Concerti, Vallotti ed il suo tempo, a San Giorgio al Velabro serata finale della sesta stagione di Rome Goes Baroque
Si terrà venerdì 31 maggio alle 19,30 nella suggestiva Chiesa di San Giorgio al Velabro di Roma un eccezionale serata finale della breve ma intensa sesta stagione di Rome Goes Baroque, con il concerto inedito "Vallotti e il suo tempo", direttore il Maestro Giorgio Matteoli con l'Orchestra barocca e coro del Dip. Musica Antica Conservatorio di Latina “O. Respighi” in collaborazione con docente e allievi del Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria.
Gaspare Traversi, Il concerto, XVIII secolo
Francesco Antonio Vallotti, fu un eccelso compositore di musica sacra e direttore apprezzato in tutta Europa. Come per altri suoi colleghi ha dovuto però subire l’oblio storico e artistico in campo musicale e purtroppo, come spesso accade, oggi ci rimane quasi sconosciuto, e questo a causa di quella riforma ottocentesca che disprezzava il barocco come genere superficiale ed effimero. Si deve al M° Giorgio Matteoli, direttore e polistrumentista, la riscoperta, la valorizzazione e la divulgazione dell'opera del musicista barocco vercellese, al quale continua a dedicare studio e passione ed a cui ha dedicato questo prossimo ed atteso concerto a Roma.
Come spiega Mattioli, alla sua epoca, e anche immediatamente dopo, Vallotti fu incredibilmente famoso come compositore. Un vero modello. Anche lo stile di Mozart ne restò influenzato e persino Verdi si vantava di aver studiato sui suoi bassi. Oltre che compositore, organista e maestro di cappella, Vallotti fu anche un didatta insigne e, motivo per cui viene sicuramente ricordato tra gli addetti ai lavori, è quello di essere stato un grandissimo teorico. Il suo nome è infatti legato ad opere di carattere dottrinale. L'esposizione da lui data alle proporzioni matematiche degli intervalli consonanti e dai dissonanti, ha una chiarezza che non sempre si potrebbe trovare in altri trattati su tali argomenti.
Charles Burney, il celebre viaggiatore, musicista e storico inglese, lo conobbe personalmente, descrivendo Vallotti come "one of the few originai geniuses of this âge, who constantly drew from his own source", ovvero uno dei pochi geni originali di quest'epoca, che attingeva costantemente alla propria fonte. Tanto per ricordarne la statura, Burney fu l'autore del libro "General History of Music"; non un semplice sommario o una delle tante compilazioni erudite già esistenti all'epoca, ma frutto di un viaggio, compiuto nella primavera del 1770, verso l'Italia per raccogliere sul posto quelle notizie di prima mano che le biblioteche londinesi non potevano procurargli. Venezia, Bologna, Roma, Napoli furono le tappe più importanti di questo itinerario musicale, da cui nacque un diario dove Burney dal giugno al dicembre del 1770, vi annotò scrupolosamente, con vivacità e acume psicologico, tutte le sue vicissitudini. L'interesse, per il suo libro, a circa due secoli dalla pubblicazione a Londra, è rimasto intatto. Insomma, ecco chi era Vallotti.
Il Gloria in Fa maggiore ed il Magnificat in Re maggiore, sono le opere proposte al concerto, che come Matteoli ama ricordare, sono un felicissimo mix tra contrappunto e linguaggio operistico. Uno stile tardo barocco che vira, con i suoi trilli e l’andamento fiorito e terzinante della melodia, verso lo Stile Galante, mantenendo però sempre un’estrema sobrietà e rigore nella condotta polifonica delle parti. Decisamente una musica affascinante, vitale e (sebbene esclusivamente sacra) a suo modo energica e a tratti anche sensuale.
Insomma un concerto da non perdere, con uno dei grandi protagonisti della musica barocca.
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