Passa ai contenuti principali

LÖWENGANG Chardonnay 2013 di Lageder

LÖWENGANG Chardonnay. Tra tradizione ed innovazione il vino simbolo della Tenuta Alois Lageder
Vero e proprio sinonimo di eccellenza, il produttore altoatesino nel corso degli anni ha dimostrato quanto di meglio l’Alto Adige sia in grado di esprimere in termini di personalità, eleganza e aderenza territoriale

Alois Lageder è secondo il mio modesto parere uno tra gli interpreti più ricchi di talento della storia vitivinicola altoatesina. Ricordo che negli anni ottanta, in uno dei miei primi viaggi enoici, ebbi il piacere di conoscere lui ed i suoi vini. Quello che più mi colpì fu la sua visione di interpretare la sua produzione con un piglio di grande modernità


Denis Waitley, scrittore, conferenziere e consulente per il potenziamento delle prestazioni umane, sosteneva che ci sono sempre due scelte nella vita: accettare le condizioni in cui viviamo o assumersi la responsabilità di cambiarle. Ecco, questo principio guida calza perfettamente con la visione di fare vino di questo produttore altoatesino. Se la nascita di un nuovo vino porta sempre con sé un messaggio, bene, in quello di Alois Lageder troviamo senza dubbio quello del cambiamento. Una visione chiara del proprio lavoro in cui ogni attività è strettamente legata alle altre in un circolo virtuoso che proprio a ragione di scelte responsabili ha trovato poi compimento nella conversione in biodinamica dei vigneti di proprietà.

Detto questo è d'obbligo fare un passo indietro nel tempo. Molti di noi conoscono bene il percorso storico di questa dinamica azienda. Quando Alois, a metà degli anni settanta, ne assunse la direzione con l’aiuto della sorella Wendelgard e del cognato Luis von Dellemann decise di darle un volto diverso e una nuova posizione sul mercato. Convinto che la sua terra avesse un potenziale vinicolo ancora largamente inespresso, scelse di imboccare senza indugio la strada della qualità. Acquistò nuovi appezzamenti e puntò su metodi innovativi sia nel vigneto che in cantina. Fu così, tra gli altri, che nacquero il Löwengang Chardonnay, segnando un vero cambio di stile nel panorama vinicolo altoatesino.

Löwengang, solo per ricordare, è la Tenuta che Johann Lageder, giovane commerciante di vini a Bolzano, acquistò nel lontano 1934 a Magrè, nel lembo più meridionale della provincia, una tenuta con vigneti eccellenti e posizioni ideali per produrre grandi vini bianchi e vini rossi di gran corpo. proprio con la stessa visione, che rappresenta in modo evidente quel trait d'union proiettato con forza verso il futuro. Se oggi questo Chardonnay è considerato il vino simbolo aziendale è proprio perché vanta una tradizione vinicola di quasi due secoli, diventando a tutti gli effetti una delle figure di riferimento di quella che sarà l’evoluzione qualitativa enologica di tutto l’Alto Adige.

D'altro canto il manifesto dell'azienda ha sempre espresso semplici e fondamentali regole, tra cui spiccano l'impegno a conservare intatto il paesaggio culturale e sensibilizzare il settore vitivinicolo sull'importanza di un’agricoltura sostenibile, proponendo ai consumatori prodotti sani e integrali.

Regole che si fondano su concetti che si ritrovano espressi nel modo di sfruttare al meglio le peculiarità e i pregi di ogni vigneto: l’Alto Adige è una terra estremamente ricca di terreni, zone pedoclimatiche ed esposizioni diverse, e offre quindi condizioni ideali per produrre vini di terroir con una spiccata individualità. L'uomo in questo contesto diventa figura centrale perché anche dal vigneto migliore e dal vitigno più nobile non potrà mai scaturire un grande vino senza la sua opera che ne esalti il potenziale.

“Löwengang” quindi è il nome della storica tenuta di famiglia, da cui deriva questo pregiato vino bianco, base del successo che il marchio Alois Lageder ha ottenuto a livello internazionale negli ultimi trent’anni. Nel 2014, infatti, è stata portata in cantina la trentesima vendemmia.

Questo straordinario chardonnay che vede l'uso ragionato della barrique è incluso nell’assortimento dei Masi, i Grand Cru della Tenuta Alois Lageder prodotti con uve raccolte nei migliori vigneti di proprietà, che si estendono su lievi pendii del conoide alluvionale dove è appunto situato il paese di Magrè, a un’altitudine di 230 - 330 m s.l.m.. Il microclima qui è caldo e mite e il terreno è ghiaioso e sabbioso. Magrè è una delle poche zone dell’Alto Adige in cui si trovano terreni quasi esclusivamente di origine calcareo-dolomitica.

A seguito del fortunato incontro con il celebre vignaiolo californiano Robert Mondavi nel 1981, Alois Lageder fece i suoi primi esperimenti di affinamento in barrique nel 1983. Fu così che nacque questo vino simbolo che segnò un vero cambio di stile nel panorama vinicolo altoatesino.

“Con lo Chardonnay il nostro obiettivo è stato fin dall’inizio quello di poter lasciare a lungo il vino - ovvero uno, ma anche due anni - in contatto con i suoi lieviti. Per questo abbiamo deciso di usare le piccole botti di legno, sempre con l’intento di sentire il profumo e il sapore del legno solo marginalmente, riuscendo altresì ad esaltare le qualità peculiari della varietà della nostra zona”, afferma Alois Lageder.

Questo vino viene presentato il terzo anno dopo la vendemmia, poiché si evolve positivamente nel tempo, e a dimostrarlo sono le vecchie annate, che sono ancora molto buone, giovanili e si presentano con grande armonia. A metà degli anni Novanta, l’azienda decide di creare una collezione in cui custodire alcune annate storiche dei vini di punta, tra cui anche il LÖWENGANG Chardonnay e, da qualche anno, propone queste riserve nell’assortimento “Rarum”.

A partire dal 2009 le annate del LÖWENGANG Chardonnay – le cui uve derivano da coltivazione biologico-dinamica - sono certificate Demeter. L’orientamento ecocompatibile seguito in agricoltura trova realizzazione anche nella costruzione della nuova cantina che - inaugurata nel 1995 - ha dato una spinta decisiva all’architettura sostenibile in Alto Adige.

LÖWENGANG Chardonnay 2013

Nasce da uve 100% Chardonnay in regime di agricoltura biologico-dinamica controllata (certificazione Demeter), provenienti dai migliori appezzamenti appartenenti alla Tenuta Löwengang a Magrè coltivate a diverse altitudini dai 230 - 330 metri s.l.m su terreni sabbiosi, ghiaiosi e molto calcarei. Importante sottolineare che le uve,vendemmiate tra il 19 settembre ed il 2 ottobre 2013, sono maturate in un microclima caldo e con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte. Le età delle viti vanno dai 20 ai 70 anni con una resa di 52 hl / ha.

La vinificazione è stata condotta con pressatura soffice delle uve; fermentazione spontanea del mosto in barriques di rovere francese, prevalentemente di Tronçais e Vosges, di cui circa 1/3 nuove, e affinamento sulle fecce per undici mesi.

Nel bicchiere il colore è giallo brillante con riflessi verdi. Al naso si presenta con un bouquet estremamente ricco, complesso e fresco, dagli aromi delicati, si evidenziano profumi di burro e di vaniglia. Al palato è corposo e pieno, di grande eleganza, caratterizzato da un‘acidità molto ben equilibrata dove l'estrema freschezza si fonde con il delicato sapore del legno, il cui sapiente dosaggio dona armoniosamente struttura al vino in un finale di lunga persistenza. Può tranquillamente invecchiare ben oltre i 10/15 anni.

Eccellente l'abbinamento con antipasti a base di pesce, con tutti i crostacei: noi lo abbiamo abbinato a gamberi rossi crudi di Mazara del Vallo. Trova anche un felice abbinamento, sicuramente più aderente al territorio, con molti pesci di lago e fiume come il Salmerino alpino, simile alla trota con un sapore più deciso, il Coregone di cui ancora ricordo un piatto indimenticabile, trionfo di gusto e piacevolezza, in quel di Summa 2015: l'imperdibile e straordinario evento enoico organizzato sempre dalla Tenuta Alois Lageder, che vi invito assolutamente di conoscere.

www.aloislageder.eu

Commenti

Post popolari in questo blog

"La prima notte di quiete" di Valerio Zurlini e la Madonna del parto

Uno dei capolavori più ammirati di Piero della Francesca attraverso gli occhi di un maestro della "settima arte" "Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu sei colei che l'umana natura nobilitasti, sì che il suo fattore, non disdegnò di farsi sua fattura" Nella piccola chiesa di Santa Maria a Momentana, isolata in mezzo al verde delle pendici collinari di Monterchi, Piero della Francesca dipinse in soli sette giorni uno dei suoi più noti e ammirati capolavori che oggi richiama nella Val Tiberina visitatori da tutto il mondo. La datazione esatta dell`opera è incerta, oscillando, a seconda delle teorie, dal 1450 a oltre il 1475. Non sono chiare le motivazioni della committenza né della scelta del soggetto, tema piuttosto frequente nell’iconografia spagnola, ma del tutto insolito in quella italiana. L’affresco rappresenta infatti la Vergine incinta, raffigurata in piedi al centro ...

Felix Culpa: dalle sublimi lacrime di Palestrina alle stelle di Ešenvalds, un dialogo celeste. Il Coro Musicanova in un viaggio sonoro tra le ombre della Passione e l’aurora della Resurrezione

In occasione delle celebrazioni pasquali, il coro polifonico Musicanova presenterà “Felix Culpa - Le Sette Parole di Cristo sulla Croce”, un concerto-meditazione in programma domenica 13 aprile alle ore 20 presso la Parrocchia di Santa Giovanna Antida Thouret a Roma (zona Fonte Meravigliosa), con ingresso gratuito. L’evento, organizzato in collaborazione con Monsignor Antonio Grappone, unirà riflessioni teologiche e un repertorio che spazia dal Rinascimento alla contemporaneità, legando le ultime parole di Gesù in croce a brani emblematici della storia sacra. Felix Culpa si struttura come un itinerario meditativo attraverso un percorso storico-musicale che si svilupperà a partire dalla lettura e dal commento delle frasi che Gesù pronunciò sulla Croce poco prima di spirare: ognuna di esse sarà collegata a un brano che il coro, diretto dal Maestro Fabrizio Barchi, eseguirà poco dopo. La serata vedrà anche la partecipazione di Monsignor Antonio Grappone che, attraverso le sue riflessioni,...

Scienza, sviluppato dispositivo per misurare il metanolo nel vino

Ricercatori svizzeri hanno sviluppato un dispositivo economico che rileva basse concentrazioni di metanolo nel vino. La nuova tecnologia può essere utilizzata sia da i consumatori che dai produttori ed è in grado di rilevare valori di metanolo in soli due minuti. Perdita di coscienza fino al coma, disturbi visivi fino alla cecità, acidosi metabolica. Sono i segni caratteristici dell’intossicazione da alcool metilico o metanolo. In piccolissime percentuali, l’alcool metilico, è un componente naturale del vino ma che se aumentato dolosamente, provoca danni permanenti, portando anche alla morte. E' bene ricordare che più di trent'anni fa e purtroppo proprio in Italia, si verificò il più grave scandalo nel settore del vino. Si tratta del triste episodio del "vino al metanolo" che nel marzo 1986 provocò 23 vittime e lesioni gravissime a decine di persone come la perdita della vista. Al quel particolare vino erano state aggiunte dosi elevatissime di metanolo per alzare fr...