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Cipriano de Rore, la musica al servizio del testo: il nuovo linguaggio armonico dei Madrigali cromatici a cinque voci

Cipriano de Rore per la sua versatilità viene celebrato come un innovatore che ha contribuito a creare il madrigale come ci è noto oggi, ovvero mettendo la musica al servizio del testo. Egli inventa, tra drammaticità ed espressività poetica, un nuovo linguaggio armonico. La prima registrazione mondiale del primo libro di madrigali a cinque voci di Cipriano de Rore, a cura dell'ensemble vocale Blue Heron, ci offre in tal senso un viaggio di pura emozione nella "severa" scrittura polifonica del maestro fiammingo.


A differenza di Willaert - figura di spicco a Venezia e maestro di cappella a San Marco - che spinse la sua opera nella direzione del madrigale dotto, senza però stravolgere la natura ‘amatoriale’ del genere, il più giovane Cipriano de Rore, anch’egli fiammingo, agevolato dall’ambiente raffinato della corte di Ferrara, fece invece della sua severa scrittura polifonica la sua cifra stilistica. 

Un altra delle sue caratteristiche fu l'abbandono dell’uso, tipicamente amatoriale, di battere il tactus alla breve. Il compositore fiammingo tentò quindi, nel suo primo libro di Madrigali a cinque voci, di ripristinare il tactus alla semibreve (non ‘tagliato’), introducendo valori neri, cioè più piccoli della minima. L’anomalia fu giustificata quale strategia stilistica: nella ristampa del 1544 li si disse appunto «madrigali cromatici» (cioè ‘colorati’, in riferimento alle note nere). A parte imitatori occasionali, il ripristino corretto della mensura non ebbe però successo: le pubblicazioni successive privilegeranno il più comune ‘tempo tagliato’.

La raccolta del 1542 fu di fatto un lavoro notoriamente innovativo, per il suo intenso coinvolgimento tra musica e parole, senza precedenti nella musica vocale profana; de Rore stabilì lo standard, incluso l'uso di cinque parti vocali per il tipo più serio di madrigale, fino al diciassettesimo secolo. Fondamentalmente i suoi madrigali sono una fusione dello stile polifonico franco-fiammingo con quello italiano, più leggero e arioso. 

Fu soprattutto lui a costringere la musica a evolvere dal punto di vista armonico per fini espressivi. Egli cominciò a usare le dissonanze armoniche e le tensioni che ne derivavano, per dar realtà sonora alle corrispondenti tensioni testuali, mostrando come la musica fosse non solo in grado di restituirle, ma addirittura di amplificarle. La musica possedeva i mezzi per descrivere qualsiasi stato d'animo, raggiungendo finalmente quella capacità di imitazione della natura che l'ideale umanista attribuiva alla musica della Grecia antica. 

La musicologa Jessie Ann Owens ha dimostrato che il libro è un ciclo poetico e musicale che probabilmente è il risultato di una collaborazione tra de Rore e il poeta veneziano Giovanni Brevio, che nella struttura narrativa ha scritto le poesie di apertura e chiusura. Chi ascolta questa musica, percepirà un profondo coinvolgimento con il testo, grazie all'intensa interpretazione dell'ensemble di Boston, sotto la direzione di Scott Metcalfe. Il CD include tutti i venti madrigali dati alla stampa nel 1542 e le letture delle poesie italiane (molte delle quali di Petrarca) di Alessandro Quarta che ha contribuito a sviluppare uno stile esecutivo opportunamente retorico. 

Un osservazione dovuta: nello studio e nell'esecuzione del repertorio profano, è un fatto che ci si rivolga in particolare a Cipriano de Rore, come anche ad Andrea Gabrieli o Luca Marenzio; viceversa Monteverdi molto spesso non viene preso in considerazione, se non marginalmente, in quanto pur partendo da posizioni simili a quelle di altri autori rinascimentali, si proietta poi stilisticamente e cronologicamente nel barocco.

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