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Matematica&Vino

PREVEDERE LA QUALITÀ DI UN’ANNATA CON UNA SEMPLICE EQUAZIONE LINEARE
È LA TEORIA VINCENTE DELL’ECONOMISTA AMERICANO ORLEY ASHENFELTER. CONVINTO CHE IL FUTURO SIA NEI “BIG DATA” E NON C’È NIENTE CHE NON SI POSSA PREVEDERE



Che un’annata sia destinata a diventare una grande annata, nel mondo enoico, non è così semplice da prevedere, specie negli ultimi decenni, in cui la tecnologia, in vigna ed in cantina, riesce a “salvare” anche le campagne più difficili. 

Ci sono però delle costanti che accomunano le annate migliori, di natura prettamente matematica e statistica, riassumibili in una semplice equazione lineare, teorizzata da un’economista, Orley Ashenfelter: la qualità del vino, in questo caso, è uguale a 12.145 / 0.00117 moltiplicato per le precipitazioni invernali più 0.0614 moltiplicato per la temperatura media del periodo vegetativo meno 0,00386 moltiplicato per le precipitazioni durante la raccolta.

Applicando questa formula alle diverse annate, si scopre che i “vini del secolo” sono stati quelli del 1989 e del 1990: un approccio matematico, quindi, che sposa appieno il parere degli esperti, almeno secondo Ian Ayres, l’autore di “Super Crunchers - How anything can be predicted”, un libro che racconta come attraverso l’analisi dei “big data” sia possibile prevedere qualsiasi cosa. Perché, in fondo, nei numeri c’è già tutto, anche il segreto per investire nel vino nella maniera migliore, almeno da un punto di vista matematico: un approccio che non piace certo a tutti, anzi.

Tra chi si è scatenato contro la teoria di Ashenfelter, il re dei guru del mondo enoico, di sicuro il più influente, Robert Parker, che sull’argomento ha glissato: “non vorrei mai essere invitato a casa sua a bere una bottiglia di vino”. 

La storia, però, sin qui sembra dare ragione al matematico, che con la sua formula ed i suoi consigli sta facendo un sacco di soldi, dimostrando come la maggior parte dei dati realmente interessanti, importanti e sensibili per il core business di un’azienda, in realtà, si trovino fuori dall’azienda stessa. I cosiddetti “big data”, appunto, che, secondo i matematici di tutto il mondo, se ben utilizzati potrebbero dare una spinta decisiva all’ottimizzazione dei processi produttivi.
Un po’ come è successo con i social network qualche anno fa: uno dei tanti ambiti in cui il vino ha giocato sin da subito un ruolo da protagonista, proprio come nel mondo della matematica e dei “big data”...



Fonte:WineNews

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