Il teatro popolare italiano affonda le sue radici in tradizioni antichissime, che hanno attraversato secoli di storia, culture e influenze. Tra queste, le farse atellane rappresentano uno dei primi esempi di commedia improvvisata, un genere che ha lasciato un’impronta indelebile sulla cultura performativa italiana, dalla Commedia dell’Arte alle pulcinellate e alle guarattelle. Un'esplorazione sulle origini, le influenze e l’eredità di questa straordinaria tradizione teatrale.
Le farse atellane (in latino, fabula Atellana) nacquero nella città osca di Atella, situata nell’odierna Campania, tra i comuni di Sant’Arpino, Orta di Atella e Succivo. Questo genere teatrale si sviluppò intorno al IV–III secolo a.C., diventando una forma di intrattenimento popolare prima tra gli Osci, un popolo italico, e poi tra i Romani, che la adottarono e la latinizzarono.
Questi primi di teatro popolare erano caratterizzati da improvvisazione, umorismo grossolano e personaggi fissi, ciascuno con una maschera distintiva. Tra questi spiccano Maccus, il servo sciocco e goloso, spesso gobbo; Bucco, il spaccone e chiacchierone; Pappus, il vecchio avaro e brontolone; Dossenus, l’astuto imbroglione.
Questi personaggi, con le loro maschere e i loro tratti stereotipati, rappresentavano una forma di satira sociale, prendendo in giro vizi e debolezze umane. La loro popolarità durò per secoli, influenzando profondamente il teatro romano e, in seguito, quello medievale e rinascimentale.
Le origini delle farse atellane non sono del tutto autonome. Gli studiosi hanno notato somiglianze con le farse fliaciche (in greco, phlyakes), un genere comico diffuso nelle colonie doriche della Magna Grecia, nell’Italia meridionale, nel IV secolo a.C. Le farse fliaciche erano spettacoli popolari che spesso parodiavano miti e personaggi divini; era un umorismo fondato su una comicità elementare con una forte componente visiva che sfruttava il linguaggio del corpo.
Sebbene non ci siano prove definitive di un legame diretto, è plausibile che le farse atellane abbiano attinto da questa tradizione greca, adattandola al contesto italico. Entrambe le forme condividevano una natura popolare, l’uso di maschere e una forte attenzione alla comicità fisica.
Il vero erede delle farse atellane è la Commedia dell’Arte, fiorita in Italia nel XVI secolo. Questo genere teatrale, basato sull’improvvisazione e su personaggi fissi (le cosiddette “maschere”), riprendeva molti elementi delle atellane. Tra i personaggi più famosi della Commedia dell’Arte spicca Pulcinella, una figura napoletana che incarna tratti del vecchio Maccus: goffo, goloso e con una gobba, prototipo del servo sciocco ma astuto.
La Commedia dell’Arte non solo mantenne viva la tradizione delle maschere e dell’improvvisazione, ma la esportò in tutta Europa, influenzando profondamente il teatro moderno. Personaggi come Arlecchino, Pantalone e Colombina sono diventati icone universali della comicità.
La tradizione di Pulcinella non si limitò alla Commedia dell’Arte. Nel XVII secolo, a Napoli, nacque il teatro delle guarattelle, una forma di spettacolo con pupazzi che aveva come protagonista proprio Pulcinella. Il nome “guarattelle” deriva da guarra, il bastone usato per muovere i pupi.
Queste rappresentazioni del teatro di figura rappresentano una sintesi tra la tradizione popolare napoletana e l’eredità delle farse atellane. Pulcinella, con la sua maschera nera e il naso adunco, è il simbolo di una comicità che affonda le radici nell’antico mondo osco-romano, ma che si è adattata ai tempi, mantenendo intatta la sua vitalità.
Dalle farse atellane alle guarattelle, il teatro popolare italiano ha dimostrato una straordinaria capacità di adattamento e sopravvivenza. Questa tradizione, nata in epoca antica, ha attraversato il Medioevo, il Rinascimento e l’età moderna, arrivando fino ai giorni nostri. Oggi, Pulcinella e le maschere della Commedia dell’Arte sono ancora presenti nel nostro immaginario collettivo, testimoni di una cultura teatrale che ha saputo unire il sacro e il profano, il comico e il tragico, il locale e l’universale.
Le farse atellane non furono solo un fenomeno teatrale, ma un vero e proprio patrimonio culturale che ha plasmato l’identità performativa italiana. Attraverso secoli di trasformazioni, questa tradizione ha mantenuto intatta la sua essenza: la capacità di ridere delle debolezze umane, di raccontare storie universali e di unire il pubblico in un’esperienza condivisa. Oggi, mentre guardiamo una rappresentazione di Pulcinella o una commedia moderna, possiamo ancora percepire l’eco lontana delle antiche farse osche, un ponte tra passato e presente.
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