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Lagrime di San Pietro, la spiritualità di Orlando di Lasso apre il Caracalla Festival 2025, tra sacro e profano

Dal 3 giugno al 7 agosto si snoda la proposta del Caracalla Festival 2025, intitolato “Tra sacro e umano”, che comprende opera, musica sacra, musical, danza, concerti e incontri. Tante le novità in programma, a partire dalle locations: alle tradizionali Terme di Caracalla infatti, per la prima volta viene affiancata la Basilica di Massenzio. La più grande basilica civile del centro monumentale di Roma, costruita all’inizio del IV secolo, è quindi per la prima volta sede di messinscene operistiche.


Torna il Caracalla Festival, la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma, che si svolge sullo sfondo delle maestose Terme di Caracalla e, per la prima volta, nella suggestiva cornice della Basilica di Massenzio. Questa edizione, affidata alla direzione di Damiano Michieletto, si presenta con il titolo “Tra Sacro e Umano” e propone un ricco cartellone di appuntamenti tra opera, musica sacra, musical, danza, concerti e incontri.

Il Festival si distingue per la capacità di coniugare la grande tradizione musicale con l’innovazione, proponendo un cartellone che spazia dall’opera alla musica sacra, dalla danza al musical, fino ai concerti pop. L’apertura affidata alle Lagrime di San Pietro rappresenta un ponte ideale tra sacro e umano, tra passato e presente, tra la Roma antica e la città contemporanea, offrendo un’esperienza unica di arte e spiritualità.

Quattro le nuove produzioni: La Resurrezione di Händel, La traviata di Verdi, Don Giovanni di Mozart e West Side Story di Bernstein, tutte affidate a nomi della “nuovelle vague” della regia operistica internazionale come Ilaria Lanzino, Sláva Daubnerová, Vasily Barkhatov e lo stesso Damiano Michieletto. Per West Side Story poi, sale sul podio il Direttore musicale dell’Opera di Roma Michele Mariotti. La danza vede il Corpo di Ballo del Teatro, diretto da Eleonora Abbagnato, impegnato in una serata con due grandi classici contemporanei: il Bolero di Ravel firmato da Maurice Béjart e Le Sacre du printemps di Stravinskij con la celeberrima coreografia di Pina Bausch, per la prima volta realizzata da una compagnia di balletto italiana. A queste si affianca l’immancabile serata Roberto Bolle and Friends. Chiude il cartellone La Pasión según San Marcos del compositore argentino Osvaldo Golijov, creata nel 2000 per l’anniversario bachiano che, oltre a un successo planetario, vanta due incisioni e una nomination ai Grammy Awards. Variegata anche quest’anno l’offerta di musica pop che precede il cartellone curato da Damiano Michieletto: i concerti iniziano già da martedì 3 giugno. Tra le prime conferme nomi come Antonello Venditti, Alessandra Amoroso, Fiorella Mannoia e Giovanni Allevi.

Dopo gli attesi concerti pop che anticipano il festival, al via domenica 29 giugno, giorno dei SS. Pietro e Paolo, festa patronale della Città di Roma, la serata inaugurale in programma alla Basilica di Massenzio e intitolata “La gioia interiore”, vede protagonista l’esecuzione del ciclo di madrigali per sette voci Lagrime di San Pietro di Orlando di Lasso che rappresentano l’ultima e più intensa opera del compositore fiammingo, composta nel 1594 e pubblicata postuma nel 1595. Lasso la dedicò a Papa Clemente VIII poche settimane prima della morte, rendendo questo ciclo di 20 madrigali e un mottetto conclusivo non solo un testamento artistico, ma anche spirituale. La struttura musicale è ricca di simbolismi: scritta per sette voci, richiama i sette dolori della Vergine Maria e utilizza sette dei modi gregoriani, lasciando volutamente incompleto l’ottavo, a simboleggiare l’imperfezione umana. Il mottetto finale, Vide homo, quae pro te patior, dà voce a Cristo stesso, che si rivolge direttamente all’umanità, chiudendo il ciclo con una riflessione universale sul senso del sacrificio e della misericordia.

Le poesie di Luigi Tansillo, su cui si basa l’opera, raccontano il dolore di San Pietro dopo il rinnegamento di Cristo, offrendo una profonda meditazione sul pentimento e la redenzione. Un appuntamento questo che alterna riflessione spirituale e musica, e vuol essere un segno di accoglienza e dialogo nei confronti dei pellegrini e del Giubileo. 

La scelta di inaugurare il festival con le Lagrime di San Pietro non è casuale: l’opera è considerata uno dei vertici della polifonia rinascimentale, una summa dello stile di Lasso, capace di fondere la raffinatezza madrigalistica con la profondità spirituale. L’esecuzione nella suggestiva cornice della Basilica di Massenzio, con l’innovativo contributo dei live electronics di Vittorio Montalti, promette di restituire al pubblico non solo la bellezza originaria della partitura, ma anche una nuova dimensione sonora, in dialogo con la contemporaneità e il tema del Giubileo. La presenza di Vito Mancuso, teologo e comunicatore, arricchisce la serata con una riflessione sul tema della riconciliazione e della spiritualità, sottolineando il valore di accoglienza e dialogo che il festival vuole offrire ai pellegrini e ai cittadini di Roma in questo anno speciale.

Il primo appuntamento con il teatro musicale è martedì 1° luglio a Massenzio con il più romano degli oratori di Händel: La Resurrezione. Il compositore era a Roma nel 1708 quando ricevette la commissione di un grande Oratorio sacro per la Pasqua da parte del marchese Francesco Maria Marescotti Ruspoli, che lo volle fin da subito eseguire nella forma di una grandiosa messa in scena nel suo palazzo. Il tema affrontato è altamente simbolico: l’azione si svolge tra il Venerdì Santo e la Pasqua, e alterna gli scontri tra Lucifero e l’Angelo con le profonde meditazioni di Maria Maddalena, Maria di Cleofe e San Giovanni Evangelista. Una lotta tra la fede e la sua assenza, tra l’entusiasmo e il cinismo nell’esistenza di oggi. Nata a Pisa, Lanzino è al suo debutto in Italia, dopo essersi formata e aver lavorato molto all’estero, soprattutto in Germania, dove insegna Dramma all’Università di Musica di Würzburg. La direzione musicale è affidata a uno specialista del repertorio barocco come George Petrou. Protagonisti sul palco sono Sara Blanch (Angelo), Ana Maria Labin (Maddalena), Teresa Iervolino (Cleofe), Charles Workman (San Giovanni) e Giorgio Caoduro (Lucifero). Repliche il 2, 4 e 5 luglio.

Nell’estate del 2022 Damiano Michieletto ha realizzato per il Caracalla Festival un’apprezzata edizione di Mass di Leonard Bernstein. Proprio allora, prima del suo coinvolgimento nella creazione del cartellone estivo dell’Opera di Roma 2025, è nata l’idea di affidargli un nuovo allestimento del più celebre musical del compositore americano: West Side Story. Sabato 5 luglio arriva quindi sulle scene delle Terme di Caracalla il nuovo spettacolo, con il Direttore musicale della Fondazione capitolina Michele Mariotti sul podio, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti e le coreografie di Sasha Riva e Simone Repele. Protagonista un cast internazionale che mescola artisti americani con eccellenze del musical italiano e vede Sofia Caselli nel ruolo di Maria e Marek Zurowski in quello di Tony. Lo spettacolo esalta gli aspetti più umani della vicenda, come l’impulsività e l’irrazionalità, e sottolinea il contrasto tra il sogno della tolleranza e dell’inclusività con la povertà e l’impossibilità di realizzare i propri desideri, compresi quelli sentimentali. Repliche il 9, 10, 13 e 17 luglio.

Uno sguardo femminile sulla storia di una delle più celebri donne dell’opera. È La traviata di Verdi affidata alla regista slovacca Sláva Daubnerová, in programma a Caracalla da sabato 19 luglio. Regista e performer, pioniera del teatro sperimentale slovacco e attiva in tutta Europa, Daubnerová porta per la prima volta in Italia il suo linguaggio potente e autonomo, svincolato da etichette e libero. Sul podio è impegnato Francesco Lanzillotta, protagonista di successo nelle ultime stagioni capitoline, mentre sul palco nei panni di Violetta sale un’artista come Corinne Winters, già apprezzata a Roma come Madama Butterfly, Káťa Kabanová e Blanche nei Dialogues des Carmélites. Accanto a lei il tenore Piotr Buszewski (Alfredo) e l’eclettico baritono Luca Micheletti (Germont), nella scorsa stagione capitolina autore della regia de L’ultimo viaggio di Sindbad di Silvia Colasanti. Il Coro del Teatro è diretto da Ciro Visco. In scena anche il Corpo di Ballo diretto da Eleonora Abbagnato. Repliche il 23, 27 luglio e l’1, 2 e 3 agosto.

Andato in scena una sola volta nelle stagioni estive dell’Opera di Roma, nel 2002 in Piazza del Popolo, il Don Giovanni di Mozart arriva domenica 20 luglio nella cornice della Basilica di Massenzio, affidato allo sguardo innovativo e “incendiario” di Vasily Barkhatov, al suo debutto a Roma. La sua interpretazione di uno degli archetipi della cultura occidentale, volta a combinare tradizione e stupore, trova l’ideale complice nel baritono Roberto Frontali, che, al culmine della sua carriera, affronta per la prima volta il ruolo di Don Giovanni e propone un libertino maturo, impenitente e irredimibile fino alla fine dei suoi giorni. Sul podio è impegnato Alessandro Cadario, direttore in ascesa e cresciuto anche nelle ultime stagioni dell’Opera di Roma. Grandi protagonisti nel resto del cast, con Vito Priante come Leporello, Nadja Mchantaf nei panni di Donna Anna, Carmela Remigio in quelli di Donna Elvira e Anthony León come Don Ottavio. Il Coro del Teatro è diretto da Ciro Visco. Repliche il 22, 24 e 25 luglio.

Anche quest’anno torna la tradizionale serata di Roberto Bolle and Friends, a Caracalla per due appuntamenti: il 15 e 16 luglio. Le terme romane sono infatti una tappa imprescindibile dei tour dell’artista dal 2011. La serata è, come sempre, un viaggio nel repertorio classico e contemporaneo del balletto, in cui Bolle è accompagnato da grandi stelle internazionali.

Nella prospettiva di un sempre maggiore sviluppo artistico del Corpo di Ballo della Fondazione capitolina, diretto da Eleonora Abbagnato, il 30 e il 31 luglio a Caracalla i danzatori del teatro affrontano uno dei capisaldi della storia della danza contemporanea: Le Sacre du printemps di Stravinskij nella celebre coreografia ideata da Pina Bausch nel 1975, che proprio quest’anno compie cinquant’anni. Per la prima volta una compagnia del nostro Paese si confronta con uno dei maggiori lasciti artistici della grande coreografa tedesca, cui viene affiancato un altro capolavoro come il Bolero di Ravel nella versione realizzata nel 1961 da Maurice Béjart, che si rifà all’idea originale del pezzo. Guest star Friedemann Vogel, che torna a Caracalla dopo il successo della Nuit romaine del 2024. Protagonista anche l’Orchestra dell’Opera di Roma diretta da Ido Arad. A questi due si aggiunge un altro titolo contemporaneo entrato nel repertorio della Compagnia nella stagione 2022/23: Within the Golden Hour di Christopher Wheeldon. Balletto in un atto, considerato una delle migliori creazioni del coreografo britannico, è una poesia per quattordici danzatori sulla partitura per archi composta da Ezio Bosso.

Il Caracalla Festival 2025 si chiude con un brano sacro, La Pasión según San Marcos del compositore argentino Osvaldo Golijov, in programma al Teatro delle terme romane giovedì 7 agosto. La serata è una sintesi dei temi toccati nei vari appuntamenti in cartellone: sacro e umano, innovazione e tradizione, superamento del dualismo tra cultura “alta” e popolare. Golijov ricevette la commissione di questa Pasión per commemorare il 250esimo anniversario della morte di Bach. Non la accettò immediatamente: essendo ebreo, studiò prima per due anni il Nuovo Testamento. Ma il 5 settembre del 2000 il brano vide la luce a Stoccarda, accolto da una standing ovation di 25 minuti. Alex Ross sul ‘New Yorker’ scrisse che l’opera «cade come una bomba sulla credenza che la musica classica sia un’arte esclusivamente europea». Perché la vicenda evangelica è raccontata da un compositore argentino, nato da madre romena e da padre ucraino, vissuto in Israele e in America, influenzato dalle tradizioni musicali più diverse. Tutto questo confluisce mirabilmente nella sua Pasión según San Marcos, una pagina che abbatte steccati e supera ogni possibile etichetta, combinando stili provenienti tanto dall’America Latina quanto dall’Africa, proponendo un’esperienza artistica e spirituale senza limiti o confini. A dar corpo allo spirito di questa musica è chiamato il venezuelano Diego Matheuz, già interprete a Caracalla di Mass di Bernstein nel 2022, a capo delle masse artistiche dell’Opera di Roma, con il Coro diretto da Ciro Visco, cui si uniscono musicisti sudamericani e provenienti da culture diverse.

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