Pizzetti · Ghedini: Opere corali sacre. Il nuovo cd del Coro Euridice diretto da Pier Paolo Scattolin
Esce per Tactus, Pizzetti · Ghedini: Opere corali sacre, il nuovo lavoro dello storico Coro Euridice di Bologna diretto da Pier Paolo Scattolin, si presenta come un'immersione profonda nella musica sacra e corale italiana del Novecento.
Il Coro Euridice di Bologna nel pubblicare questo cd realizza uno dei propri obiettivi riguardanti la divulgazione di alcune opere corali di due autori: Ildebrando Pizzetti (Parma 1880 – Roma 1968) e Giorgio Federico Ghedini (Cuneo 1892 – Genova Nervi 1965) che sono al vertice della storia della musica corale italiana del xx secolo; capolavori purtroppo raramente presenti nei programmi concertistici e di conseguenza poco conosciuti.
Queste composizioni sono orientate su versanti stilistici molto diversi, ma la loro qualità musicale delinea un preciso profilo della profondità espressiva e della consistenza estetica della musica corale italiana dei primi del ‘900.
L'imponente struttura polifonica del Requiem di Pizzetti e il «neomadrigalismo» (così definito da Massimo Mila) adottato da Giorgio Federico Ghedini sono basati rispettivamente sulle suggestioni del canto gregoriano e sui moduli stilistici del patrimonio compositivo rinascimentale, il cui recupero costituisce il cardine fondante di questa musica.
Il disco rappresenta un'immersione profonda nella musica sacra e corale italiana del Novecento. Entrambi i compositori, figure di spicco nel panorama musicale italiano del XX secolo, sono qui celebrati attraverso una selezione di opere che mettono in luce la loro maestria nel trattare il coro e la parola sacra.
Pizzetti, noto per il suo approccio lirico e drammatico, è rappresentato in questo disco con l'imponente Messa di Requiem che evidenzia in modo tangibile la sua capacità di fondere testo e musica in un'unica espressione artistica. Una delle opere più significative e profonde, nonché un capolavoro della musica sacra del Novecento che riflette la sensibilità di Pizzetti per il testo sacro e la sua capacità di coniugare tradizione liturgica e linguaggio musicale moderno.
Scritta in un periodo di grande fermento culturale e spirituale in Italia, segnato dalla fine della Prima Guerra Mondiale e dalla ricerca di una nuova identità artistica, il compositore si ispirò ai testi liturgici del Requiem per creare un'opera che fosse al tempo stesso solenne e intima, riflettendo il dolore per i defunti e la speranza nella resurrezione.
La musica è caratterizzata da un linguaggio armonico ricco e complesso, che combina elementi della tradizione polifonica rinascimentale con influenze moderne. Le dissonanze sono usate con parsimonia, ma in modo efficace, per creare un'atmosfera di profonda spiritualità e drammaticità. La scrittura corale è particolarmente raffinata, con un uso sapiente delle voci per creare effetti di luce e ombra, di tensione e rilascio.
Di Pizzetti viene universalmente riconosciuta l'abilità nel creare melodie di grande bellezza e intensità emotiva, con linee vocali fluide e cantabili, ma allo stesso tempo ricche di espressività. La polifonia è utilizzata in modo magistrale, con voci che si intrecciano in un dialogo continuo, creando un tessuto sonoro complesso e suggestivo.
L'opera si apre con un'introduzione solenne e meditativa, che stabilisce immediatamente il tono di preghiera e riflessione. Il Dies irae tradizionalmente drammatico e potente, viene trattato da Pizzetti con una tensione contenuta, ma profondamente emotiva ricercando un'atmosfera di attesa e timore reverenziale. L'Agnus Dei, che conclude la messa, è particolarmente toccante, con una melodia dolce e rassegnata che esprime la speranza nella pace eterna.
Insomma un'opera che unisce profondità spirituale e maestria compositiva; non solo una preghiera per i defunti, ma anche una meditazione sulla vita, la morte e la speranza nella resurrezione. Il Coro Euridice ne riesce a catturare la profondità spirituale con un'interpretazione che bilancia perfettamente la solennità del testo con la fluidità della linea melodica; ne evidenzia l'architettura sonora riuscendo a trasmettere un senso di pace e consolazione, pur senza nascondere il dolore e la solennità del momento.
Ghedini, dal canto suo, offre un contrasto interessante con Pizzetti. La sua musica, pur radicata nella tradizione italiana, si distingue per un approccio più moderno e sperimentale, con un uso innovativo delle armonie e delle strutture corali. Le opere del compositore cuneese presenti nel disco mostrano una grande attenzione al dettaglio e una ricerca timbrica che la formazione bolognese interpreta con precisione e sensibilità. La resa delle dinamiche e dei colori vocali è particolarmente apprezzabile, evidenziando la versatilità del coro.
Mi volevo soffermare su quello che in ambito polifonico si è indicato con il termine di "neomadrigalismo", un movimento musicale del XX secolo che riprende e rielabora le forme e gli stili del madrigale rinascimentale, adattandoli al linguaggio musicale moderno. Ebbene Ghedini fu una delle figure chiave di questo movimento, insieme ad altri autori come Goffredo Petrassi, che ricordo fu maestro di Ennio Morricone, e Luigi Dallapiccola. Ghedini, pur essendo meno conosciuto rispetto ad alcuni suoi contemporanei, ha contribuito in modo significativo alla rinascita del madrigale in chiave moderna, fondendo tradizione e innovazione.
Ghedini si ispira ai madrigali del Cinquecento e Seicento, in particolare a compositori come Claudio Monteverdi e Carlo Gesualdo. Tuttavia, non si limita a imitarli, ma ne rielabora lo stile in modo personale. Egli utilizza testi poetici di alto livello, spesso tratti dalla letteratura italiana, come quelli di Petrarca o Tasso, mantenendo un forte legame con la tradizione letteraria del madrigale.
Pur partendo dalla tradizione, Ghedini introduce elementi moderni, come armonie dissonanti, ritmi complessi e un uso innovativo delle voci. Questo crea un contrasto affascinante tra il passato e il presente. La struttura polifonica del madrigale viene di fatto mantenuta, ma arricchita con nuove sonorità e tecniche compositive tipiche del Novecento. Resta evidente la sua capacità di esprimere emozioni intense: i suoi madrigali moderni spesso hanno un carattere drammatico, con un uso sapiente delle dinamiche e dei colori vocali per sottolineare il significato del testo. Una musica ricca di contrasti, con momenti di grande lirismo alternati a passaggi più cupi e introspettivi.
Come nel madrigale rinascimentale, il testo è centrale nella musica di Ghedini. Il compositore presta grande attenzione alla declamazione delle parole, cercando di esaltarne il significato e la musicalità intrinseca. L'uso della polifonia permette di creare un dialogo tra le voci, che si intrecciano per esprimere le sfumature del testo.
Anche in questo caso, lo storico Coro Euridice, si conferma un ensemble di alto livello, capace di affrontare con maestria il repertorio sacro e corale del Novecento italiano. La direzione attenta e precisa di Scattolin, guida la formazione attraverso le complessità armoniche e strutturali di queste intense opere, attraverso un intonazione impeccabile ed una resa delle sfumature dinamiche e delle sfaccettature emotive particolarmente apprezzabile.
La qualità della registrazione è eccellente, con un suono pulito e ben bilanciato che permette di apprezzare ogni dettaglio delle partiture. L'acustica scelta per la registrazione valorizza il coro, creando un'atmosfera che ricorda quella di una chiesa, perfetta per il repertorio sacro.
Pizzetti · Ghedini: Opere corali sacre è un must per gli appassionati di musica corale italiana del Novecento e per chiunque voglia approfondire la conoscenza di due grandi maestri di questo intenso periodo storico. Il Coro Euridice raggiunge l'obiettivo attraverso un'interpretazione raffinata e coinvolgente, rendendo giustizia alla complessità e alla bellezza delle opere proposte. Un'ottima aggiunta al ricco catalogo di Tactus e a tutta la discografia dedicata alla musica sacra e corale italiana.
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