Ni Dufay, ni Binchois. The Works of Johannes Pullois. Una voce essenziale della polifonia franco-fiamminga del primo Quattrocento
Con Ni Dufay, ni Binchois, il Sollazzo Ensemble sotto la guida di Anna Danilevskaia restituisce al pubblico e alla critica una voce essenziale della polifonia franco-fiamminga del primo Quattrocento: Johannes Pullois. Attraverso una scelta di repertorio rara e una chiarezza interpretativa rigorosa, questa registrazione emerge come una delle uscite discografiche più significative dell’anno nella musica antica, integrando prime mondiali e una spiccata attenzione filologica.
Pullois (attivo tra gli anni 1430 e 1460) è figura documentata nelle corti borgognona e fiamminga, ma ha sempre occupato una posizione marginale rispetto a nomi canonici come Guillaume Du Fay e Gilles Binchois. L’idea curatoria dell’album è già esplicitata nel titolo: non si tratta di un semplice “omaggio”, bensì di una ridefinizione della centralità di Pullois nel panorama contrappuntistico nord-europeo del primo Quattrocento.
Ni Dufay, ni Binchois. The Works of Johannes Pullois, registrato e pubblicato per il catalogo della casa discografica belga Passacaille, fa parte della serie dedicata alla ricerca e alla diffusione della musica antica. La registrazione rientra inoltre nella Alamire Foundation Editions series, una collana promossa dall’Alamire Foundation in collaborazione con Passacaille, con l’obiettivo di riscoprire e valorizzare repertori storici attraverso progetti discografici di elevata qualità.
La registrazione comprende mottetti, credi e pezzi devozionali che, pur non essendo sempre noti al grande pubblico, costituiscono una testimonianza significativa dello sviluppo della polifonia a quattro voci. La scelta dei brani e l’ordine di successione mostrano una progressione formale e timbrica attentamente calibrata.
La performance del Sollazzo Ensemble è caratterizzata da una chiarezza testuale e timbrica che favorisce l’intelligibilità delle linee vocali in un repertorio notoriamente complesso. La direzione di Danilevskaia privilegia un fraseggio misurato e un equilibrio che mette in risalto le specificità contrappuntistiche di Pullois, senza cedimenti a rievocazioni timbriche anacronistiche.
L’uso degli strumenti - organo, strumenti a fiato e archi - è sempre funzionale alla costruzione del tessuto sonoro: non copre ma sottolinea le tensioni interne al contrappunto. In pezzi come Flos de spina e La bonté du Saint Esperit, questa gestione timbrica produce un effetto di lucidità formale che favorisce tanto l’ascolto analitico quanto quello estetico.
Il progetto dimensiona con rigore filologico la sua proposta: niente tournée di stile o colori esotici, ma un approccio che rispetta le fonti manoscritte e le pratiche esecutive storiche disponibili. Tale orientamento, pur non soddisfacendo chi predilige un suono “più sporco” o estremamente aderente a certe ipotesi di prassi storica radicale, genera un ascolto di grande trasparenza e controllo formale, ideale per musicologi, interpreti e appassionati di polifonia rinascimentale.
Con questo nuovo lavoro, l’ensemble svizzero firma una delle uscite più rilevanti nell’ambito della musica antica del 2025, destinata a incidere in modo significativo sulla ricezione critica di Johannes Pullois e a proporre una rilettura di un autore a lungo rimasto ai margini del canone.
Questo articolo è stato pubblicato anche su www.musicantiquajournal.eu
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