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La bionda tardiva di Trebisacce: l’arancia che si coltiva nelle “vigne” diventa Presidio Slow Food

Sulla costa ionica calabrese, dove il mare incontra le montagne del Pollino, esiste un’arancia che sfida le stagioni e la storia. È la bionda tardiva di Trebisacce, una varietà unica che, a differenza delle arance più comuni, matura tra maggio e giugno, quando gli agrumi sono ormai un ricordo sulle tavole italiane. Oggi questo frutto è stato riconosciuto come Presidio Slow Food, simbolo di una rinascita agricola e culturale che racconta la resilienza di un territorio e della sua comunità.

Arancia bionda tardiva di Trebisacce, ph. Archivio Slow Food Magna Graecia

A Trebisacce, piccolo comune della provincia di Cosenza, gli aranci crescono in terreni chiamati ancora oggi “vigne”. Un nome che ricorda il passato: qui, fino all’Ottocento, dominavano i vigneti, poi spazzati via dalla fillossera, il parassita che devastò le viti di mezza Europa. Gli agricoltori scelsero allora di piantare aranci biondi, trasformando il paesaggio e la vocazione produttiva della zona.

Oggi queste vigne coprono circa 90 ettari, ma sono frammentate in oltre 650 piccoli appezzamenti, molti dei quali minuscoli, secondo l’antica unità di misura locale detta “cozza”, pari a soli 100 metri quadrati. Il microclima, protetto dalle montagne e accarezzato dalle brezze del mar Ionio, favorisce una maturazione lenta e completa del frutto, che acquisisce una dolcezza e una succosità straordinarie. “Con una sola arancia si ottiene un bicchiere di spremuta”, racconta Caterina Diana, referente Slow Food del Presidio.

Negli anni Trenta, la bionda tardiva di Trebisacce conquistò una medaglia di vermeil a una mostra nazionale a Palermo, testimoniando la qualità e la fama raggiunte dal prodotto. Per decenni, la coltivazione delle arance garantì reddito e lavoro a molte famiglie. Ma la frammentazione dei terreni e l’abbandono progressivo delle campagne hanno portato, negli ultimi anni, a una drastica riduzione della produzione: oggi solo otto produttori coltivano attivamente circa quattro ettari, mentre molte vigne sono lasciate a sé stesse.

Nonostante la trascuratezza, alcune piante continuano a fruttificare, memoria vivente di una tradizione che rischiava di svanire. “Per i trebisaccesi l’arancia bionda non è solo un frutto, ma il simbolo della nostra terra e delle nostre radici”, ricorda Nicola Perrone, portavoce dei produttori.

Il riconoscimento come Presidio Slow Food rappresenta una svolta: non solo protegge una varietà a rischio, ma crea una rete di produttori, cuochi e consumatori impegnati nella valorizzazione della biodiversità calabrese. “Il frutto matura sulla pianta, senza passare per i frigoriferi”, sottolinea Alberto Carpino, responsabile dei Presìdi Slow Food in Calabria, a garanzia di freschezza e qualità.

La bionda tardiva di Trebisacce non è destinata solo alle spremute estive: la sua polpa dolce e la buccia sottile la rendono ideale per marmellate, crostate, sorbetti, ma anche per piatti salati come risotti, taralli e frese, senza dimenticare le possibili applicazioni cosmetiche.

Il Presidio Slow Food, sostenuto dal progetto Savoring Sustainability e da Slow Food Magna Graecia, punta a invertire il declino di un’area oggi in parte abbandonata, restituendo dignità e prospettiva a una produzione che racconta la storia, la cultura e la biodiversità di un intero territorio.

La rinascita della bionda tardiva di Trebisacce è una scommessa sulla memoria e sull’innovazione: un esempio di come la tutela delle tradizioni agricole possa diventare motore di sviluppo sostenibile e di comunità.

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