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La nascita di una nuova DOC |
Una domanda che sorge abbastanza spontanea,
considerando la complessità del panorama delle Denominazioni di Origine
Italiane, è (nel caso dei vini), "Come
nasce una nuova DOC?".
Vale la pena di premettere che a partire dal 2012, a
seguito della trasmissione da parte del Ministero
delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAAF) alla
Commissione Europea dei disciplinari consolidati delle Denominazioni di Origine
dei Vini Italiani, avvenuta col D.M 30 Novembre 2011, tutte
le nuove denominazioni di origine devono essere sottoposte ad approvazione da
parte della Comunità Europea.
Fatta questa premessa, la normativa di riferimento
italiana è il D.M
61 dell’8 Aprile 2010, che
dice:
“Il conferimento della protezione delle DOP e IGP, nonché delle menzioni specifiche tradizionali DOCG, Comitato Nazionale Vini DOC
e IGT avviene
contestualmente all'accoglimento della rispettiva domanda di protezione da
parte della Commissione UE, in conformità alle disposizioni concernenti
l'individuazione dei soggetti legittimati alla presentazione della domanda, il
contenuto della domanda stessa e nel rispetto della procedura nazionale
preliminare e della procedura comunitaria previste dal regolamento (CE) n.
1234/2007 e dal regolamento (CE) applicativo n. 607/2009”.
Per poter essere legittimati alla presentazione della
domanda, i produttori interessati
devono costituirsi in associazione o
essere riuniti in un consorzio,
del quale possono far parte soggetti pubblici o di carattere privatistico,
purché rappresentanti gli interessi della relativa denominazione. Tra gli scopi
sociali dell'Associazione ci deve essere la registrazione del prodotto per il
quale si presenta la domanda (o tale volontà deve essere almeno stata deliberata
dall’assemblea dei soci).
L’associazione o consorzio presenta domanda in Regione,
ai sensi del D.M 16 Dicembre 2010. Entro 60 giorni, la Regione
convoca il Comitato Vitivinicolo e
provvede alla pubblicazione della domanda sul BUR (Bollettino Ufficiale delle
Regioni).
La domanda deve essere conforme a quanto disposto dalla
succitata legge 61, 2010, che si inquadra nel contesto della “Nuova OCM Vino”, ossia l’insieme delle
norme comunitarie che definisce l’ Organizzazione
Comune di Mercato per il settore vitivinicolo, che sono riportate nel
Regolamento CE Nr.479/08.
Se l’esito della verifica è positivo, la pratica viene
trasmessa al Ministero (MIPAAF),
che a sua volta effettua le verifiche del caso ed entro 45 giorni convoca una
riunione di pubblico accertamento (modalità contenute nel D.M 16 Dicembre 2010 e, se l’esito è
positivo, entro 60 giorni pubblica la domanda sulla Gazzetta Ufficiale, e passa
la pratica alla Commissione Europea,
che la prende in carico, pubblicando la domanda sulla G.U. della Comunità Europea.
Il si incarica della stesura del disciplinare, che deve poi essere approvato
con decreto ministeriale.
Il Comitato
nazionale vini DOP e IGP, è un Organo del Ministero che con la nuova OCM vitivinicola è
responsabile della procedura preliminare nazionale in merito ai disciplinari
delle DOP e IGP, dei vini da presentare alla Commissione Ue per l’approvazione.
Nei disciplinari di produzione sono contenute tutte le
regole per la produzione e la commercializzazione dei prodotti DOP e IGP,
vengono infatti definite:
- le zone geografiche di produzione;
- i vitigni;
- la tipologia del terreno di coltivazione dell'uva;
- la resa dell'uva in vino (per evitare un eccessivo sfruttamento della vite);
- le tecnologie di produzione e di invecchiamento;
- le caratteristiche del prodotto finito (acidità, estratto secco, gradazione alcolica minima, peculiarità organolettiche);
- le eventuali qualificazioni del vino al momento della commercializzazione.
La normativa nazionale italiana, così come espresso nella
legge 61, 2010, prevede che i vini DOP vengano affiancati alle sigle nazionali
DOCG e DOC.
Le DOCG sono riservate ai vini già riconosciuti a denominazione di origine controllata
(DOC) da almeno cinque anni che siano ritenuti di particolare pregio, in relazione
alle caratteristiche qualitative intrinseche, rispetto alla media di quelle
degli analoghi vini così classificati, per effetto dell'incidenza di
tradizionali fattori naturali, umani e storici e che abbiano acquisito
rinomanza e valorizzazione commerciale a livello nazionale e internazionale.
Tali vini, prima di essere messi in commercio, devono essere
sottoposti in fase di produzione ad una preliminare analisi chimico-fisica e ad un esame organolettico che certifichi il rispetto dei
requisiti previsti dal disciplinare; l'esame organolettico inoltre deve essere
ripetuto, partita per partita, anche nella fase dell'imbottigliamento.
Per i
vini DOCG è infine prevista anche un'analisi sensoriale (assaggio) eseguita da
un'apposita commissione; il mancato rispetto dei requisiti ne impedisce la
messa in commercio con il marchio DOCG.
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