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La poesia cantata nel medioevo, il Progetto ArsNova: un nuovo approccio di studio della polifonia sacra e profana

Il progetto ArsNova si rivolge allo studio della poesia cantata nel medioevo messa in musica dai polifonisti della cosiddetta Ars Nova, una delle più alte espressioni dell’arte medievale, attraverso nuovi e aggiornati metodi e strumenti per l’edizione e l’interpretazione.



Il progetto ArsNova - Poesia multilingue e canzone polifonica nel tardo Medioevo, intende studiare  secondo un taglio interdisciplinare e comparativo, la poesia in latino, francese e italiano messa in musica dai polifonisti della cosiddetta Ars Nova, etichetta convenzionale usata per definire la polifonia sacra e profana composta soprattutto in Francia e in Italia durante il XIV secolo e all’inizio del XV, una delle più alte espressioni dell’arte medievale. 

Quasi tutti i polifonisti dell’Ars Nova erano chierici o monaci attivi nei principali centri culturali europei, al servizio di alti prelati e signori per i quali la musica aveva anche una funzione di propaganda personale e istituzionale. Eppure, molti dei testi poetici intonati si collocano nel solco della grande tradizione della poesia d’amore. Ma quale amore? Lo status sociale dei polifonisti dell’Ars Nova, come anche i loro legami con le istituzioni ecclesiastiche, ci autorizzano a supporre che in buona parte dei testi poetici il linguaggio della poesia d’amore esprima i valori della caritas, la virtù teologale che guida i governanti e li porta a desiderare il bene comune. Così l’amante diventa figura dell’uomo politico, e la poesia può essere usata come mezzo per la diplomazia e per la propaganda istituzionale e personale.

Dante Alighieri in Italia, e un secolo dopo Eustache Deschamps in Francia, descrivono la poesia lirica come musica in se stessa, come testo dotato di una propria armonia proporzionale, cantus per Dante, musique naturele per Deschamps, e precisano che il testo lirico è strutturato in modo che possa ricevere un’intonazione musicale (sonus, nota, melos, oda per Dante; musique artificiele per Deschamps): ‘ogni stanza è armonizzata per ricevere un certo tipo di melodia’ (De vulgari eloquentia); ‘verosimilmente le canzoni naturali sono abbellite dalla melodia della musica artificiale’ (Art de dictier).

Tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento, la poesia lirica in volgare incontra la polifonia. Alcuni testi vengono intonati adottando il sistema di notazione della musica mensurabilis, che assegna valori certi di durata ai suoni. Nei primi decenni del Trecento, la musica mensurabilis si rinnova, si ammette la divisione binaria dell’unità di misura del tempo accanto alla divisione ternaria, e la possibilità di rappresentare valori brevissimi. Il nuovo sistema di notazione, definito ars nova, corrisponde all’esigenza di scrivere una musica ritmicamente più complessa.

La complessità della polifonia dell’Ars Nova, la sua ornamentazione melodica, le sue elaborate soluzioni ritmiche, possono offuscare la distinta comprensione delle parole. Ascoltando le composizioni dell’Ars Nova su testo poetico di nuova invenzione, l’orecchio non è sempre in grado di percepirne pienamente il senso. 

Nelle composizioni politestuali, in cui alle diverse voci corrispondono testi diversi cantati simultaneamente, l’offuscamento del testo poetico raggiunge l’apice. Questa forma di convivenza di poesia e musica, in cui la musica sembra sovrastare la poesia, ha generato nella nostra percezione l’idea che la parola sia subordinata alla musica, e di conseguenza che i testi intonati dai polifonisti dell’Ars Nova costituiscano un repertorio secondario e trascurabile, e non la necessaria premessa formale e tematica della composizione musicale. Ma in realtà, molti di questi testi poetici rivelano un raffinato simbolismo e un ricercato virtuosismo tecnico, che smentiscono la corrente valutazione storico-critica.

Alla luce di queste considerazioni, la prima linea del progetto intende rivalutare e interpretare il repertorio dei testi poetici dell’Ars Nova (circa 1200, in latino italiano e francese), cercando di capire contestualmente cosa diventa la poesia quando viene assorbita dalla complessa architettura della polifonia, cosa diventa il rapporto tra le due musiche, della parola e dei suoni, quale il suo significato, quale la sua percezione.

Da questo inesplorato punto di vista, il progetto svilupperà tre linee di ricerca, che intendono rispondere alle seguenti domande:

Come si configurano le relazioni tra poesia e musica, e qual è la natura del dialogo tra le diverse tradizioni poetiche e musicali, viste in rapporto al contesto di produzione?

In che misura la poesia dell’Ars Nova è parte integrante delle strategie di soft power messe in atto dalla classe politica europea?

C’è una connessione tra il multilinguismo della tradizione manoscritta e la percezione dell’Ars Nova come repertorio interculturale e in ultima analisi europeo?

Il progetto si avvale di un database denominato Mirabile, un archivio digitale della cultura medievale strutturato come un ambiente di lavoro dedicato allo studio della poesia lirica profana intonata del XIV secolo e degli inizi del XV secolo. Mirabile è quindi concepito come uno strumento che garantisca la qualità e l’attendibilità dei risultati delle linee di ricerca e come luogo in cui ogni ricercatore può condividere i risultati parziali delle proprie ricerche mettendoli a disposizione dell’intero team.

Al suo interno troviamo un catalogo dei manoscritti, degli autori e dei testi (CANT), che contiene dati sulle testimonianze manoscritte, sugli autori (poeti e musicisti) e sulle composizioni (nella duplice componente verbale e musicale). Le tre sezioni del Catalogo (manoscritti, autori e opere) sono strutturate in schede accessibili attraverso una specifica funzione di ricerca, che permette diversi tipi di query (nome del poeta o del musicista, incipit del testo poetico, segnature dei manoscritti, ecc.).

Un Corpus dei testi poetici e musicali (ANT), costituito da due archivi differenti ma interconnessi, uno per i testi poetici e uno per le composizioni musicali. Entrambi gli archivi ospitano le edizioni critiche dei testi poetici e musicali, approntate dal team tramite un nuovo esame della tradizione manoscritta. È inoltre possibile ricavare concordanze lemmatizzate multilingue, utili allo studio del lessico e a individuare i rapporti di intertestualità anche tra testi in lingue diverse. L’allestimento delle concordanze lemmatizzate è il frutto della collaborazione con il CNR-Opera del Vocabolario Italiano.

Un repertorio delle strutture metriche e musicali (ANS) che accoglie le informazioni sulle strutture formali della poesia e della musica. Nello specifico ogni scheda raccoglie i dati pertinenti alla struttura formale del testo (genere formale, schema metrico, consistenza delle strofe e delle partizioni interne), al ritmo dei versi (sia del testo che della relativa melodia), alla rima e alla struttura dell'intonazione musicale. Contiene inoltre una rappresentazione schematica della forma musicale e un’analisi del rapporto tra accenti ritmici della poesia e organizzazione spazio-temporale della musica.

Infine ATLAS, una mappa interattiva che mostra i luoghi di attività dei musicisti e dei poeti e i luoghi di copia dei manoscritti che rientrano nel repertorio studiato dal progetto.

Cronologicamente il Progetto è fissato tra il 1309 e il 1417; le date sono state adottate per il loro valore simbolico legato al papato avignonese e poi al Grande Scisma (Lannutti 2020). Per avere un riferimento storico musicale immediato: esclusi Jeannot de Lescurel e Adam de la Halle, per il limite cronologico più alto; esclusi Antonio da Cividale, Arnoldo e Hugo de Lantins per il limite cronologico più basso, ovvero compositori che sono sostanzialmente estranei alle linee di tradizione dell’Ars Nova e già ascrivibili al Quattrocento, che si trovano tutt’al più antologizzati in manoscritti che includono anche la polifonia liturgica degli ultimi rappresentanti dell’Ars Nova, in particolare Antonio Zacara da Teramo e Johannes Ciconia.

Geograficamente è stato escluso il repertorio di origine inglese (tutto su testi in latino), a causa dello stato frammentario della tradizione (Lefferts 1983; Bent-Hartt-Lefferts 2021). È stato escluso il repertorio polifonico tramandato in unicum nel Codice di Cipro, che, stando agli studi più recenti, sarebbe stato esemplato in Italia ben oltre il limite cronologico di pertinenza (ca. 1435: Kügle 2012).

Per quanto riguarda la tipologia del testo poetico si escludono dall’ANT le intonazioni polifoniche di testi che non rientrino nella categoria di poetry, segnatamente i testi intonati nel repertorio liturgico, anche quando sia presente un minimo sforzo rielaborativo (centonizzazione di testi sacri).

Nelle condizioni del testimoniale sono esclusi testi trasmessi in forma frammentaria (dove manchi una porzione significativa del testo verbale e/o musicale) o in testimoni totalmente o largamente illeggibili, per cui l’edizione sarebbe impossibile o destinata a produrre lacerti di scarsa attendibilità.

In termini di economia degli sforzi ecdotici, ovvero la critica del testo esercitata nel preparare un’edizione critica, sono stati esclusi testi che sono stati già editi recentemente o sono in corso di pubblicazione: le composizioni di Guillaume de Machaut, che sono in corso di pubblicazione (The Complete Poetry and Music by Guillaume de Machaut a cura di R. B. Palmer e Y. Plumley). 

Colgo l'occasione per fare un breve focus su Guillaume de Machaut il poeta e compositore più importante della Francia tardo medievale nonché pioniere di una nuova scuola di composizioni liriche. Il volume citato fornisce un'edizione appena preparata basata sul manoscritto più affidabile di due dei più noti di Machaut: il Remede de Fortune (Rimedio per la fortuna) e il Confort d'ami (Consolazione da un amico), entrambi i quali adattano le idee centrali della filosofia boeziana alla tradizione della poesia d'amore. Sono escluse anche le composizioni di Giovanni Mazzuoli, Piero Mazzuoli, Ugolino da Orvieto e Hymbert de Salinis, recentemente edite da Andreas Janke (2016).

L'ecdotica quindi si propone una ricostruzione, in una forma quanto più possibile vicina all’originale di un testo antico, attraverso lo studio e la comparazione dei suoi testimoni (per lo più manoscritti). Frutto del lavoro ecdotico è appunto la cosiddetta edizione critica, che dà conto non solo dell’ipotesi di testo elaborata dal filologo, ma anche delle varianti scartate.

I criteri editoriali adottati per i testi poetici e musicali sono frutto di una riflessione interdisciplinare sulla categoria di “testo complesso” che caratterizza le intonazioni e la loro tradizione. Il progetto ha inoltre l’obiettivo di ricostruire testi e intonazioni in modo da mettere a frutto la razionalizzazione dei dati della tradizione manoscritta, senza perdere di vista la possibilità di redazioni plurime nonché il ruolo del compositore nell’associare l’intonazione a un determinato testo, spesso attingendo ad esso all’interno di una tradizione successiva all’originale.

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