Miracolo King's Singers, intesa musicale, perfezione vocale e un immancabile sense of humour: il sestetto britannico incanta Roma
Una celebrazione della vocalità, della musica e della gioia di ascoltare, i King’s Singers, il "dream team" della musica polifonica, ha incantato la capitale. In una Sala Sinopoli affollatissima il miracolo si è compiuto. Un crossover che dalla musica antica arriva ai giorni nostri, fino all'eccezionale e coinvolgente bis con il canto medievale "Gaudete", arrangiato dall'ex basso della formazione Brian Kay. Applausi senza fine per un concerto straordinario del gruppo “a cappella” più apprezzato al mondo.
All'Auditorium Parco della Musica di Roma un concerto da ricordare quello di ier sera. Il celebre gruppo a cappella per antonomasia è stato il protagonista di una serata fantastica. Un pubblico attento e caloroso, ha ammirato e salutato quello definito il “dream team” della musica polifonica. Tra rigore e umorismo il sestetto britannico ci ha regalato uno spettacolo emozionante, dove melodie natalizie e canti sacri si sono uniti ad una brillante selezione di canzoni dell'affascinante mondo Disney, il tutto condito dal tipico aplomb inglese che li ha resi anche un simbolo di stile ed eleganza. Insomma un momento sonoro indimenticabile che è diventato una vera e propria festa della vocalità, della musica e della gioia dell’ascolto.
L'acustica davvero formidabile della Sala Sinopoli ha di certo favorito ad apprezzare quel miracolo di perfezione vocale che i King's Singers rappresentano. Sei voci capaci di rivelare un’intesa musicale che ha del sorprendente, un pensiero musicale profondo, senza mai prendersi troppo sul serio. Una storia lunga più di 50 anni, quella del gruppo “a cappella” più ammirato al mondo, che oltre alle sue doti tecniche, viene apprezzato per il coinvolgimento emotivo e la varietà dei programmi e degli stili e, non ultimo, per il sense of humour che caratterizza da sempre le sue esecuzioni.
La prima parte del concerto ha preso il via con le ormai famose Carols from King’s: Gauntlett, Once in Royal David’s city, brano di apertura non scelto a caso in quanto ci riporta alle tradizioni del King's College, il contesto universitario in cui i componenti originali dell'ensemble si sono formati e da cui hanno preso il nome. Chilcott, The Shepherd’s Carol, uno dei più efficaci e toccanti canti di Natale contemporanei e quello che ormai è diventato un classico: In dulci jubilo di Robert de Pearsall. A seguire l'emozionante Northern Lights di Gjeilo, basato su un notissimo passo del Cantico dei Cantici, come non rimanere in silenzio e cantare con loro. Poi il fastoso canto natalizio Ole Faurschou Deilig er jorden, un inno alla pace di Ingemann e l'Ave Maria Stella di Grieg, una preghiera cattolica dedicata alla Beata Vergine Maria di origini arcaiche risalenti al IX secolo quando venne inclusa nei testi del Codice di San Gallo.
E' stata poi la volta del The New World, rappresentato da quattro brani che hanno omaggiato il lavoro di grandi compositori che vissero nel nuovo mondo, fatta eccezione di de Victoria. La peregrinación di Ariel Ramirez, un brano ispirato alla fuga in Egitto della Santa Famiglia di colui che è considerato il decano del folclore argentino; l'incredibile antico villancico Riu, riu, chiu, un canto tradizionale dalla spigliata pulsazione ritmica che compare come unico esemplare nel cosiddetto Cancionero de Upsala, pubblicato nel 1556 a Venezia.
Di genere opposto la magnifica interpretazione di O magnum mysterium di Tomás Luis de Victoria, il più famoso musicista del Rinascimento spagnolo e tra i più importanti compositori di musica sacra in Europa. I King's Singers dimostrano anche in questo versante la loro abilità nel rappresentare magnificamente tutta la diafana e siderea bellezza di questo mottetto. Infine A siolo flasiquiyo di Gutiérrez de Padilla, un villancico de negros o negrillas, che il compositore spagnolo scrisse in Messico; un canto natalizio che dava voce agli schiavi africani e alla loro cultura, una mescolanza di stilemi del barocco spagnolo e folclore mesoamericano. Anche in questo caso il dream team non lascia dubbi sul suo strepitoso talento nel maneggiare brani dai forti ritmi e dalle influenze stilistiche diverse.
La seconda parte del concerto si è dipanata in un viaggio di pura magia, fatto di ancor più suadenti note natalizie e una selezione delle ormai eterne canzoni dell'affascinante mondo Disney. Così si è partiti con il nostalgico Christmas Time is here del compositore e pianista jazz Vince Guaraldi, tratto da "Buon Natale Charlie Brown!". A seguire uno fra i più celebri canti di Natale al mondo, Stille Nacht di Franz Xaver Gruber; God rest ye merry, gentlemen, una carola di Natale inglese, originata probabilmente intorno al XV – XVI secolo, infine la deliziosa Sérénade d’hiver di Saint-Saëns. Brani natalizi dicevo interpretati con immensa intimità; i King's Singers riescono efficacemente ad evocare le tipiche atmosfere delle lunghe sere invernali ed il caldo abbraccio delle feste imminenti.
E' stato poi il momento del magico mondo Disney. When you wish upon a star di Leigh Harline, uno dei più celebri brani della casa d’animazione statunitense e tema principale del lungometraggio “Pinocchio” del 1940. Un brano molto apprezzato dall'eterogeneo pubblico. L'ensemble è stata richiamata per ben tre volte regalando più di un bis, tra cui l'eccezionale e coinvolgente "Gaudete", un canto medievale arrangiato dall'ex basso della formazione Brian Kay.
Dire che da questo concerto ne siamo usciti "rallegrati" è poco. Eventi di questo tipo lasciano sicuramente il segno e di sicuro arricchiscono l'animo di quanti come me amano questo genere musicale. Come ha ben scritto Andrea Penna, che ringrazio per quanto esaustivamente scritto nell'agile libretto a compendio del concerto, la magia del canto corale è senza confini, una magia che non separa, anzi è quella che getta un ponte tra culture diverse, unendole. Stasera questo compito è stato magnificamente assolto dai King's Singers, qui a Roma, una città che, anche se a volta non traspare, è affamata di eventi culturali come questo. E quindi dico grazie alla sensibilità dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, per la sua generosa offerta artistica e all'ospitalità dell'Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, che con orgoglio si attesta come il più grande luogo di spettacolo d'Europa e vera e propria fabbrica di cultura.
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