di aiutare le persone a trovare Dio nella propria vita e a riconciliarsi con sé stessi, con il prossimo e con il creato, e la missione era il viatico per i gesuiti per predicare e amministrare i sacramenti ovunque ci fosse speranza di portare un bene più grande.
L’inculturazione era l’esperimento messo in atto dalla Compagnia che, tra le altre iniziative, prevedeva l’offerta di prodotti culturali elaborati in Europa, come appunto la musica; un processo che prevedeva in primis l’accettazione dell’altro, incontrare quegli uomini così com’erano, con la loro religiosità e cultura, incluse le doti canore e musicali di cui si sono dimostrati particolarmente dotati.
"Con un’orchestra i gesuiti avrebbero potuto convertire tutto il continente". Così il cardinale Luis Altamirano nel film Mission, sintetizza l’originale e prezioso contributo svolto dai missionari-musicisti. Il musicologo ed esperto di musica barocca, Padre Nawrot, disse: "Quando la musica veniva utilizzata come strumento di evangelizzazione, gli indigeni rimanevano in chiesa, immobili, come in estasi". Era il tempo di Domenico Zipoli.
Agli inizi, fra Cinquecento e Seicento, specialmente in Messico, Perù e Brasile, la presenza dei gesuiti in campo musicale si esplicò, soprattutto attraverso l’impiego di repertori europei (musica polifonica spagnola e italiana) nell’ambito delle liturgie solenni, creando il necessario supporto tramite scuole di formazione musicale, orientate all’esecuzione di questo genere di composizioni. Musica, canto e danza, facevano parte di questo ampio progetto educativo che si concretizzò agli inizi nel 1607 per poi concludersi nel 1767.
La figura di Zipoli, per la qualità e la bellezza dei suoi lavori, emerge obiettivamente sugli altri suoi colleghi missionari. D’altro canto il suo bagaglio artistico era di prim'ordine. Egli ricevette la prima formazione musicale a Prato dove nacque il 17 ottobre 1688, grazie ai due maestri d'organo della Cattedrale della città: Ottavio Termini e Giovanni Francesco Beccatelli. Il 12 settembre 1707 ricevette dal granduca Cosimo III un sussidio di sei scudi mensili per continuare gli studi a Firenze. Nel 1708 collaborò con Antonio Caldara ed altri musicisti per comporre un oratorio che avrebbe eseguito a Firenze sotto la supervisione di Giuseppe Maria Orlandini.
Finanziato da un ulteriore sussidio del granduca, nel 1709 Zipoli si trasferì a Napoli per studiare con Alessandro Scarlatti, che però lasciò nello stesso anno in seguito a dei contrasti. Dopo pochi mesi abbandonò quindi la città ed andò a Bologna sotto la guida di Lavinio Felice Vannucci. Giunge infine a Roma dove divenne allievo di Bernardo Pasquini. Quando questi morì, nel 1710, Zipoli compose due oratori di cui si sono conservati solo i libretti. Nel 1715 fu nominato organista della chiesa dei Gesuiti a Roma.
L’anno successivo il compositore pubblicò una raccolta di brani per strumenti a tastiera: le Sonate d’intavolatura, alle quali come dicevo deve la sua fama. L’anno successivo iniziò la sua avventura più grande, quando il primo luglio del 1716 entrò a far parte della Compagnia del Gesù. Con altri 53 aspiranti missionari gesuiti, il 5 aprile 1717, Zipoli salpò da Cadice ed in luglio raggiunse Buenos Aires e dopo quindici giorni si mise in viaggio per Córdoba, in Argentina. Qui, nel 1724 terminò gli studi di filosofia e teologia presso il collegio massimo dei Gesuiti e nel 1725 era pronto a ricevere l’ordinazione sacerdotale che non riuscì a prendere a causa di una tubercolosi che lo portò alla morte il 2 gennaio 1726.
La musica di Zipoli era molto richiesta in America-Latina: di alcune sue opere il viceré di Lima se ne fece fare varie copie, che grazie alle missioni dei Gesuiti raggiunsero i villaggi sperduti degli indiani Guarany, dove non si registrava alcuna presenza di europei. Dopo l’espulsione dei Gesuiti furono ritrovati nove mottetti di Zipoli elencati insieme ad altri effetti personali. Negli anni Settanta del secolo scorso, altre 23 opere di Zipoli (comprese copie di brani per tastiera) sono state scoperte tra un'ampia collezione di manoscritti nelle missioni di San Rafael e Santa Ana, nella Bolivia orientale, ed ora depositate a Concepción, Vicariato Apostolico di Ñuflo de Chávez.
Il fascino e la bellezza delle opere di Zipoli sono il frutto di un intenso lavoro. Il compositore si muoveva liberamente tra le tonalità, cronometrava squisitamente le modulazioni, non affaticava mai un punto imitativo, faceva della concisione una virtù e scriveva melodie invece di semplici linee contrappuntistiche. La sua messa sudamericana, copiata a Potosí nel 1784, che si chiude con l'"Osanna", mostra queste sue incredibili capacità compositive.
Programma del concerto
"Amo dunque suono"
Anonimo XVII
Domenico Zipoli
Anonimo XVIII
Domenico Zipoli
Anonimo XVIII
Domenico Zipoli
El Verso – antica melodia della tribù dei
Moxos - Argentina (strumentale)
Messa di Sant’Ignacio
- Kyrie – Gloria – Sanctus
(per soli, coro, strumenti e basso continuo)
Don Januario – Bolivia (strumentale)
da “I Vespri di Sant’Ignacio”
- Domine ad Adiuvandum me festina
(per soli, coro, strumenti e basso continuo)
- Fidelis Servus – antifona al Beatus Vir
(per tenore, archi e basso continuo)
- Beatus Vir
(per soprano, coro, strumenti e basso continuo)
Ychepe flauta – per traversiere, violini e basso
continuo (strumentale)”
da “I Vespri di Sant’Ignacio”
... - Te Deum -
(per soli, coro, strumenti e basso continuo)
Solisti –
Eleonora Aleotti-soprano, Sabina Gagliardi-alto, Furio Zanasi-baritono,
Federico Fioretti-basso
Violini – Maria Carola Vizioli, Claudia Dymke
Traverseri – Alessandra Castellano, Susanna Valloni
Basso Continuo – Stefania Grillo e Sabine Cassola viola da gamba e violone in sol,
Simone Colavecchi tiorba e chitarra barocca, Silvia Trovatelli organo
Cori dell’Arcl
Ars Vocalis diretto da Federico Fioretti
Florilegium Musicae diretto da Remo Guerrini
Coro Note Blu diretto da Marina Mungai
Direzione e concertazione: Remo Guerrini
Fonti storiche: New Grove Dictionary of Music and Musicians
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