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Divino Spirito: itinerari storici, religiosi e antropologici. Il vino come simbolo culturale e spirituale al centro di un dialogo tra religioni, storia e identità

Il 26 maggio 2025, Palazzo Valentini, ospiterà l’incontro “Divino Spirito: itinerari storici, religiosi e antropologici”. L’evento, moderato da Emanuela Panke, presidente di Iter Vitis, esplorerà il ruolo del vino come simbolo transculturale, analizzandone le dimensioni spirituali, rituali e identitarie attraverso un approccio multidisciplinare.



L’incontro “Divino Spirito: itinerari storici, religiosi e antropologici”, che si terrà il 26 maggio 2025 presso Palazzo Valentini a Roma, si propone come un evento di particolare rilevanza per la riflessione sul vino quale simbolo universale e polisemico, capace di attraversare secoli, culture e fedi. Promosso da Iter Vitis – Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa, in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata e il Comune di Roma Capitale, il convegno riunisce studiosi, teologi e rappresentanti religiosi per esplorare il ruolo del vino nei suoi molteplici significati: storico, rituale, identitario e spirituale

Il vino, da sempre carico di valenze simboliche, sarà il protagonista di una riflessione corale sul suo significato nelle culture  religiose, nei riti spirituali e nelle tradizioni identitarie: un percorso tra sacro e profano che lo racconta come simbolo culturale e spirituale, capace di generare dialogo tra civiltà e fedi  diverse.

La scelta di Palazzo Valentini, sede di un complesso archeologico che include domus imperiali e un tempio dedicato a Traiano e Plotina, non è casuale. Il sito, riportato alla luce nel 2005 e valorizzato da ricostruzioni multimediali, incarna il legame tra passato e presente, tema centrale dell’evento. Come sottolineato da Panke, il vino rappresenta un “filo rosso” che unisce civiltà, dalla mitologia classica alle liturgie contemporanee, fungendo da catalizzatore di dialogo interreligioso e culturale.

Dalla domesticazione della vite nel Neolitico fino alla centralità del vino nella cultura mediterranea, questa bevanda ha assunto molteplici valenze simboliche. Nelle religioni monoteiste, il vino è spesso associato ai doni divini, alla gioia e alla comunione, come testimoniano numerosi passi dell’Antico Testamento e la sua presenza nei banchetti sacri. Nell’antico Egitto, la vite e il vino erano considerati strumenti di pacificazione e rinascita, come narra il mito di Ra e Sekhmet, dove il vino diventa veicolo di trasformazione e riconciliazione.

Il vino, inoltre, si fa elemento di coesione sociale e rito di ospitalità: la vendemmia, ancora oggi, è vissuta come un rituale collettivo, un momento di comunione che unisce le persone in un’esperienza di lavoro e festa, in cui il vino non manca mai. Bere insieme, nelle società pastorali come in quelle urbane, è un gesto che sancisce l’appartenenza e la solidarietà, un rito che si rinnova nei cicli della vita e dell’anno.

Le tematiche degli interventi offrono un’analisi critica, a partire da Dioniso e la polis: radici classiche del vino, a cura di Marcella Pisani (Università di Roma Tor Vergata) che vuole ripercorrere il culto di Dioniso, divinità del vino e dell’estasi, evidenziando come il simposio greco fosse non solo un rituale religioso, ma anche un momento di coesione sociale. Il vino, elemento di mediazione tra umano e divino, strutturò l’identità delle città-stato, influenzando persino la politica ateniese. 

Ernesto Di Renzo (Tor Vergata) analizzerà l’ambivalenza del vino nell’arte e nella letteratura, dal Bacco di Caravaggio alle metafore bibliche. Tra sacro e profano scopriremo come la bevanda oscilli tra celebrazione e condanna, incarnando la dualità della natura umana.

Mons. Vittorio Gepponi (Diocesi di Perugia) approfondirà il vino come “sangue di Cristo” nella teologia cattolica, ricordando che, sebbene i Vangeli sinottici evitino il termine vino, il calice eucaristico rimanda alla Nuova Alleanza. David Palterer (Accademia delle Arti del Disegno di Firenze) illustrerà la coppa del Kiddush nell’ebraismo, strumento di santificazione dello Shabbat e simbolo di liberazione, collegandolo al versetto “Ricorda il giorno del Sabato per santificarlo” (Esodo 20:8).

Davide Rosso (Fondazione Valdese) traccerà il ruolo del vino nella Riforma protestante, dove l’accesso al calice da parte dei laici divenne atto di ribellione contro l’autorità papale. Citando esempi del XVII secolo, ha mostrato come comunità valdesi usassero il vino per preservare l’identità durante l’esilio.

Un rappresentante della chiesa ortodossa relazionerà su Il calice nella Divina Liturgia bizantina: iconografia, mistica e prassi comunitaria, svelandone il simbolismo, dove il vino, trasformato nel sangue di Cristo, unisce i fedeli in una “comunione ontologica”. L’iconografia del calice, spesso associata alla Theotókos (Madre di Dio), riflette l’unione tra cielo e terra.

L’evento si inserisce nel quadro degli itinerari culturali europei, in particolare di Iter Vitis, riconosciuto dal Consiglio d’Europa nel 2009 come percorso volto a valorizzare il paesaggio vitivinicolo e la cultura della vite quale patrimonio comune dell’Europa mediterranea. La vinificazione, infatti, ha contribuito nei secoli alla costruzione delle identità nazionali e della cittadinanza europea, promuovendo la biodiversità e la trasmissione di saperi tecnici e simbolici.

Il vino diviene così “messaggio territoriale”, capace di raccontare storie di migrazioni, scambi culturali e trasformazioni sociali. Viaggiare lungo le rotte del vino significa scoprire non solo tecniche agricole e tradizioni gastronomiche, ma anche miti, riti e simboli che hanno plasmato la memoria collettiva europea.

L’iniziativa si concluderà con un brindisi simbolico, a suggello del messaggio di condivisione e dialogo tra civiltà che il vino incarna da millenni. Il vino, dunque, si conferma non solo come prodotto della terra e dell’ingegno umano, ma come autentico patrimonio culturale immateriale, capace di generare ponti tra popoli, religioni e generazioni. 

In un’epoca di globalizzazione, crisi identitarie e, nondimeno, di attacchi ideologici al consumo moderato, riscoprire il valore simbolico e comunitario del vino significa anche promuovere una cultura della pace, dell’accoglienza e della biodiversità, nel segno di una memoria che si rinnova e si trasmette. Iniziative come Divino Spirito ribadiscono l’urgenza di difendere una tradizione millenaria, radicata nelle Scritture e nell’antropologia. Come scrisse Primo Levi: “Il vino è una cosa buona, e come tutte le cose buone vuole rispetto”.

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