L'amor che move il sole e l'altre stelle. L’Agnus Dei di Sisask: un canone dalla forza magica e primigenia. Il giovane Coro Voxel illumina il Festival Nazionale di Musica Sacra di Feniarco
Cori fantastici e dove trovarli, un rimando cinefilo preso in prestito per ribadire che il rilancio della coralità laziale è sempre possibile. Così, senza entrare in polemica, quando proprio non te lo aspetti, dietro l’angolo c’è sempre una piccola grande meraviglia che attende solo di essere scoperta.
L’invito al telefono ad andare a questo concerto da parte di un esperto amico: “Alberto vai che questi ragazzi sono bravi!”, è stato accettato con piacere anche per la contemporanea presenza di un altro coro in cui ho avuto l’onore, nel mio percorso di crescita musicale, di farne parte per alcuni anni in qualità di cantore. Il navigato Città di Roma diretto da Mauro Marchetti, non ha certo bisogno di presentazioni.
La formazione capitolina, nell’ambito dell’evento Feniarco, si è dimostrata all’altezza della sua fama sia per modalità esecutiva sia per coerenza nel proporre un programma sempre ricercato e volutamente incentrato su lavori di compositori contemporanei, stilisticamente alla base del loro vasto repertorio. La scelta musicale di Mauro Marchetti di fatto si evidenzia per la ricca esplorazione sonora e la ricerca di un linguaggio di grande forza espressiva.
Ma torniamo a quella che definirei una delle stelle nascenti nell’universo della musica corale. Il Coro Voxel diretto da Filippo Stefanelli è stato per me una felice sorpresa. La giovane formazione il cui repertorio ad oggi si muove tra le pagine di musica colta principalmente del XX/XI secolo, si è confrontato con un brano a mio avviso straordinario.
Quasi me l’aspettavo la mattina prima del concerto quando in un post sulla mia pagina social, scrivevo: Due secoli di spiritualità si preannuncia essere culturalmente intrigante visto la scelta di un programma non scontato. Così tra autori quali Elberdin, Dubra, Garau, Caraba, arriva lui: Urmas Sisask il compositore estone, purtroppo recentemente scomparso; si è definito “astromusicista”, a ragione della sua passione per l’astrologia, e in particolare per lo studio dei pianeti e dei loro movimenti.
Una visione pitagorica, la sua, di far musica, in quanto profondamente colpito da quello stretto legame tra musica e numeri. L’armonia delle sfere diventa il suo credo, un ideale in grado di svelare la connessione cosmica tra il moto degli astri, il succedersi delle stagioni, i cicli delle vegetazioni e le armonie musicali. Il lavoro di Sisask trova ispirazione dalla natura dell’ordine misurabile, quello che da al mondo la sua unità, la sua armonia, la sua bellezza.
All’interno della Chiesa di San Stanislao a Don Bosco, ieri sera ha riecheggiato solennemente la musica di Sisask, attraverso un incredibile interpretazione del Coro Voxel. Le note del suggestivo Agnus Dei tratto dal “Pater noster, 24 hymns for mixed choir” viaggiavano sicure, decise, tra echi del canto gregoriano, della polifonia antica, fino alla musica del primo barocco. Le voci alternate di quello che è un canone dalla forza magica e primigenia, hanno riportato fedelmente il linguaggio, dall’idioma molto vicino ai “modi” autentici della chiesa, dell’eclettico compositore estone.
Il Coro Voxel in definitiva si è confrontato, e da qui la sua bravura, con un brano caratterizzato da una vasta varietà di carattere e di stile musicale che occupa un posto molto importante nel repertorio corale della fine del XX secolo. Piuttosto che un algido estetismo, ahimè spesso ricorrente, questa nuova compagine vocale, ci ha trasmesso un sincero senso di bellezza. Sarà bene ricordare questa interpretazione dell’Agnus Dei di Urmas Sisask come esperienza unica di ascolto, meditazione e spiritualità.
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