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Agricoltura e ricerca. Alla scoperta della biodiversità microbica del suolo

Parte oggi il progetto europeo che studia le potenzialità dei microrganismi del suolo a vantaggio degli agricoltori. 






Maggiori rese e risparmio economico per le aziende fino a circa 240€/Ha per la coltivazione di melo, 120€/Ha per il pomodoro e 100€/Ha per la fragola, oltre ad una gestione del suolo efficace e sostenibile. Queste le principali ricadute del progetto europeo H2020 "EXCALIBUR - Exploiting the multifunctional potential of belowground biodiversity in horticultural farming" (Sfruttare il potenziale multifunzionale della biodiversità sotterranea nell'agricoltura orto-frutticola), a cui è dedicata l’intensa 3 giorni del kick off meeting, in corso dal 19 al 21 giugno presso il centro Agricoltura e Ambiente di Firenze. Il progetto quinquennale, coordinato dal CREA, è stato finanziato con quasi 7 milioni di euro  e vede coinvolti altri 15 partner di diversi Paesi europei.

La rilevanza della biodiversità microbica del suolo è ampiamente riconosciuta per le interazioni e le dinamiche che si instaurano con le produzioni agricole. Proprio per queste ragioni, i ricercatori del CREA Agricoltura e Ambiente ne stanno approfondendo la conoscenza, in particolare degli effetti sinergici in orticoltura. Stanno valutando, infatti, come l’introduzione di altre popolazioni microbiche possano migliorare sia la fertilità dei suoli sia la resistenza a stress biotici e abiotici di alcune colture modello (quali pomodoro, mela, fragola) in diverse condizioni sperimentali e in pieno campo in tutta Europa.

Grazie ad un approccio integrato di ricerca delle interazioni pianta-suolo-microrganismi e di sperimentazione sul campo, all’impiego di nuove tecniche molecolari, come il sequenziamento di specifici gruppi di microrganismi e alla creazione di strumenti, indicatori e sistemi di valutazione e modellizzazione sarà possibile sviluppare nuovi bio-prodotti e pratiche agricole in grado di valorizzare la biodiversità nativa del suolo e di ridurre l’utilizzo di input chimici di almeno il 10-30% (a seconda della coltura, della qualità del suolo e delle condizioni pedoclimatiche). Sulla base, quindi, dell’analisi del comportamento e della reazione delle popolazioni microbiche spontanee nei confronti dei nuovi microrganismi introdotti, i ricercatori del CREA potranno valutare l’efficacia dell’utilizzo di questi nuovi bio-prodotti in condizioni reali e fornire agli agricoltori opportune indicazioni sulle pratiche agronomiche più adatte per valorizzare la biodiversità dei loro suoli e alle Istituzioni un valido strumento sia per il controllo sia  per l’implementazione del contesto normativo in materia di fertilizzanti organici.

«Una delle maggiori sfide dell’agricoltura è produrre più cibo con meno risorse – spiega Stefano Mocali, ricercatore CREA Agricoltura e Ambiente e coordinatore del progetto - Può sembrare un obiettivo troppo ambizioso e difficile da raggiungere ma sotto ai loro piedi gli agricoltori hanno a disposizione miliardi di potenziali partner che possono aiutarli nell’intento: i microrganismi. Basta saperli valorizzare».

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