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La Cucina Italiana Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO

È ufficiale, l'UNESCO ha riconosciuto la Cucina Italiana come «Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità». Per la prima volta nella storia, l’intero patrimonio gastronomico di una nazione ottiene questo prestigioso riconoscimento. In un mondo in cui cultura e identità dialogano sempre più con le scelte alimentari, l’Italia vede riconosciuta la propria cucina come espressione collettiva di tradizione, innovazione, biodiversità e coesione sociale.


La proposta per includere la cucina italiana nella lista dei patrimoni immateriali è stata presentata nel 2023, su iniziativa del Ministero dell’Agricoltura e del Ministero della Cultura. Il dossier, formalizzato dall’ufficio UNESCO del Ministero della Cultura e curato dal giurista Pier Luigi Petrillo con il supporto scientifico dello storico dell’alimentazione Massimo Montanari, ha ricevuto già in novembre un parere tecnico favorevole da parte degli esperti UNESCO. 

All’asse portante della candidatura hanno contribuito decine di soggetti: istituzioni, associazioni gastronomiche, riviste e realtà culturali come Accademia Italiana della Cucina, Fondazione Casa Artusi, e la rivista La Cucina Italiana, che da anni promuovono e documentano le tradizioni e l’evoluzione della tavola italiana. Il riconoscimento è arrivato all’unanimità durante la sessantina di dossier esaminati dal Comitato intergovernativo a New Delhi. 

Secondo l’UNESCO, la cucina italiana non è un repertorio di ricette, ma «una miscela culturale e sociale di tradizioni culinarie», un “modo per prendersi cura di sé e degli altri, riscoprire le radici culturali, condividere storie e memoria”.

È un patrimonio collettivo fondato su pratiche concrete e simboliche: la scelta di ingredienti di stagione, la valorizzazione delle produzioni locali, l’attenzione al recupero e alla riduzione degli sprechi, la trasmissione intergenerazionale di ricette e saperi: dalla nonna che insegna a preparare la pasta fatta in casa alle famiglie che si ritrovano la domenica intorno a un pranzo condiviso.

In questo senso, la cucina italiana diventa un vero e proprio “mosaico”: un insieme di tradizioni regionali e familiari, radicate nelle specificità territoriali, ma capaci di dialogare tra loro, evolversi nel tempo e nutrire un’identità culturale condivisa. 

Per il presidente del CREA, Andrea Rocchi, il riconoscimento valorizza quel sistema culturale complesso che sostiene la cucina italiana, un sistema che comprende scienza, innovazione, qualità e sostenibilità. Rocchi ha evidenziato il ruolo del CREA come unico ente pubblico di ricerca interamente dedicato all’agroalimentare, ricordando come l’istituto abbia contribuito negli anni, attraverso studi e progetti, alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio enogastronomico nazionale. 

Il risultato ottenuto, di grande rilevanza culturale e scientifica, premia un modello alimentare fondato su territori, convivialità, biodiversità e sostenibilità, con potenziali ricadute economiche e di immagine per l’intero Paese. Il riconoscimento non celebra soltanto la tradizione, ma anche la ricerca applicata, l’innovazione sostenibile, la qualità delle filiere e la responsabilità ambientale: elementi cardine della cucina italiana contemporanea, che pur rinnovandosi resta ancorata a valori con radici antiche.

Il riconoscimento dell’UNESCO apre una stagione ricca di potenzialità per il sistema agro-alimentare italiano, rafforzando il valore del Made in Italy, sostenendo il turismo enogastronomico e contribuendo alla tutela delle produzioni tipiche, della biodiversità e della qualità. Perché questo patrimonio resti autentico, sarà necessario un impegno costante nella salvaguardia delle tradizioni locali e nel rispetto delle comunità che ne custodiscono i saperi, evitando che il riconoscimento si riduca a una semplice vetrina.

Il via libera dell’UNESCO segna un passaggio storico: mai prima d’ora l’intera pratica del cucinare, del mangiare e del condividere era stata riconosciuta come patrimonio mondiale. Per l’Italia è un traguardo significativo, ma anche un invito a proseguire nel percorso di tutela e innovazione. La cucina italiana - come ricordato dal CREA - non è un’eredità immobile, bensì un organismo vivo, capace di rinnovarsi senza smarrire le proprie radici, affrontando le sfide poste da cambiamenti climatici, globalizzazione e omologazione.

La responsabilità ora coinvolge tutti: istituzioni, produttori, ristoratori, famiglie e comunità, chiamati a custodire e sviluppare un modello che può continuare a rappresentare nel mondo un riferimento di qualità, identità e sostenibilità.

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