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Teoria della ricezione e valore estetico della musica: i processi di interazione fra compositore, esecutore e ascoltatore nelle varie epoche

I processi di interazione fra compositore, esecutore e ascoltatore di un'opera musicale nelle varie epoche, costruiscono le coordinate spazio-temporali della teoria della ricezione. L'analisi delle opere del passato e del presente, sono oggi viste non più come prodotti "assoluti", ma come prodotti che mutano nel corso della storia in base ai diversi modi di comunicarli e di recepirli.

"...L'opera è il risultato di un rapporto 'dialogico' con il fruitore che la costruisce conferendole un senso...", così Michela Garda scrive nell'introduzione del libro L'esperienza musicale. Teoria e storia della ricezione; una frase che centra sinteticamente il nodo fondamentale della problematica intorno alla relatività della fruizione dell'opera. 

La teoria della ricezione, sistematizzazione piuttosto recente, ma già ricca di contributi, investe in primo luogo il significato dello stesso termine "opera": l'atto creativo non ne esaurisce le potenzialità, ma è il primo stadio di una serie di letture e di sedimentazioni storiche, non necessariamente previste dal compositore, che modificano, determinano o ribaltano il significato di un brano musicale. 

Gli effetti della musica sull'ascoltatore, le modalità della percezione acustica e della ricezione musicale sono stati oggetto dell'attenzione degli studiosi a partire dalla fine del secolo scorso. Uno dei principi fondamentali della teoria della ricezione è quello secondo cui il significato di un testo non deriva soltanto dall'atto della produzione o, come si diceva nei termini dell'estetica romantico-idealistica, della creazione. Finché il testo non viene letto, e quindi il suo significato non viene "costruito" nella mente del lettore, esso non è compiuto.

In primo luogo, l'esecuzione, che è, dal punto di vista dell'interprete, l'ultimo stadio di una serie di fasi, più o meno inconsce e puntuali, di identificazione del valore estetico, quindi di costruzione dell'interpretazione vera e propria. Stesso processo lo compie l'ascoltatore, ovvero colui che giudica un'esecuzione che anche se attraverso parametri e riflessioni del tutto personali, ricava una sorta di modello identitario dell'opera. Così, sostanzialmente sono i processi di interazione fra compositore, esecutore e ascoltatore a costruire le coordinate spazio-temporali della teoria della ricezione.

La teoria della ricezione, già dalla fine dell'Ottocento, è divenuta un'ulteriore risorsa per indagare l'opera d'arte dal punto di vista del complesso rapporto tra creatore e fruitore, ma la sua applicazione all'ambito musicale si è sviluppata soprattutto a partire dalla metà del Novecento con gli studi di Hans Robert Jauss e di Carl Dalhaus. Negli anni Settanta Zofia Lissa amplia le indagini anche dal punto di vista sociologico distinguendo la percezione musicale (fatto individuale da analizzare dal punto di vista psicologico) dalla ricezione musicale (che riguarda la collettività ed è di natura intersoggettiva).

Nel libro, a cura di Michela Garda e Gianmario Borio, sono raccolti per la prima volta in Italia, i testi storici fondamentali dei maggiori esponenti della teoria della ricezione musicale (H. R. Jauss, R. Ingarden, Z. Lissa, K. Kropfinger, M. Zenck, H. Rosing, C. Dahlhaus, H.H. Eggebrecht, J. Stenzl).

Nella prima parte troviamo una serie di studi teorico/estetici sulla ricezione musicale. Nella seconda parte invece sono evidenziati quattro studi di carattere storico. Di questi ultimi, il primo è di Dahlhaus, sulla ricezione romantica di Bach, un altro, di Eggebrecht, su quella di Beethoven nei primi decenni di questo secolo (partendo dal fondamentale saggio di Busoni sul musicista di Bonn), il terzo di Stenzl, sulla ricezione delle opere di Monteverdi tramite la discografia e l'ultimo di Borio.

Quattro saggi, riguardano altrettante dimensioni della ricezione: due orizzonti epocali differenti, come il primo Ottocento e il primo Novecento. Il saggio di Zofia Lissa scritto negli anni '70 sulla teoria della ricezione, nella prima parte del volume, distingue, come accennato, la percezione (fatto individuale) dalla ricezione (fatto intersoggettivo). Negli stessi anni vengono pubblicati alcuni saggi basati sulle teorie della scuola di Costanza i cui teorici ribaltavano la centralità del testo ancora dominante nella critica accademica e negli orientamenti formalistici, mettendo in primo piano il momento della ricezione da parte del pubblico o della risposta da parte del lettore. Tra questi in particolare Jauss, studioso letterario di taglio ermeneutico, del quale nel volume troviamo uno scritto su uno sguardo retrospettivo della teoria della ricezione. Jauss, attraverso il concetto di "orizzonte di attesa" (Erwartungshorizont), cioè di quel nesso di eventi che fanno capo ai giudizi espressi intorno a un determinato testo, affronta il problema del valore estetico dell'opera.

In tal senso viene preso in esame il problema del giudizio estetico che in realtà ubbidisce a una serie complessa di meccanismi e relazioni. Insomma un libro che anche se non esaurisce certo tutte le sfaccettature di questa teoria in divenire, sicuramente ne mette in evidenza almeno gli aspetti più incisivi. L'ambito di ricerca in tal senso comprende l'analisi dell'opera musicale non più come prodotto "assoluto", ma come un insieme che muta nel corso della storia in base ai diversi modi di comunicarlo e di recepirlo. La storia della musica in buona sostanza non può fare a meno di essere anche storia della sua ricezione. 

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