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Cinema&Vino

      Il cinema e "l'efficacia simbolica del vino"
                                    
In antropologia, per “efficacia simbolica” si intende la capacità che un oggetto o un evento ha di produrre delle risposte prevedibili e ripetute (anche se non sempre identiche) da parte di chi vi entra in contatto



Il vino può entrare a pieno diritto nella lista degli oggetti simbolici della nostra cultura occidentale, e che il cinema ha saputo pienamente diffonderne i significati e l’efficacia.

Proprio il cinema che da più di un secolo è uno degli strumenti principali attraverso il quale si costruiscono rappresentazioni e, inevitabilmente, riflessioni sui desideri e le frustrazioni, sui traguardi e i fallimenti di una società in un dato momento storico. Il vino è di volta in volta interprete di valori fondamentali per le nostre società. Ad esempio, del sentimento del piacere, oppure quello della devianza e dell’eccesso, o ancora della passione amorosa o della gioia che accompagna i momenti di incontro tra gli amici.

In una scena di Ladri di biciclette, capolavoro neorealista di Vittorio De Sica, i due protagonisti nel loro affannoso e vano errare alla ricerca della bicicletta rubata, si concedono un pasto fuori casa, uno strappo alla regola, viste le ristrettezze economiche e il futuro lavorativo incerto.

Arrivano così in una trattoria, dove la desolazione degli ambienti urbani e le disavventure accumulate fino a quel momento lasciano il posto all’allegria e al chiacchiericcio tra i tavoli, al via vai dei camerieri, alle note di un gruppo di musicisti.

Nella sequenza Antonio e Bruno sono seduti attorno a un tavolo apparecchiato mentre tutto intorno a loro si agita e si trasforma: le portate, i gesti della piccola orchestra, gli appetiti e le espressioni dei commensali, la macchina da presa, registra e mostra ciò che accade nello spazio della trattoria.

L’immagine del volto di Bruno alla vista del bambino che sta mangiando una “mozzarella in carrozza” filante, mentre in Antonio è il vino la sostanza che favorisce nel personaggio la conversione passionale, il passaggio da uno stato disforico, connesso ai risultati negativi della sua ricerca, ad uno stato euforico.

Dopo il primo bicchiere, il suo sguardo si rivolge all’orchestra disposta a lato del suo tavolo, venendo prontamente ricambiato dal cantante. Il frugale pranzo in trattoria, in compagnia del vino, è stato una breve parentesi di gioia nell’affannata ricerca domenicale. Forse l’aiuto divino, già invocato dalla moglie, può produrre una svolta nelle ricerche; probabilmente si tratta solo di un altro inconcludente vagabondaggio.

Di seguito la ricetta della "Mozzarella in Carrozza":


INGREDIENTI
- 200 gr di mozzarella
- 8 fette di pancarré
- 2 uova
- Farina
- Olio di semi di arachide
- Sale


PROCEDIMENTO
Lasciare le mozzarelle fuori dalla loro acqua per un po’ in modo che risultino un po’ asciutte. Tagliare ogni fetta di pancarré in due triangoli. Appoggiare una fetta di mozzarella su uno dei due triangoli in modo che non fuoriesca, coprire con l’altro triangolo e pressare delicatamente. Immergere il pane farcito prima nella farina e poi nell’uovo sbattuto.

Friggere in abbondante olio di semi bollente e infine salare.

"La mozzarella fila, il pane ne sostiene il delicatissimo sapore, quell'aroma di perfetto fritto si sposa all'uovo che ha fatto un velo d'oro e, sì, tutto scivola come in una carrozza dalle grandi ruote per un viale lungo il mare, tutto diventa un solo boccone ghiotto, un felice addio alle pietanze cotte in attesa della frutta". (Partenope in Cucina, 1954)

Abbinate alla mozzarella in carrozza un Marino Colle Picchioni

www.collepicchioni.it/

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