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Acquisizioni: Da Parmigianino a Kentridge: all’Istituto centrale per la grafica, in mostra 500 anni di storia dell’arte

Presso l’Istituto centrale per la grafica, in mostra circa 60 opere che ripercorrono un arco temporale di oltre 500 anni di storia dell’arte, tra disegni, matrici e incisioni, fotografie, video e libri d’artista, un ampio panorama tra antico e moderno che testimonia la volontà dell’Istituto di valorizzare le sue collezioni per restituirle alla collettività.


Martedì 17 dicembre 2024, in occasione dell’apertura delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario dalla sua costituzione, l’Istituto centrale per la grafica, nato nel 1975 dall’unione della Calcografia Nazionale, di eredità pontificia e del Gabinetto Nazionale delle Stampe, inaugura la grande mostra Acquisizioni. Da Parmigianino a Kentridge, che intende mostrare al pubblico le opere d’arte che sono recentemente entrate a far parte delle collezioni dell’Istituto.

Le acquisizioni, realizzate dall’Istituto tramite il piano acquisti 2021-2024 del Ministero della Cultura, sono state compiute on diverse modalità: acquisti coattivi, che nascono dal fermo all’esportazione delle opere, acquisti a trattativa privata, a seguito di proposte da privati o gallerie e passati al vaglio da apposite commissioni ministeriali e acquisizioni a seguito di bandi pubblici del ministero, così come con committenza diretta agli artisti.

Come spiega Maura Picciau, direttrice dell’Istituto centrale per la grafica: “Questa mostra è il racconto di un museo in movimento, in cui negli ultimi tre anni sono arrivate molte opere. Sono infatti decine gli oggetti e le opere d’arte che sono pervenute all’Istituto, ad arricchire la nostra già ampia collezione. La mostra Acquisizioni dimostra come, secondo varie modalità, lo Stato possa incrementare il proprio patrimonio nazionale; uno sforzo grande, anche economico - ci sono opere per oltre 3 milioni di euro - nella convinzione che lo sviluppo di una raccolta costituisca un valore per il museo e per la comunità tutta.

Apre l’esposizione, in ordine cronologico, un prezioso disegno di Francesco Mazzola detto il Parmigianino che rappresenta una Assunzione della Vergine, acquisito dopo un fermo all’esportazione. Lo schizzo, datato 1526-1527 circa, anni in cui l’artista si trovava a Roma, è un bozzetto per la pala Visione di San Girolamo, attualmente conservata presso la National Gallery di Londra. Il disegno è stato riprodotto nel 1802 da Francesco Rosaspina, che ne realizzò un’incisione la cui lastra è già nelle collezioni dell’Istituto.

E’ del 1720 circa una bella Veduta del tempio di Vesta a Tivoli, di Caspar Van Wittel, un grande disegno realizzato a penna e inchiostro acquarellato, in cui il vedutista olandese racconta il fascino che esercitavano su di lui la città di Tivoli e le sue pittoresche rovine.

Tra le vedute anche un acquarello su carta di Giovanni Battista Lusieri, con una Veduta di Roma (prati di Castello) da Ripetta, del 1780, raro disegno romano di un artista nato nella capitale ma che si trasferì presto in Grecia dove rimase fino alla sua morte.

Sono degli anni ‘20 del 1800 due album di disegni di Vincenzo Camuccini e bottega, che raccolgono gli studi preparatori per I Fatti principali della vita di N.S. Gesù Cristo mentre più tarde sono due acqueforti con vedute di Venezia del 1880 di James McNeill Whistler.

Di Giovanni Fattori in mostra alcune acqueforti su zinco, tecnica a cui si dedicò l’artista in età matura e da autodidatta con esiti altissimi, Le cascine del 1885-88 in cui l’artista ritocca a mano la prova di stampa e due stampe di I guardiani di porci, in cui si possono confrontare due esemplari della stessa acquaforte, entrambi stampati in una rara variante inedita.

Apre il XX secolo, entrando per la prima volta nelle collezioni dell’Istituto, Umberto Boccioni con Uomo seduto una piccola incisione del 1907, mai esposta prima d’ora. Si tratta dell’unico esemplare noto in assoluto di una delle prime acqueforti della breve attività incisoria di Boccioni, realizzato tra il 1907 e il 1910, che riprende nella postura e soprattutto nel gesto delle mani unite sul grembo, una tela eseguita nell’aprile del 1906 con una Figura femminile seduta, oggi in collezione privata.

Degli stessi anni un prezioso disegno a matita e tempera acquarellata di Egon Schiele, Nudo maschile seduto del 1910, unico disegno dell’artista presente nelle collezioni museali italiane, e di poco successivo, un disegno a matita di Gustav Klimt, Mäda Primavesi, in piedi, con il cappotto, del 1912-13, bozzetto per l’omonimo ritratto ad olio attualmente conservato al Metropolitan Museum di New York, e prima opera dell’artista ad entrare nelle collezioni dell’Istituto.

E’ del 1913 La Beghina di Arturo Martini una piccola cheramografia, una tecnica di stampa artistica di tipo calcografico la cui matrice è una sfoglia di argilla incisa, a cui seguono due disegni acquarellati degli anni ’30 di Duilio Cambellotti, fermati all’esportazione, il primo dal titolo Gruppo di Danaidi e il secondo Allegoria dell’Aviere caduto, un bozzetto per la casa del Mutilato di Siracusa.

Quasi inedite, ad eccezione di una piccola esposizione in galleria, sono otto lastre a puntasecca di Mario Sironi, realizzate con una tecnica leggera e veloce, utilizzando lo zinco come supporto e un tratto fine, lontano dal segno che caratterizzerà la sua produzione successiva.

Le lastre sono state realizzate da Sironi nel 1917, in licenza dalla guerra, durante un’estate in cui era ospite nella casa di campagna dei Sarfatti, nei ritratti si riconoscono infatti Margherita e Cesare Sarfatti, la poetessa Ada Negri, lo scrittore Massimo Bontempelli, il critico d'arte Rudolf Klien, un profilo femminile non finito, e una testa di vecchio.

E’ datata 1950 un’installazione di Fabrizio Clerici intitolata Il naufragio dei pulcinelli, composta da 17 disegni a tempera su carta.

In mostra un corpus di matrici e positivi degli anni ’60 ’70 e ’80 provenienti dalla storica stamperia romana 2RC Stamperia d’Arte, fondata nel 1959 da Valter ed Eleonora Rossi e Franco Cioppi, che per primi proposero le tecniche incisorie agli artisti a loro contemporanei avviando solide collaborazioni con i più grandi artisti dell’epoca. Saranno esposti, tra gli altri, Cretto C di Alberto Burri, del 1971 (sia l’enorme matrice in bronzo di oltre 1 metro per lato e il suo positivo), e le complesse e colorate matrici di Alexander Calder, Presenza grafica, composte da due lastre in zinco e tre in rame.

Arrivano in Istituto due opere di Tomaso Binga Testamento, e Dattilocodice, un ciclo di lavori che si colloca tra il 1978 e il 1982 e che propone un utilizzo straniante della macchina per scrivere attraverso la sovrapposizione di segni e caratteri dattilografati in rosso o in nero.

Due opere di grande formato di Giuseppe Penone della serie Pelle di grafite del 2007 e 2009, carte intelate su cui l’artista ha disegnato a grafite l’impronta ingrandita di un punto della propria pelle. L’immagine raccolta dal corpo usando il nerofumo e un nastro adesivo, era poi dilatata attraverso un proiettore sul supporto per servire da traccia al momento dell’esecuzione.

Una intera parete della mostra sarà dedicata all’imponente Triumphs & Laments Frieze II di William Kentridge acquisito direttamente dall’autore, bozzetto su carta di oltre 11 metri di lunghezza per l’omonima opera site specific realizzata dall’artista sudafricano nel 2006 sui muraglioni del Tevere, un fregio di 550 metri dove ottanta figure, alte 10 metri, raccontano tutta la storia della città eterna.

Recentissime poi sono le opere di Nunzio con un pastello su carta giapponese del 2019, l’installazione Bestiario dell'altro mondo con otto disegni incisi su carta carbone di grafite e una videoanimazione di Marta Roberti del 2021, l’opera di Silvia Cini, Avant que nature meure, del 2023 una installazione realizzata con pagine di erbario dei primi del 900 e sculture di orchidee in rame e infine un disegno a grafite e sanguigna su carta di Ciprian Mureşan del 2024 con Studi da Botticelli, Pontormo e altre opere della collezione dell'Istituto centrale per la grafica.

Tanti gli scatti che compongono la sezione delle Acquisizioni dedicata alla fotografia, a partire dai ritratti in bianco e nero realizzati da Ghitta Carell (parte di un fondo di circa 500 scatti dalla fotografa ungherese dagli anni '20 agli anni '60) e sei stampe fotografiche di Bruno Miniati con ritratti e vedute della città di Livorno del 1933.

A seguire, Paul Strand con un portfolio del 1959 appartenuto personalmente a Cesare Zavattini, e un album con 13 scatti di Lisetta Carmi, del 1962 Luigi Dallapiccola: quaderno musicale di Annalibera, con 13 stampe fotografiche in bianco e nero realizzate con la gelatina ai sali d’argento.

Tra le altre opere in mostra, anche la serie Preganziol di Guido Guidi, una sequenza di sedici fotografie, datata 1983, che rappresenta un’importante riflessione dell’autore sui temi dello spazio e del tempo attuata attraverso la luce.

Alcune delle fotografie in mostra provengono infine dal progetto Altri sguardi, collana editoriale di Corraini edizioni, realizzata dalla Direzione generale Musei e curata da Maura Picciau, un percorso fotografico inedito alla scoperta di alcuni istituti museali, talora poco conosciuti, raccontati attraverso lo sguardo di grandi fotografi italiani. In esposizione gli scatti di Olivo Barbieri sul Parco Archeologico di Venosa (2022), AntonioBiasiucci, Museo delle Civiltà (2022) Silvia Camporesi, Cappella espiatoria di Monza (2022), Luca Capuano, Museo di San Marco di Firenze (2022), Mario Cresci, Parco Archeologico Scolacium (2023), Paola de Pietri, Compendio garibaldino di Caprera (2022), Simona Ghizzoni, Museo Nazionale Orientale di Venezia (2023) e Armin Linke Certosa di san Martino (2023).

Un’ampia parte della mostra è dedicata ai libri, altro settore delle vaste collezioni dell’Istituto, che si arricchirà di alcuni pezzi pregiati e unici tra cui Illustration of the book of Job, un libro illustrato di Willam Blake del 1826 con 21 tavole incise a bulino.

Tra i libri d’artista è da segnalare il mitico, Classifying the Thousand Longest Rivers in the World di Alighiero Boetti e Anne Marie Sauzeau, anche noto come Mille Fiumi. Il libro, del 1977, è corredato da una preziosa copertina ricamata ad arazzo che rappresenta una celebre opera concettuale realizzata a quattro mani da Boetti e la moglie, Anne Marie Sauzeau.

Di Giuseppe Penone il raffinato Les Bois Sacré du Couvent de La Tourette del 2022, dedicato all’architettura di Le Corbusier, di Nunzio Tra le cinque e le sette. ΠΕΝΤΕ ΜΕ ΕΦΤΑ, del 2003, un libro d’artista con tre xilografie e quattro acqueforti accompagnate da una poesia e un racconto di Ersi Sotiropoulos e, dello stesso anno, Storie di bordo, libro d'artista con tredici acqueforti di Piero Pizzi Cannella.


Da Parmiganino a Kentridge

Istituto centrale per la grafica - Palazzo Poli

Via Poli, 54 – Roma

Orario di apertura

martedì – domenica 10.00 – 19.00

Ingresso libero

www.grafica.beniculturali.it

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