Dell’antico il segno: Gaffurio e Palestrina in dialogo. Il Coro Polifonico Franchino Gaffurio in concerto per il cinquecentenario del "Princeps Musicae"
Domenica 25 maggio 2025, alle ore 19:00, la Cappella delle Figlie di Maria Immacolata presso l’Istituto Giovanni Paolo II di Ostia Lido ospiterà il concerto I Principi della musica: Franchino Gaffurio incontra Giovanni Pierluigi da Palestrina. Protagonista sarà il Coro Polifonico Franchino Gaffurio, diretto da Lucia Converio, in un viaggio sonoro dal Quattrocento al Rinascimento maturo, tra la severa eleganza di Gaffurio e l’armonia perfetta di Palestrina.
L’evento, in occasione del cinquecentenario del "Princeps Musicae", propone un dialogo audace e suggestivo: accostare le composizioni di Franchino Gaffurio (1451–1522), teorico e compositore dell’Umanesimo musicale, a quelle di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525–1594), sommo artefice della polifonia rinascimentale. Sono due mondi in risonanza, due visioni della musica sacra che, pur distanti nel tempo, rivelano sorprendenti connessioni.
Per Lucia Converio, il concerto è un omaggio alla continuità della tradizione: «Non possiamo comprendere Palestrina senza conoscere ciò che lo precedette. Qui riscopriamo il filo di idee che si trasformano, pur restando radicate nella spiritualità».
Maestro di cappella del Duomo di Milano, Gaffurio fu un pioniere nel coniugare teoria greca e pratica compositiva. La sua musica, plasmata dall’armonia numerica classica, incanta per rigore geometrico e senso architettonico. Attraverso traduzioni di Tolomeo e Aristide Quintiliano – seppur criticate per imprecisioni – riscoprì la scienza degli antichi modi, gettando basi decisive per la teoria rinascimentale.
Nella Practica musicae e nel De harmonia musicorum instrumentorum opus teorizzò l’unità modale, principio poi sviluppato da Gioseffo Zarlino. Quest’ultimo, nel trattato Le istituzioni armoniche (1558), sistematizzò i modi ecclesiastici e la triade come armonia perfetta, anticipando la dicotomia maggiore/minore.
Se Gaffurio rappresenta la musica come scientia, Palestrina ne incarna l’ars perfetta. Nella Missa Papae Marcelli ad esempio e in molti dei suoi mottetti, il principe della polifonia applicò le teorie dei predecessori con maestria inedita: l’uso di terze e seste (già legittimate da Gaffurio), la coerenza modale e l’equilibrio tra testo e struttura elevano la liturgia a sublime esperienza estetica.
Come nota Cristle Collins Judd in Reading Renaissance Music Theory, «in Palestrina la teoria modale sopravvive come matrice viva, guida invisibile di scelte melodiche e contrappuntistiche». Pur ereditando la lezione di Gaffurio, il compositore se ne distacca nello scopo: non più dimostrare l’armonia cosmica, ma esaltare la chiarezza del messaggio sacro.
Come accennavo, non mancarono le riserve su Gaffurio: Zarlino lo giudicò troppo legato all’autorità greca, mentre Nicola Vicentino ne contestò le classificazioni modali. Eppure, la sua influenza fu capillare: dalla Scuola veneziana di Willaert (maestro di Zarlino) ai Gabrieli, da De Rore a Victoria, fino a Di Lasso e Marenzio, generazioni di compositori attinsero al suo pensiero.
Il Coro Polifonico Franchino Gaffurio - storica formazione dedita alla riscoperta del teorico lombardo - propone un programma che svela l’evoluzione del linguaggio musicale. Accanto alla forza archetipica di Gaffurio, risplenderà la modernità di Palestrina, le cui radici affondano proprio in quelle regole armoniche.
Due secoli, due sensibilità: ma in entrambi risuona la convinzione che la musica, pur "arte sublunare", tragga la sua misura dal cielo. Un invito ad ascoltare, oltre la perfezione palestriniana, l’eco delle proporzioni celesti care a Gaffurio - perché in quel dialogo si dischiude l’essenza del Rinascimento musicale italiano.
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