La "Cartella" di Banchieri: un dialogo Maestro Discepolo sul canto figurato, ovvero l'arte di cantare con diligenza
All’alba del Seicento, nelle officine veneziane della tipografia di Giacomo Vincenti, vide la luce un trattato che avrebbe segnato una tappa fondamentale nella storia dell’educazione musicale: Cartella overo Regole Vtilissime à quelli che desidero imparare il Canto Figurato di Adriano Banchieri. Concepita come un dialogo tra Maestro e Discepolo, l’opera raccoglie in forma chiara e sistematica le regole del canto figurato, dai principi della scala e della “mano” guidoniana, fino a note, tempi, legature, ornamenti, salti, e vere e proprie esercitazioni polifoniche. Nel disegno di Banchieri la musica non è mero esercizio accademico, ma “arte viva”, da praticare con rigore, gusto e devozione.
Adriano Banchieri, monaco olivetano e organista, fu tra le figure più attive nel passaggio dal Rinascimento al primo Barocco in Italia. La sua produzione comprende madrigali, musica sacra, canzonette e un nucleo significativo di opere teoriche e didattiche, testimonianza di un interesse costante per la trasmissione del sapere musicale. La Cartella nasce precisamente in questo contesto: mentre il contrappunto polifonico continua a convivere con le nuove soluzioni monodiche e con un’evoluzione sempre più marcata della prassi vocale e strumentale, Banchieri avverte la necessità di offrire uno strumento accessibile e sistematico a chi desidera apprendere il canto figurato.
La fortuna dell’opera è confermata dalle numerose ristampe, con edizioni rivedute nel 1610, 1614, 1615 e 1623. L’impianto iniziale del trattato è dedicato alla guida della mano solmizzatrice, erede della tradizione di Guido d’Arezzo ma ripensata da Banchieri in chiave più flessibile e completa. La mano per la memoria viene suddivisa in tre Ordini, Grave, Acuto e Sopra Acuto, che corrispondono all’estensione del Basso, del Tenore e Alto e del Canto o Soprano e che costituiscono l’ossatura della sua proposta pedagogica.
La Cartella overo Regole Vtilissime, pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1601, si presenta come una Nuova Pratica et Reale Dichiaratione destinata all’apprendimento del canto figurato. Il cuore del metodo risiede nell’organizzazione della mano didattica, articolata in ventiuna lettere che coprono l’intero arco dell’estensione vocale e facilitano la lettura delle chiavi del Basso, del Tenore e del Soprano, rendendo immediatamente operativa la prassi del canto e del trasporto musicale.
L’originalità di Banchieri emerge soprattutto nella rielaborazione del sistema solmisativo. Le sette lettere fondamentali vengono combinate con sillabe duplicate o triplicate per coprire l’intera gamma utilizzata nella pratica. Particolare attenzione è dedicata al settimo grado, la nota B, distinta con rigore nelle sue due forme, B bemolle e B bequadro, che compaiono nelle formule “fa per b molle” e “mi per b quadro”. Questa distinzione consolida la stabilità modale e rende più agevole anche l’adattamento dei canti alla prassi strumentale, permettendo di affrontare il trasporto con immediatezza.
Grazie a questa nuova impostazione la mano guidoniana diventa uno strumento efficace per leggere partiture in chiavi diverse, chiarendo il funzionamento delle mutazioni, cioè i passaggi tra esacordi, e offrendo un orientamento sicuro nel trasporto delle voci e delle parti strumentali. Si tratta di aspetti centrali tanto per chi canta quanto per chi compone. Nella seconda parte della Cartella Banchieri affronta il tema del valore delle note e della loro durata, un piano teorico indispensabile per una corretta esecuzione. Definisce le diverse figure musicali, dalla Massima alla Longa, dalla Breve alla Semibreve fino alla Minima, ciascuna con un proprio valore in battute, e distingue tra note di perfezione e di imperfezione secondo il contesto ritmico.
Il trattato analizza anche la nozione di tempo, con la distinzione tra tempo perfetto e tempo imperfetto e con le relative alterazioni, pur osservando che tali pratiche sono meno diffuse nel canto pratico delle cappelle del suo tempo. Un’altra sezione significativa riguarda le legature, comprese quelle adottate dai musicisti moderni, per le quali Banchieri fornisce indicazioni puntuali sull’uso e sul valore. Non manca una trattazione dell’ornamentazione, che comprende cadenze semplici e fiorite, accenti melodici e ritmici nelle chiusure e passaggi più elaborati, da affidarsi a cantori dotati di voce agile e predisposizione tecnica.
In questo equilibrio tra teoria generale e applicazione immediata la Cartella assume la funzione di un vero manuale operativo, utile sia ai principianti sia a chi desidera perfezionarsi. Di particolare importanza è la gestione degli intervalli, tema centrale nella prassi vocale e nella formazione contrappuntistica. Banchieri distingue i salti in tre categorie. I salti Ordinarij, come la Quarta, la Quinta, l’Ottava, la Terza e la Sesta minore, sono considerati naturali e pienamente accettabili. I salti Straordinarij sono ammessi in casi espressivi particolari, conferendo varietà e colore melodico. I salti Prohibiti, tra cui il Tritono e la Quinta falsa, devono invece essere evitati e sono definiti “incantabili” poiché rischiano di compromettere la stabilità del canto e l’equilibrio dell’armonia polifonica.
Il trattato distingue inoltre tra canto in latino, in cui ogni vocale riceve la propria nota, e canto in volgare, dove la vocale finale della sillaba prende la nota. È un’osservazione che rivela l’attenzione di Banchieri per la dizione e per la corretta accentazione del testo. La Cartella si conclude con una serie di esempi pratici, duetti e brevi esercizi polifonici pensati per consolidare le nozioni apprese attraverso l’esperienza diretta del canto.
Con le ristampe l’opera si arricchisce ulteriormente. L’edizione del 1614 adotta il titolo ampliato Cartella musicale nel canto figurato, fermo e contrapunto, segno della volontà di offrire un compendio sempre più completo e adatto alle necessità del canto figurato, del canto fermo e del contrappunto. In questa prospettiva la Cartella si configura come un vero corso di formazione per coristi, cantori e compositori, uno strumento educativo capace di integrare metodo, teoria e prassi.
L’opera assume così un ruolo centrale in un momento di transizione della storia musicale. Da un lato conserva la lunga tradizione rinascimentale del canto polifonico e della teoria scolastica, dall’altro risponde alle nuove esigenze di una prassi più flessibile che si afferma nei primi decenni del Seicento.
La forza della Cartella risiede nella chiarezza pedagogica del dialogo Maestro Discepolo, che trasmette non solo le regole ma anche l’arte del cantare con consapevolezza, rigore e sensibilità. La sistematizzazione della mano guidoniana, l’ampliamento della scala, l’ordinamento delle chiavi, la distinzione dei tempi e dei valori, la trattazione delle legature e degli intervalli e la differenza tra canto figurato, canto fermo e contrappunto rendono il trattato un manuale completo per la formazione musicale.
Nonostante i cambiamenti stilistici dei decenni successivi la Cartella rimase a lungo un punto di riferimento per cantori e docenti, un vero corso introduttivo di teoria e prassi vocale e una tappa fondamentale nella storia dell’educazione musicale.
Questo articolo è stato pubblicato anche su Musica Antiqua Journal
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