Dalla terra dei
Messapi, tra sabbia e mare, ecco che
nasce il raro Susumaniello
I Messapi erano un popolo dedito all’agricoltura ed alla pastorizia,
riconosciuti anche come abili domatori di cavalli, tenaci combattenti a cavallo
ed arcieri. Erodoto li ricorda come una popolazione unitaria e compatta
etnicamente e culturalmente; in un passo della sua opera, i Messapi sono
definiti discendenti dei Cretesi, che si spinsero sulle coste del Salento, si
mescolarono alle popolazioni già presenti, fondando così le prime città e
portando usi e costumi che distinsero i Salentini dalle altre popolazioni.
Ed è proprio l’eredità di questo popolo che ha contribuito, a formare la forte identità territoriale che contraddistingue la
gente del Salento e che ritroviamo intatta negli usi e costumi che si sono tramandati
attraverso i secoli fino ad oggi.
Tratti che emergono dalle produzioni locali
ed in particolare dalla viticoltura, dove la riscoperta dei vitigni antichi
ha ridisegnato il nuovo panorama enoico di questo territorio.
Tra questi in particolare volevo spendere una parola per il
Susumaniello, letteralmente “carico come un somarello”, un grande vitigno che per
le sue caratteristiche varietali da vita a grandi vini rossi di struttura,
eleganti e corposi.
Il Susumaniello è il terzo vitigno autoctono del Salento ed
in particolare dell’agro brindisino. Nella tradizione viticola di questo
territorio veniva impiantato insieme a Negroamaro e alla Malvasia nera, la sua
funzione negli uvaggi era quella di dare ai vini colore ed equilibrio tra
acidità e zuccheri.
Proveniente dalla vicina Dalmazia, il suo nome è dovuto al
fatto che, in età giovanile, la pianta di Susumaniello è particolarmente
produttiva, tanto da caricarsi come un somarello. Una particolarità produttiva che, però, vendemmia dopo
vendemmia, si riduce drasticamente con rese talmente basse da non giustificarne
la coltivazione: pensate che una pianta di Susumaniello naturalmente può
produrre 1,8-2,2 chilogrammi per pianta.
Il Susumaniello, dopo il decimo anno di vita, non
supera 0,8-1 kg per ceppo. Una bassa produttività
che, nel tempo, ha indotto una drastica riduzione della superficie vitata con
questa varietà e messo a repentaglio la stessa presenza nel patrimonio
ampelografico della Puglia.
Oggi il Susumaniello, per le caratteristiche varietali così
particolari, da vita a grandi vini rossi di struttura, eleganti e corposi, e pressoché
inimitabili. Una miniera enologica da cui trarre oro e che tutti i produttori
Salentini dovrebbero riscoprire e valorizzare.
Un messaggio questo che l’Azienda Tenute Rubino sembra aver colto
appieno. Le Tenute Rubino sono a
Brindisi. Il Dott. Luigi Rubino ne è il proprietario nonché presidente del Consorzio
Puglia Best Wine che è uno degli ambasciatori del vino di qualità pugliese. Un
azienda ad alta vocazione agricola: vino soprattutto ma anche grano,
carciofi e olio. Anche se l'attività è abbastanza recente - una trentina di anni - la rivendicazione a un
passato arcaico - quello appunto dei Messapi - è sottolineato in rosso.
Si vinifica a Brindisi, ma la tenute sono quattro e si
estendono dalla dorsale adriatica fino all'entroterra brindisino. Le uve
raccontano così i diversi terroir assieme alla ventilazione che sale dal mare.
Nell’ambito di Solstizio D’Estate ho avuto il piacere di
conoscere questo vitigno, il vino segnalato
e servito dall’amico sommelier Davide Di
Bella e insieme presentato e raccontato direttamente dal produttore Luigi.
Da un giovane vigneto nasce l’Oltremè Rosso Igt Salento 2011 dove il mare e il terreno sabbioso ne hanno formato il carattere.
Il colore rosso
profondo, di un rubino intenso che a tratti lascia intravedere riflessi
violacei. Al naso le note fragranti e fresche di frutta a bacca rossa tra cui
spiccano la ciliegia, la melagrana e sentori che ricordano il gelso nero. In
bocca ritrovo i tratti del frutto ed in particolare la mora e quelli del gelso,
molto avvolgente, la sapidità si fonde alle note minerali e ad una leggera speziatura,
il tutto in grande equilibrio con un tannino morbido che ne rende la beva molto piacevole. Un vino di grande
armonia e persistenza gustativa, tratti singolari e particolari alla unicità
del vitigno. Un vino da consumare in assoluta leggerezza conviviale.
Il suo
fratello maggiore, il Torretesta, vanta vigneti ottuagenari e una maggiore
complessità gusto-olfattiva. L'imprinting è tuttavia lo stesso: una beva semplice ma non
ruffiana e orgogliosamente autoctona. Il Susumaniello c'è solo qui, nella
provincia di Brindisi, per un numero di ettari che non supera i quaranta.
Un vino molto versatile e seducente che predilige i piatti
saporiti come le melanzane e i peperoni ripieni, orecchiette al pomodoro, il
risotto con i funghi porcini. Molto piacevole la combinazione con salumi, formaggi non
troppo stagionati, arrosti di carne misti e la possibilità di apprezzarne le
sue qualità in tanti piacevoli momenti .
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