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Vox Feminae, voci dal gineceo del XVII secolo. Tra filologia e rivoluzione, Les Kapsber’girls dedicano un album alle compositrici barocche

Dopo aver esplorato repertori italiani ("Che fai tù?") e francesi ("Vous avez dit brunettes?"), le Les Kapsbergirls, giovane ensemble fondato dalla liutista Albane Imbs, dedicano il loro terzo album, "Vox Feminae", alle compositrici barocche. Valorizzando talenti nascosti, propongono opere di Strozzi, Leonarda, Quinciani, Caccini, Bembo e Campana, eccezionali figure la cui arte è finalmente riscoperta.


L’album Vox Feminae per Alpha Classics, delle Les Kapsber’girls non è una semplice raccolta di madrigali barocchi: è un manifesto sonoro che restituisce voce a una storia musicale censurata. Sotto la direzione della liutista Albane Imbs, l’ensemble francese - formato nel 2015 e composto da Alice Duport-Percier (soprano), Axelle Verner (mezzosoprano), Garance Boizot (viola da gamba) e la stessa Imbs agli strumenti a pizzico - si unisce all’arpista Pernelle Marzorati per un viaggio nelle opere di compositrici italiane del Seicento, intervallate da pagine strumentali del loro “patrono” ideale, Giovanni Girolamo Kapsberger.  

L’album costruisce un dialogo tematico tra sofferenza femminile, resistenza e pace interiore, riflesso nelle vite delle autrici: Antonia Bembo (1643–1715), fuggita da un marito violento a Venezia per trovare protezione alla corte di Luigi XIV; Barbara Strozzi (1619–1677), figlia del poeta Giulio Strozzi, che ne promosse il talento in una Venezia maschilista; Lucia Quinciani (1566–1611) e Isabella Leonarda (1620–1704), esempi rari di pubblicazione femminile in un’epoca di silenzio imposto.  

Come nota Edward Breen (Gramophone), le Kapsber’girls rifiutano la "purezza sterilizzata" a favore di un approccio fisico ed emotivo. L'ironia performativa in Canto di bella bocca di Strozzi, Axelle Verner sussurra "Con passaggio veloce" invece di cantarlo, beffandosi delle convenzioni virtuosistiche. Le contaminazioni stilistiche come l’uso della tripla arpa celtica di Marzorati nei brani di Kapsberger (es. Corrente quarta) evoca sonorità popolari, ricordando l’ispirazione dell’ensemble alle tradizioni orali e le dinamiche polarizzate che nel passaggio brusco da pianissimi evanescenti (Bembo) a fortissimi percussivi (Leonarda) diventa metafora della condizione femminile barocca, sospesa tra silenzio e grido.  

Esemplare Habbi pietà di me di Antonia Bembo in cui il lamento in forma di monodia accompagnata (soprano e continuo) incarna il dolore esistenziale: "Habbi pietà di me, / Non mi lasciar morir!". La linea vocale, sostenuta da un basso ostinato, evoca la prigionia emotiva della Bembo. L’interpretazione di Duport-Percier, usando un espressione squisitamente barocca, fonteggia tra disperazione e supplica, con un uso del parlato cantato che anticipa il recitar cantando monteverdiano.  

Che si può fare? di Barbara Strozzi, definito da Clive Paget (Gramophone) un "lamento lussureggiante", è costruito su un basso cromatico discendente che simula il pianto. L’intervento del gamba di Boizot crea un contrappunto angosciato al canto, mentre la voce di Duport-Percier esplode sul verso "fuoco di pene" con un crescendo drammatico che trasforma il dolore in atto di denuncia.  

In netto contrasto con i toni elegiaci, Ad arma, o spiritus di Isabella Leonarda: una chiamata alle armi -  rara in una compositrice barocca - che viene resa dalle Kapsber’girls come un inno di resistenza. Le voci si intrecciano a strumenti a pizzico in ritmi marziali, suggerendo un’allegoria della battaglia per l’autodeterminazione.  

Udite lagrimosi spiriti d’Averno, di Lucia Quinciani, unica opera sopravvissuta della compositrice veronese, chiude l’album con un epitaffio sonoro. L’ensemble sceglie un’esecuzione spoglia: la voce dialoga con il liuto in un dialogo ultraterreno, simbolo della fragilità della memoria femminile nella storiografia musicale.  

Oltre il merito musicologico, l’album è un atto politico: restituisce corporeità a opere sepolte da secoli di pregiudizi. Queste compositrici non erano eccezioni, ma parte di un iceberg sommerso. L’interpunzione dei brani di Kapsberger - qui non come tributo ma come contrappunto maschile simbolico - ricorda che la storia della musica è un dialogo possibile solo se tutte le voci risuonano.  

Vox Feminae è disponibile dal 30 aprile 2025. Un ascolto indispensabile per comprendere che la "riscoperta" delle donne compositrici non è una moda, ma una restituzione di giustizia storica.  

"Non è la moltitudine... quella che alle composizioni di alcun secolo dona grido e autorità, ma sono pochissimi uomini" scriveva Pietro Bembo. Oggi, quelle "voci poche" includono finalmente anche le donne.

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