Le forme del Barocco. Carissimi incontra Bach: l'Oratorio e la Cantata, il concerto della Cappella musicale Santa Maria in Via
La Cappella Musicale di Santa Maria in Via e il De Musica Ensemble, saranno in concerto a Roma il prossimo 5 gennaio. In programma il Jonas di Carissimi e la cantata Nun komm, der Heiden Heiland” BWV 61 di Bach. Due forme del Barocco svelate di due dei compositori più importanti del XVII secolo.
Si terrà presso la Chiesa Santa Maria in Via - Madonna del Pozzo, il concerto della Cappella Musicale dell'ensemble Santa Maria in Via, che insieme alla formazione strumentale De Musica Ensemble, entrambi diretti dal M° Luigi Ciuffa, apriranno la nuova stagione concertistica.
Un appuntamento come al solito imperdibile, in grado di farci assaporare due brani ricercati, attraverso una prassi esecutiva il quanto più possibile vicina al loro momento storico. Il legame Carissimi e Bach viene in qualche modo a rappresentare i due grandi stili che attraversano la musica occidentale tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento: lo stile concertante italiano, nel nostro specifico l'Oratorio, e quello squisitamente contrappuntistico tedesco. Due manifestazioni dell'arte musicale barocca, due forme espressive la cui evoluzione va ritrovata fra il tramonto della musica rinascimentale e il sorgere dello stile galante, in cui semplicità e chiarezza ne sono le caratteristiche dominanti.
Qualcuno di voi avrà avuto già modo di apprezzare il Jonas di Carissimi allo scorso concerto di inaugurazione dei concerti per il 500enario della nascita di Palestrina, organizzato dalla Fondazione Giovanni Pierluigi da Palestrina. Un omaggio dovuto al grande compositore romano che ha portato l’oratorio latino a livelli ineguagliabili di intensità musicale e drammaticità. Ecco, anche in questo caso l'Ensemble cercherà di interpretare questo brano con la stessa attenzione, rispettandone la straordinaria semplicità armonica in equilibrio con vivacità ritmica ed espressione emotiva.
Il Jonas di Carissimi può rappresentare una sfida; si parla di “difficile facilità” della musica di Carissimi, e questo a ragione dell'originalità stilistica, della straordinaria adesione del linguaggio musicale e drammaticità del testo. Un opera considerata della piena maturità artistica del compositore, ricca di artifici musicali innovativi come ad esempio la notevole descrizione della tempesta, in cui le voci dei due cori si incalzano a vicenda ricreando così la giusta atmosfera drammatica del momento narrativo in “Et notus et auster… nubes et nimbi, fluctus et turbinus, grandines et fulgura…” alla fine del quale, il coro (solo maschile) dei marinai spaventati implora: “Dii magni, Dii fortes…” In questo ultimo delizioso passaggio, all’inizio di ogni esclamazione, c’è una piccolissima pausa silenziosa che dà il senso del respiro trattenuto per l’ansia.
Ecco questa è l'arte di Giacomo Carissimi. Pierre Bonnet-Bourdelot, nella Historie (Storia della musica e suoi effetti), un opera di risalente al 1715 e considerata come la prima storia della musica in Francia, pone la qualità creativa del compositore italiano al livello di quella di Tiziano, Raffaello, Molière, Racine e Corneille: ciò dimostra la conoscenza e apprezzamento della musica di Carissimi nella seconda metà del Seicento in Francia.
Come scrissi nel mio precedente articolo relativo al concerto di Palestrina, il compositore romano riveste ancora, a ragione, un ruolo di rilievo del tutto particolare nella cultura musicale italiana, fra i non molti a vantare una fama quasi ininterrotta dal suo tempo alla contemporaneità. L’impatto della lezione carissimiana fu considerevole in patria, ma più ancora a livello europeo, e questo a conferma di un fenomeno artistico universalmente riconosciuto per unicità e portata.
La cantata di Bach “Nun komm, der Heiden Heiland” BWV 61 (Ora vieni, salvatore delle genti) è una delle circa 20 cantate composte da Bach durante il suo servizio alla corte di Weimar dove il compositore visse e lavorò per quasi dieci anni, dal 1708 al 1717, come organista e maestro di cappella. “Nun komm, der Heiden Heiland” è scritta per un modesto ensemble strumentale, due violini, due viole e basso continuo, che accompagna tre voci soliste, soprano, tenore e basso e un coro in quattro parti. La Cantata ha una certa affinità con l’oratorio, in quanto l’esecuzione avviene senza apparato scenico e lo spettacolo è di dimensioni minori, ovvero quello proprio offerto in questo concerto.
Caratteristica di questa Cantata è l'ampia pagina di apertura; audace esperimento del giovane Bach in cui va a combinare contrappuntisticamente l’antica melodia del corale dell’Avvento “Nun komm, der Heiden Heiland”, con il tipico andamento puntato dell'ouverture alla francese; uno dei primi esempi questo che segnerà il ciclo bachiano, poi destinato a diventare un elemento quasi costante nella produzione successiva e che rappresenta altresì la conferma dell'attenzione che Bach prestava al gusto francese allora dilagante in tutta la cultura germanica.
Da questo suo splendido lavoro è possibile ricavare un'idea del modo in cui Bach lavorava e dell'importanza che questo ha avuto nell'evoluzione del suo stile. Con un incessante lavoro di elaborazione e perfezionamento, Bach trasformò di fatto questo genere in un organismo sempre più plastico e versatile, tale da assorbire e metabolizzare in una forma coerente fonti musicali e stilistiche anche molto lontane fra loro.
Non mi rimane altro che invitarvi ad ascoltare questo concerto tra l'altro in una suggestiva location nel cuore di Roma che è la Chiesa di Santa Maria in Via - Madonna del Pozzo, anche chiamata la piccola Lourdes per via della sua acqua miracolosa che ancora sgorga da un antico pozzo da dove fu eretta. La chiesa è anche la custode della storica Associazione Fanciulli Cantori di Santa Maria in Via, una vera e propria scuola di musica organizzata da padre Giovanni Maria Catena, ed oggi sede delle prove dell'Ensemble.
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