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Formazione, direzione corale: oltre il gesto, due ottimi strumenti didattici rivolti ai musicisti by Feniarco Edizioni

Piero Scattolin e Dario Tabbia, autori di questi due agili e densi manuali per Feniarco Edizioni Musicali, si rivolgono a musicisti e studenti che si avvicinano a questa disciplina per passione, e sperano di farne poi una professione. In modo chiaro, ordinato e completo, vengono spiegati i concetti basilari uniti ad approfondimenti ed esperienze vissute dai due dei docenti e direttori di coro attualmente più accreditati.



Due manuali altamente formativi: il primo a cura di Pierpaolo Scattolin ed il secondo a cura di Dario Tabbia, due nomi che non hanno bisogno di presentazioni. Entrambi gli autori hanno l'obbiettivo di orientare e formare studenti e musicisti partendo dall'espressività musicale del gesto. La moderna concezione dell’attività direttoriale considera la direzione di coro e d’orchestra come una disciplina altamente professionale che ha per base uno studio tecnico-metodologico e che ha sviluppato un concetto didattico nell’approccio a tale attività. In questa disciplina l’attività pratica assume un ruolo fondamentale e decisivo; tuttavia alcuni aspetti teorici e metodologici (studio della partitura, rapporto del fenomeno sonoro col gesto, fraseggio ecc.) possono essere analizzati anche con la mediazione del linguaggio verbale e/o scritto.

Quello che presento per primo è il libro di Scattolin, dal titolo "Elementi di base nella tecnica della direzione", un manuale  didattico con esercizi ed esempi musicali tratti dalla musica strumentale e vocale che si configura come un approccio propedeutico atto ad affrontare le caratteristiche e i problemi che stanno alla base della tecnica direttoriale e in particolare di quella gestuale. 

Il libro è suddiviso in diciassette capitoli ognuno dei quali si articola in moduli variabili per numero; nei moduli si alternano cinque argomenti: la materia didattica, gli esempi musicali, l’analisi tecnica degli esempi, le figure, gli esercizi (divisi in esercizi esclusivamente di tecnica gestuale ed esercizi tecnico-musicali che richiedono anche l’intervento di strumenti o voci). 

La conduzione del coro e dell’orchestra richiede, accanto ad un meticoloso studio analitico della partitura, lo sviluppo di un’attività pratica di concertazione e direzione che trovano nel gesto il principale veicolo di comunicazione. Perciò per chi inizia questa disciplina musicale rimangono sempre fondamentali e insostituibili l’approccio e l’esercizio diretto con lo “strumento”, sia esso il complesso vocale sia quello strumentale.

Questo manuale, riferendosi ad un’attività così complessa come la direzione, circoscrive il proprio obiettivo alla proposta di alcuni essenziali problemi tecnici, per orientare gli studenti all’interno di un’espressività gestuale che normalmente coniuga elementi razionali, quelli presenti in questa trattazione, ad un severo studio analitico della partitura e ad elementi caratteristici di ciascuna persona.

Infatti il gesto, oltre che esprimere un preciso codice che deve avere per il direttore e per l’esecutore il massimo grado di riconoscibile reciproca convenzionalità, è arricchito da connotazioni che ogni direttore configura con proprie caratteristiche; il gesto affronta e risolve i problemi interpretativi che ogni composizione comporta e ai quali ogni direttore offre risposte anche diversissime.

L’idea di definire gli aspetti gestuali del linguaggio direttoriale cominciò a prendere corpo dallo studio sviluppato dall'autore con i direttori d’orchestra e miei stimati insegnanti Gabriele Bellini, Gianluigi Gelmetti e Franco Ferrara: soprattutto dalla consuetudine con l’insegnamento di Bellini nasce la decisione di raccogliere in una razionale trattazione alcuni aspetti della tecnica gestuale; il manuale così concepito negli argomenti e nell’esemplificazione sintetizza naturalmente la successiva personale esperienza direttoriale e didattica.

Il libro di Tabbia dal titolo "Il direttore di coro - esperienze pratiche e didattiche", si concentra molto sulle esperienze che il maestro ha vissuto e maturato in quarant’anni dedicati alla coralità. Per questo lo ha inteso quale strumento didattico al servizio di chi voglia seriamente intraprendere un percorso volto alla direzione di un coro e come confronto operativo per chi già vive un’esperienza corale. Si tratta di un’analisi di tutto quello che gravita intorno alla figura del direttore: dalle sue competenze, alle qualità necessarie, fino all’esplorazione delle innumerevoli situazioni, musicali e non, che si creano all’interno del contesto corale.

Un libro che vuole essere una guida il più utile possibile; contenente, quindi, numerosi esercizi ed esempi musicali nati e sperimentati sul campo da una pratica vissuta quotidianamente in sala prove. Il taglio didattico scelto è volto a definire un direttore che sia al servizio del coro, e non il contrario. Lo scopo di un vero maestro è quello di avvicinare alla musica e al canto e di far scoprire quanta ricchezza e bellezza siano nascoste dietro un atto apparentemente semplice come quello del cantare in coro.

Ciò implica, in primis, un grande rispetto delle persone che incontriamo, della loro passione e del loro tempo. Ogni musica necessita di uno strumento e di un esecutore per poter vivere e, nel nostro caso, il coro li riunisce entrambi. La caratteristica di riunire esecutore e strumento in un tutt’uno conferisce alla musica corale una particolarità e un fascino straordinari, rendendola unica, bisognosa di cure e attenzioni specifiche.

Tabbia cita Lodovico Zacconi, autorevolissimo teorico rinascimentale, che nel suo trattato Prattica di musica sottolinea chiaramente quali debbano essere le qualità di un direttore, partendo dalla lapidaria affermazione che non basta essere un musicista per saper dirigere un brano e per sapere gestire un coro. Questa precisazione rimanda immediatamente a una serie di competenze che non appartengono al semplice musicista, inteso come persona esperta nella teoria e pratica musicale, ma che si allargano ai campi della cultura e dell’analisi per arrivare perfino a definire qualità organizzative e di leadership vera e propria.

Estremamente importante è il passo in cui mette in discussione la reale cultura musicale dei maestri di cappella, indicando che molti di essi riescono, in qualche modo, a svolgere il loro compito basandosi soprattutto sulla personale esperienza. È pressoché impossibile non riflettere su quanti direttori al giorno d’oggi dirigono senza conoscere «i Tuoni [harmoniali]» , cioè senza conoscere davvero bene la musica. La suddetta esperienza viene riconosciuta dal teorico rinascimentale fra le cose assolutamente necessarie, sebbene insufficiente a rischiarare il cammino del vero direttore. Solo una solida preparazione artistica e culturale può illuminare il percorso, ricordando che egli non lo intraprende da solo ma, proponendosi addirittura alla guida di un gruppo, portando con sé molte altre persone. Davvero ci affideremmo a una guida che palpita di notte «col picciolo, & artificioso lume della candela»? Una delle qualità principali di un direttore deve essere proprio la capacità di distinguere fra ciò che si sa e ciò che si sa fare. 

Un altro aspetto che non sfugge a Zacconi è prettamente musicale e riguarda l’orecchio del direttore e la sua non sempre precisa abilità nel saper riconoscere un errore quando questo si verifica. In tal senso il rimando è a Fosco Corti, indimenticato direttore e didatta, durante una delle sue lezioni affermava: “Quasi tutti i direttori si accorgono che qualcosa non va. Pochi sanno dire esattamente cosa non va. Pochissimi la sanno corregger”.

L’orecchio musicale del direttore è un argomento di grande importanza e di estrema complessità. Per quanto ovvio possa sembrare, tutto il lavoro di studio, preparazione e concertazione perde di significato se non passa al vaglio di un controllo finale, di una verifica attenta e puntuale che permetta di correggere o di confermare quanto si stia facendo. Sulle qualità tecniche dell’orecchio musicale, cioè sulla sua effettiva capacità di sentire tutte le qualità dei suoni che il coro è in grado di eseguire, molto è dato dalla natura più o meno musicale del direttore stesso, anche se l’orecchio può essere educato e allenato sotto questo aspetto. Oggigiorno esistono programmi interamente dedicati all’educazione dell’orecchio, esercizi di ear training e anche manuali con attività specifiche.6 In questa sede tuttavia mi preme sottolineare alcuni aspetti cui è bene prestare attenzione.

La principale difficoltà che deve affrontare il direttore nella fase esecutiva è proprio il controllo generale dell’esecuzione che avviene quasi esclusivamente attraverso l’ascolto. Questa difficoltà è generata dalla quasi impossibilità di ascoltare tutto, non solo perché le cose da controllare sono molte ma perché bisogna considerare che il maestro, impegnato nell’azione fisica ed espressiva della direzione, è facilmente distratto proprio da quanto egli stesso sta facendo, situazione che gli impedisce un ascolto distaccato e obiettivo.

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