Le Vigne di San Pietro, Il successo è un gioco di squadra
E’ un po’ di tempo che mi soffermo sempre più spesso al
concetto di vino rosato. Parlo di concetto perché questa tipologia di vino ha
bisogno di essere “intellettualizzata”, e per farne cultura va raccontata,
espressa in maniera da uscire dal vecchio preconcetto “ne' carne, ne' pesce” o “tra
color che son sospesi”.
Il rosato oggi si deve imporre per una sua specifica
identità territoriale e per le sue caratteristiche
peculiari che ne fanno un vino di grande versatilità. Oggi, attraverso l’attenta
cura in vigna unita alle moderne metodologie di vinificazione si producono
rosati eccellenti, esaltando altresì le potenzialità del vitigno e offrendone al
consumatore nuove declinazioni.
Il colore, poi, per questa tipologia di vino, gioca un ruolo
fondamentale come variante e di sicuro, al contrario di quanto molti sono
spesso portati a pensare, la produzione di rosé è in assoluto la più difficile
per ogni vignaiolo che si rispetti.
Richiede molto mestiere e molta precisione e parte di questa
difficoltà deriva proprio dalla capacità di padroneggiare il colore, che il
produttore deve individuare perché poi lo rappresenti.
Una variante che viene influenzata dal terroir, dalla
qualità dell’uva, dalla conduzione agronomica e dal livello di maturità delle
uve al momento della raccolta. Per questo è necessario lavorare sul terroir per
continuare a contribuire alla crescita della produzione, che non può
prescindere dalla difesa e dalla valorizzazione del prodotto.
Le Vigne di San Pietro si trova a Sommacampagna, tra Verona e il Lago di Garda, una azienda dal forte legame con questo territorio. Fondata
da Sergio Nerozzi nel 1980, è attualmente condotta dal figlio Carlo.
I loro vini sono l’espressione di un gruppo di persone,
ognuna delle quali con le proprie competenze, personalità e sensibilità cerca
di contribuire a dar loro eleganza, leggerezza e longevità.
A Vinoforum, che in questi giorni si sta svolgendo a Roma,
ho avuto la fortuna di assaggiare questo loro rosato che il sommelier dell’AIS Davide
Di Bella con professionalità e gentilezza mi ha saputo raccontare.
Corderosa 2012 (Verona IGT)
Questo vino nasce da un amore, un omaggio che Carlo Nerozzi ha voluto fare a sua moglie Regina, brasiliana di Bahia. Il nome è la traduzione in portoghese/brasiliano del colore “rosa” ovvero Colore/Cor Della/De Rosa/Rosa. Ma Cor è anche abbreviazione di Corvina e di Coraçao/Cuore un gioco di parole che vuole ben esprimere un concetto di colore, di sentimento ed essenza.
Il vino CorDeRosa è prodotto esclusivamente da uve Corvina. E’ un vino cristallino, dal bellissimo color rosa. All'olfatto sorprende subito per le sue fragranti note di bocciolo di rosa, di lampone e di ciliegia. Al gusto è di grande freschezza in giusto equilibrio tra il fruttato e la lieve nota tannica, sapidità e mineralità ci accompagnano in un lungo e piacevolissimo finale tra ricordi di salvia e mandorla amara.
Grande struttura ed eleganza per questa tipologia di prodotto che è la dimostrazione delle potenzialità che un rosato può arrivare ad esprimere. Abbinamento consigliato per questo vino dalla forte personalità sono in genere tutti i pesci di lago o anche salmone grigliati, bene anche su formaggi leggermente affinati.
www.levignedisanpietro.it
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