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“BOLGHERI STYLE”

DAI VINI DI BOLGHERI AL “BOLGHERI STYLE”: IL FUTURO DI UNO DEI TERRITORI TOP D’ITALIA NELLE PAROLE DEI “FONDATORI”
E davanti a San Guido di Giosuè Carducci riascolto il canto:  
I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardar...



Bolgheri è un piccolissimo borgo medievale, la cui storia, è legata a lungo alla famiglia della Gherardesca. Vi si arriva attraverso il famoso Viale dei Cipressi cantato da Giosuè Carducci nella celebre poesia “Davanti San Guido”. La torre del castello, il cui impianto è del XVI secolo, costituisce la porta d’accesso al borgo. Il centro storico conserva la sua antica struttura urbanistica originale, dove tra vicoli, botteghe artigianali ed enoteche, in un’atmosfera di altri tempi, è possibile trovare ancora l’abitazione della famiglia Carducci.

Percorrendo la strada provinciale conosciuta come “Bolgherese”, troviamo da nord i vigneti di recente impianto e continuando verso sud incontriamo il vigneto”Sassicaia” fino a scoprire i nomi più famosi dell’enologia bolgherese. I vigneti si allargano ad est verso la collina e a ovest tra la “Bolgherese” e la Vecchia Aurelia. Dai piedi della collina di Castagneto si prosegue nella località Pianali dove si trovano gli impianti più recenti della DOC. Naturalmente Bolgheri non è solo vino, non scordiamo le prelibatezze gastronomiche castagnetane, mentre lungo il mare è di rigore un pescato fresco e saporito. A est della Vecchia Aurelia si entra nel regno della cucina di terra, selvaggina e cacciagione, ideale compagna dei grandi rossi superiori di Bolgheri.

Siamo nella culla della nuova enologia italiana che ha visto un vino della costa toscana arrivare nell’olimpo dei migliori vini del mondo e dare via allo stile definito Supertuscan. Mario Incisa della Rocchetta impianta un vigneto di cabernet per cercare di produrre vini simili a quelli del Bordeaux da lui molto amati. Oltre ad aver introdotto un vitigno insolito per la zona, l’altra innovazione è l’utilizzo di piccoli contenitori di rovere per l’affinamento del vino.

Dopo anni di prove, nel 1968 esce la prima bottiglia di Sassicaia. Gli anni ’70 sono l’inizio di una lunga serie di successi. Ma il fenomeno non resta isolato, perché tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90 molte altre aziende si aggiungono, dimostrando che il territorio è in grado di dare la migliore qualità in assoluto con uve come il cabernet sauvignon, il merlot e il cabernet franc. Basti pensare che alla fine degli anni ’90 gli ettari di produzione erano 260, mentre oggi Bolgheri è una realtà con 1140 ettari impiantati e con una qualità diffusa molto alta.

I vini ci sono e sono già affermatissimi: dal Sassicaia al Masseto, dall’Ornellaia al Grattamacco, dal Messorio al Guado al Tasso, per citare i più famosi. Il territorio, invece, è ancora da costruire e, soprattutto, da comunicare: c’è da lavorare per passare dall’affermazione mondiale dei vini di Bolgheri al “Bolgheri Style”.

A dirlo i “fondatori” della Doc Bolgheri, Nicolò Incisa della Rocchetta (San Guido), Piero Antinori (Guado al Tasso), Lodovico Antinori (Tenuta di Biserno), Piermario Meletti Cavallari (fondatore di Grattamacco, oggi del gruppo Collemassari) e Michele Satta (Michele Satta), nel convegno “Le Confessioni di Bolgheri”.

<Bolgheri è un territorio unico al mondo> ha detto Piero Antinori <partito come la Provenza d’Italia per i rosati, diventato la Bordeaux del Belpaese, con i Supertuscan. Ed è unico perché oltre ad unire la bellezza dei paesaggi, la storia, la cultura (basta pensare al poeta-scrittore e premio Nobel Carducci) e l’ottimo vino, è un territorio nato dalla spinta di imprenditori non “autoctoni” (famiglia piemontese Incisa della Rocchetta, fiorentini Piero e Lodovico Antinori, lombardo Piermario Meletti Cavallari, di origine sarda Michele Satta, ndr) e con vitigni internazionali che poi hanno trainato anche tanti imprenditori locali. Testimonianza di come l’unione di contaminazioni, esperienze, storie, culture, imprenditoriali diverse che si uniscono possano aprire la via del successo ad un territorio, anche senza puntare per forza sugli autoctoni, ma sull’espressività del territorio stesso. Ma se, oggi, i vini sono affermati, il territorio nel suo complesso ancora non è conosciuto, e in questo senso dobbiamo lavorare. Con le forze imprenditoriali che devono restituire al territorio il tanto che ne hanno ricevuto, in termini di creazione di valore immateriale, facendo di Bolgheri il cuore di un territorio più ampio, che può valorizzare le tante identità specifiche che lo circondano>.

<Non mi andava giù che il mondo associasse i grandissimi vini solo con Bordeaux, anche perché ero convinto che l’El Dorado fosse qui, e sono felice quando penso al Masseto, per esempio, che ha spesso superato nei desideri degli appassionati i vini di Francia> ha aggiunto Lodovico Antinori, fondatore di Tenuta dell’Ornellaia, oggi alla guida di Tenuta di Biserno, nel terroir di Bibbona, che sta ripercorrendo il successo della Tenuta dell’Ornellaia, da lui creata nel 1981 <ma serve oggi una grande agenzia internazionale che comunichi, non i vini soltanto, che devono essere raccontati in primis dai produttori, ma il territorio nel suo complesso. Fino ad oggi, in questo senso, a Bolgheri, ha fatto meglio la storia d’amore tra Gaddo della Gherardesca e Sara Ferguson, che ha fatto conoscere il territorio agli inglesi, di tante altre iniziative …>.

Un territorio da costruire, dunque, con reti di impresa capaci di promuoverlo e fondamentali per tenere sul mercato anche le tante piccole aziende (che sono importantissime, ma devono stare sul mercato ed avere un ruolo virtuoso lavorando insieme in logiche di distretto, e non ostacolandosi), nate sulla strada del successo aperta dall’intuizione di Mario Incisa della Rocchetta, che negli anni Cinquanta piantò il primo vigneto di Cabernet: <io ho solo portato avanti e migliorato quell’idea di mio padre che ci ha permesso di competere alla pari con i grandi francesi> ha commentato “mister Sassicaia”, Nicolò Incisa della Rocchetta.

Insomma, tutti convinti che non ci sia da lavorare tanto sui vini, quanto sulla costruzione di un’offerta territoriale complessiva, turistica, enogastronomica, e culturale, più all’altezza di tante etichette già affermate nel mondo, per sviluppare tutte le sinergie possibili in un territorio dai vini tanto celebri.

<Anche perché è sempre più il territorio a “marcare” un vino, più che il vitigno - ha aggiunto l’architetto Marina Tinacci, alla guida della giovane azienda “Mulini di Segalari” - ed è per questo che il futuro passa sempre più dalla conservazione e dalla valorizzazione del territorio stesso>. E anche per la sua comunicazione, come ha ribadito Michele Satta: <dobbiamo raccontare il “Bolgheri Style”, perché Bolgheri è vino, ma non solo. Dobbiamo creare e comunicare un sistema fatto di agroalimentare e altri prodotti di eccellenza, di arte, di paesaggio, di cultura e di accoglienza, puntando sulla “bellezza”, che è sempre più fondamentale anche per la creazione di valore aggiunto dei prodotti del wine & food>.

Che tanto ci sia da fare ne sono convinti tutti, ma non si parte da zero: <la realtà spesso è più avanti di quanto si desideri - ha concluso Piermario Meletti Cavallari - e Bolgheri è già nota nel mondo. Ma così il Sassicaia è stata la vera forza motrice dei vini di Bolgheri, così Bolgheri deve diventare il motore e il cuore pulsante della valorizzazione di tutta la costa toscana, diventando l’attrazione in grado di valorizzare, rispettandole, le tante altre identità territoriali che ha intorno. Perché un re è tale solo se ama ed è amato dai suoi sudditi …>. Ma la volontà c’è: <il fatto che cinque leader e pionieri di un territorio (Nicolò Incisa della Rocchetta, Piero Antinori, Lodovico Antinori, Piermario Meletti Cavallari, Michele Satta) - ha spiegato il giornalista Carlo Cambi, chiamato a moderare il convegno - si siano messi insieme intorno ad un tavolo per condividere con tutti i protagonisti del territorio la loro esperienza e la loro visione, testimonia di come a Bolgheri si voglia passare dall’affermazione dei marchi aziendali a quella del brand del territorio>.

Ed i numeri di oggi della Doc Bolgheri la dicono lunga su quello che potrebbe essere il futuro: <alla fine degli anni Novanta - ha ricordato il presidente del Consorzio della Doc Bolgheri, Federico Zileri Dal Verme - c’erano 250 ettari. Oggi la superficie totale dei vigneti (Doc e Igt) sul territorio della Doc Bolgheri - è 1.220 ettari, di cui 1.050 ettari a Doc Bolgheri e 170 ettari a Igt Toscana. Le aziende consorziate sono 38 (su 50 produttori, ndr) per un totale di 1.120 ettari (Doc e Igt)>.

Per dirla con le parole di Oliviero Toscani, uno dei comunicatori più stravaganti e di maggior successo nel mondo, che, in queste terre, è arrivato nei primi anni Ottanta, “affascinato dai ricordi dell’unica poesia imparata a memoria”, <oggi, a Bolgheri e dintorni, dobbiamo far nascere - ha detto, nel convegno, Oliviero Toscani - nuova imprenditorialità e nuove idee perché non bisogna essere mai sicuri di ciò che abbiamo fatto; in altre parole, serve un “laboratorio di idee” in grado di inventare un futuro di territorio, un “Bolgheri style”, ancora migliore, aprendosi a diverse esperienze ed energie ed a contaminazioni culturali di altri mondi. Non credo proprio nel proverbio “moglie e buoi dei paesi tuoi …>.

Questi sono i 38 produttori del Consorzio Doc Bolgheri:
- 301 ha Guado al Tasso - Marchese Piero Antinori
- 99 ha Tenuta dell’Ornellaia - Marchesi Frescobaldi
- 88 ha Ca’ Marcanda - Angelo Gaia
- 86 ha Tenuta San Guido - Marchese Niccolò Incisa della Rocchetta
- 71,50 ha Tenuta Argentiera - Corrado e Marcello Fratini
- 50 ha Castello di Bolgheri - Conte Zileri Dal Verme
- 44,50 ha Poggio al Tesoro - Allegrini
- 42 ha Donna Olimpia - Guido Folonari
- 30 ha Campo al Mare - Ambrogio e Giovanni Folonari
- 30 ha Tenuta di Biserno (affitto vigneti Le Colonne) - Marchese Ludovico Antinori
- 29 ha Casa di Terra - Giuliano Frollani
- 22,50 ha Michele Satta
- 20 ha Le Macchiole - Cinzia Merli
- 18 ha I Greppi - Bianca Cancellieri e Alessandro Landini
- 17,50 ha Caccia al Piano - Ziliani (Berlucchi)
- 16 ha Sapaio - Massimo Piccin
- 15,50 ha Campo alla Sughera - Knauf
- 14 ha Grattamacco - Claudio Tipa (Collemassari)
- 14 ha Villa Pavoniere
- 12,50 ha Aia Vecchia - Famiglia Pellegrini
- 9 ha Ceralti - Iacopo Alfeo
- 9 ha Ferraris Iris - Famiglia Ferrari
- 8,50 ha La Cipriana
- 7 ha Batzella
- 7 ha Fabio Motta
- 6,50 ha Chiappini - Giovanni Chiappini
- 6,50 ha Giorgio Meletti Cavallari
- 6,50 ha Terre del Marchesato
- 6 ha Donne Fittipaldi - Maria Menarini
- 6 ha Le Fornacelle
- 6 ha Campo al Noce
- 5 ha Orma - Moretti
- 3,60 ha Antonino Tringali Casanuova
- 3 ha I Luoghi
- 3 ha Le Grascete
- 2 ha Mulini di Segalari
- 2 ha Serni Fulvio Luigi
- 1,5 ha Podere Greppi Cupi - Rosa Gasser

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