Il Canto beneventano, antica monodia sacra del ducato longobardo di Benevento. Un importante patrimonio italiano da riscoprire
Mistero e bellezza del Canto Beneventano, una delle testimonianze preziose del nostro patrimonio musicale. Più antica del Gregoriano, questa pratica liturgica risale al periodo del ducato longobardo di Benevento. I numerosi manoscritti su "carta pecora" sono custoditi oggi nella Biblioteca Capitolare di Benevento. Il declino a partire dal XII secolo con l'imposizione del Canto Gregoriano come scrittura più unitaria ed europea.
La straordinaria tradizione del Canto Beneventano merita un attenzione maggiore. Un vero e proprio orgoglio per la città Benevento in cui venne adottato per la prima volta un tipo di scrittura musicale che nel tempo si è evoluta fino ad arrivare all'odierno pentagramma. Una testimonianza che è patrimonio non solo italiano ma che si estende all'intero mondo musicale.
Come spesso accade anche per altri campi di ricerca, molti studi sulla musica antica prendono piede grazie a ricercatori musicologi stranieri. Quelli sul Canto beneventano iniziarono a partire dall'interesse di questa antichissima pratica liturgica da parte di Thomas Forrest Kelly, musicologo, musicista e studioso americano. Kelly scrisse anche un libro sul canto beneventano, logicamente in lingua inglese, ma che è stato recentemente tradotto in italiano grazie al lavoro di Alessandro De Lillo, storico dell'arte e paleografo musicale.
The Beneventan Chant di Thomas Forrest Kelly nella versione italiana è Il canto beneventano. Edizione aggiornata, grazie alla traduzione e revisione di Alessandro De Lillo per la collana ‘MONO•graphiae’. Come spiega l'autore “… Le fonti manoscritte che preservano il canto beneventano, oggi, non sono più di una novantina, molte delle quali frammentarie o palinsesti, e neppure particolarmente antiche; nonostante ciò possediamo uno sguardo piuttosto articolato su quello che doveva essere il repertorio beneventano, con le sue particolarità, e la relativa liturgia.
I più importanti testimoni sono senza dubbio i manoscritti Ben38 e Ben40, entrambi conservati presso la Biblioteca capitolare di Benevento. In essi possiamo osservare un fenomeno particolare, vale a dire la presenza di due diversi formulari – gregoriano e beneventano – per alcune festività (quelle che Kelly chiama “i doppioni”), a dimostrazione del fatto che in un determinato momento storico, cioè nella prima metà dell’XI secolo, si fece un tentativo estremo per conservare una traccia del repertorio locale che stava scomparendo, ponendolo come alternativo a quello gregoriano, che al contrario si diffondeva sempre maggiormente.”
Nella prefazione del libro, la cui prima edizione in lingua inglese risale al 1989 e, tra l'altro premiata con l’Otto Kinkeldey Award dell’American Musicological Society, Kelly ci parla di eventi che da allora hanno mutato il quadro delle conoscenze sul Canto beneventano e che oggi finalmente appaiono in lingua italiana e come accennavo l'autore stesso dice: “ho sempre trovato singolare che uno studio dedicato a un importante patrimonio italiano fosse disponibile solo in lingua inglese”.
Gli studi di Thomas Forrest Kelly sul Canto beneventano non si sono mai interrotti: gli esiti di questa incessante attività confluiscono in questa edizione italiana, facendone il punto di riferimento più aggiornato sulla storia della monodia sacra che risuonava nelle liturgie nel ducato longobardo di Benevento.
Il Canto beneventano. Edizione aggiornata si presenta al pubblico italiano in una veste rinnovata nei contenuti, negli esempi musicali (aggiornati sul piano melodico e realizzati in notazione quadrata), nell’apparato critico e bibliografico, nel numero di manoscritti contenenti Canto beneventano, arrivando a includere scoperte recentissime, ancora in fase di studio.
Il profilo dell’opera è stato tracciato per consentirne l’inserimento a pieno titolo nello straordinario trittico costituito dal volume XXI della Paléographie musicale (con le riproduzioni in facsimile di tutti i testimoni manoscritti beneventani), dal recente volume IX dei Monumenta Monodica Medii Aevi (“The Music of the Beneventan Rite”, di T. F. Kelly e M. Peattie, con le trascrizioni dell’intero repertorio beneventano) e, per l’appunto, da Il Canto beneventano. Edizione aggiornata che fornisce l’indispensabile supporto storico e teorico per chi desidera accostarsi alla conoscenza di questo affascinante repertorio.
Il Canto beneventano - Indagine sulla genesi e sulle principali caratteristiche, per Massa Editore, è un altro contributo sul tema a cura di Marcella Parziale, attualmente Docente di Teoria, Ritmica e Percezione musicale presso il Conservatorio Statale di Musica "Nicola Sala" di Benevento in cui nel versante accademico compie un grande lavoro con attività e concerti.
Una pagina del sito del Conservatorio è dedicata a tutti gli studiosi che hanno dedicato un’attenzione precipua ai manoscritti beneventani. A partire da John Boe, professore emerito (Arizona State University). Musicologo, curatore delBeneventanum Troporum Corpus II e autore di numerosi articoli sui repertori musicali dei manoscritti beneventani. Virginia Brown✝, paleografa, classicista e rinascimentalista (Pontifical Institute of Mediaeval Studies). Considerata la massima esperta sulla scrittura e i manoscritti beneventani, ha pubblicato estensivamente sui manoscritti e la scrittura beneventana. Richard Gyug, Professore (Fordham University). Storico, curatore del Missale Ragusinume di numerosi studi sulla storia liturgica beneventana. Charles Hilken, Professore (Saint Mary’s College of California). Storico, ha pubblicato saggi ed edizioni di manoscritti beneventani. Il citato Thomas F. Kelly, Professore (Harvard University). Musicologo, autore di The Beneventan Chant e curatore del ventunesimo volume della Paléographie Musicale contenente la riproduzione in facsimile delle melodie beneventane contenute nei manoscritti esistenti e autore di numerosi lavori sulla storia musicale beneventana. Katarina Livljianic, (Paris-Sorbonne), musicologa, musicista e direttrice dell’ensembe diaologos. Ha scritto una dissertazione su un antifonario di Montecassino, ha pubblicato articoli e realizzato la registrazione di CD sui repertori liturgici beneventani. Luisa Nardini, assistant professor di musicologia (The University of Texas, Austin), autrice di una dissertazione e numerosi articoli sul canto neo-Gregoriano nei manoscritti beneventani. Ha in corso di pubblicazione un libro dal titolo Neo-Gregorian Chant in Beneventan Manuscripts: The Proper of the Mass e l’edizione del corpus di prosule beneventane. Matthew Peattie, assistant professor in musicologia (College-Conservatory of Music—University of Cincinnaty) autore di una dissertazione sul canto beneventano. Ha in corso di pubblicazione un’edizione sul canto beneventano. Il ben noto e mio punto di riferimento Alejandro E. Planchart, professore emerito (University of California, Santa Barbara). Musicologo e compositore, curatore del Beneventanum Troporum Corpus I e autore di numerosi articoli sui repertori musicali dei manoscritti beneventani. Roger Reynolds, storico della liturgia e del diritto canonico (Professore emerito al Pontifical Institute of Mediaeval Studies, Toronto). Ha pubblicato numerosi saggi sulla storia liturgica e del diritto canonico nell’area beneventana. Monumenta Liturgica Beneventana collana di studi pubblicata dal Pontifical Institute of Mediaeval Studies di Toronto dedicata alla scoperta, edizione e studio dei manoscritti liturgici beneventani .
Interessante notare che nel novembre scorso, per la prima volta nella storia, la straordinaria tradizione del Canto Beneventano è approdata a New York con il progetto "Voices of Heritage". Una due giorni di eventi, che ha portato la magia di una tradizione musicale millenaria sotto i riflettori internazionali.
A promuovere l’iniziativa il Conservatorio della città di Benevento che si erge a custode di questo patrimonio artistico e culturale unico al mondo. Un evento che ha intrecciato passato e presente, emozionando e ispirando il pubblico internazionale.
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