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Os Rosae 2011

Il Nero Buono di Cori in una sorprendente versione rosè
<La rosa è il profumo degli dei, gioia degli uomini, la rosa orna le grazie dell'amore che sboccia, fiore prediletto di Venere>
Anacreonte, Ode 51
C'è una stella luminosissima nella costellazione del cigno che si chiama Arided, "Al Ridhādh" ovvero "fiore dall'odore dolce" che un poeta tedesco chiamò Os Rosae, Bocca di rosa 



Siamo a Cori un paese immerso tra gli uliveti ed i vigneti delle colline Lepine, 50 Km. a sud di Roma. Si chiamava Cora ed era tra le più antiche città dei Prisci Latini, l'originario nucleo di popoli di stirpe latina organizzati in una federazione di stati sovrani.

Giovanni Battista Piranesi, Veduta del Tempio di Ercole nella Città di Cori, 1750 ca.
Cori ha radici antichissime. La leggenda ne attribuisce la fondazione alternativamente alle figure di Dardano, Enea e Corace (da cui il nome), ma le sue origini pre-romane appaiono anche in numerose fonti storiche che la vedono protagonista in avvenimenti dei tempi della monarchia di Roma (VII e VI secolo a.c.). Alleata di Roma nella Guerra Latina (496 a.c.) che la vede definitivamente incorporata nello Stato Romano, Cori mantenne una larga autonomia politica ed amministrativa tanto da fregiarsi dell’acronimo SPQC.

In questo lungo arco di tempo la città si arricchì di quegli edifici e monumenti (le mura, i templi e il Ponte della Catena) che attrassero l’attenzione di artisti, letterati ed eruditi sin dal Rinascimento, tutte opere ancora oggi conservate. 

Nero Buono di Cori
Ma Cori ha dato anche il nome ad un antico e dimenticato vitigno: il Nero Buono di Cori. Vitigno di origine sconosciuta, si caratterizza per il grappolo serrato di medie dimensioni con buccia spessa e pruinosa. Recuperato e rilanciato mediante ricerche e sperimentazioni che ne hanno documentato le peculiari caratteristiche qualitative, il Nero buono di Cori è però tuttora una varietà di scarsa diffusione, limitata esclusivamente a piccole aree delle provincie di Roma e Latina.

Come sempre succede, è grazie a qualche appassionato produttore se il vitigno è stato per così dire riesumato dall'oblio. I risultati sono molto incoraggianti. Il vino che ne risulta presenta frutti di sottobosco, un buon corpo, una vivace aciditá e un palato avvolgente.

Il passaggio in barrique che alcuni produttori applicano fa apparire note speziate al naso e ammorbidisce i già vellutati tannini. Quando vinificato con passione il vino mostra una buona tendenza ad un elegante invecchiamento con lo sviluppo di note di liquirizia e cacao.

Forse il vino non presenta la profondità e il carattere di vitigni più famosi e blasonati ma sicuramente difende bene la schiera degli autoctoni di cui i produttori (e appassionati) d’Italia dovrebbero fortemente andar fieri, visto che rappresenta la nostra unicitá.

Per chi come me amasse il vino rosato di una certa fattura, segnalo l'OS ROSAE 2011 di Marco Carpineti. Nero buono di Cori in purezza vinificato in bianco.

Dal colore rosa pallido, tendente al ramato. Intenso, con note di ciliegia, lime e minerale. Di gran bel corpo, un sostenuto grado alcolico che convive con una giusta sapidità. Gli abbinamenti spaziano in molte direzioni per questo particolare prodotto, uno su tutti e per i più tradizionali sulla zuppa di pesce ma bene anche con i salumi, io l'ho abbinato alla mortadella di Levoni, provare per credere.

In enoteca sugli 8 €.
marcocarpineti

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