Ch'amor mi prese: amore sacro e profano nel Medioevo italiano. Landini e gli splendori dell’Ars Nova nel nuovo album di InTactus
Il nuovo album "Ch’amor mi prese - Amore sacro e profano nel Medioevo italiano", realizzato dal gruppo InTactus in collaborazione con Simona Gatto, Efrén López Sanz e Miriam Encinas Laffitte, rappresenta una finestra aperta su un periodo storico ricco di fermento culturale quali furono i secoli XIII e XIV nell’Italia centro-settentrionale con il fiorire dell'Ars Nova.
In un’epoca segnata dall’ascesa dei Comuni e delle Signorie, dalla tregua tra Impero e Papato, e da un rinnovato fervore spirituale, artistico e politico, fiorì l’Ars Nova.
Questo movimento, contrapposto all’Ars Antiqua (dedicato alla polifonia liturgica), si concentrò sulla musica profana, esplorando temi come l’amore umano e divino attraverso composizioni polifoniche innovative.
L’album, pubblicato sotto l’etichetta Tactus e registrato in Spagna nel gennaio 2024, propone 13 tracce che attingono a manoscritti anonimi e a opere di compositori come Matteo da Perugia, Antonello da Caserta e Francesco Landini.
Landini, figura di spicco ed icona dell’Ars Nova italiana è stato uno dei più importanti compositori e musicisti del Trecento italiano. Le sue composizioni, prevalentemente ballate, si distinguono per l’uso raffinato della melodia e l’innovativa armonizzazione, elementi che hanno influenzato profondamente la musica del suo tempo e oltre.
"Questa fanciull’Amor" inserita nel cd è una delle più rappresentative del suo repertorio. La composizione segue la tipica struttura della ballata italiana, forma prediletta da Landini che si sviluppa come una struttura musicale e poetica - un ripresa (ritornello) seguito da due piedi (strofe) e una volta (ritorno al ritornello) - capace di esprimere con delicatezza temi amorosi e filosofici.
Dal punto di vista musicale, il brano mostra la caratteristica melodia dolce e fluente, nota come "terza di Landini", un abbellimento melodico dove la voce sale di un intervallo di terza prima di risolvere sulla tonica. Questo tratto distintivo dona un senso di grazia e leggerezza alla melodia, rendendola immediatamente riconoscibile.
L’uso dell’armonia è altrettanto significativo per Landini; egli esplora il contrappunto in modo raffinato, mantenendo un equilibrio tra le linee melodiche senza perdere la chiarezza e la cantabilità del brano. La combinazione di testi poetici e musica crea un effetto emotivo che rispecchia l’ideale cortese dell’amore, tema centrale nelle sue opere. Dal punto di vista poetico, il testo di Questa fanciull’Amor riflette i canoni della poesia stilnovista, con un linguaggio elegante e simbolico che esalta la figura dell’amata come fonte di ispirazione e perfezione morale.
Tra i brani spiccano poi "Voi ch’amate lo criatore" (anonimo), una lauda spirituale che celebra l’amore divino e "Amour m’a le cueur mis" di Antonello da Caserta, ideale esempio di poesia cortese. Il disco include anche melodie danzabili come "La Manfredina" e "Amor mi fa cantar a la Francescha", arricchite da influenze nordiche come la polska svedese.
La forza di questo progetto risiede nella varietà strumentale e nella maestria degli interpreti: Simona Gatto (voce, percussioni) incarna la dualità tra sacro e profano con una vocalità versatile. Efrén López Sanz (citola, oud, ghironda, arpa) e Miriam Encinas Laffitte (viella, flauto, nyckleharpa) ricreano sonorità medievali attraverso strumenti autentici, mescolati a sperimentazioni acustiche.
Il risultato è un suono che unisce rigore filologico e freschezza interpretativa, ridando vita a testi che parlano di passioni terrene e devozione mistica. Nonostante il tema dell’amore medievale sia già esplorato in discografia, questo album si distingue per un contesto storico approfondito che riflette il clima sociale e artistico dell’Italia trecentesca, dove l’amore era sia strumento di elevazione spirituale che espressione di desiderio. Con un approccio multidisciplinare, la registrazione prende vita combinando musica, poesia e storia, offrendo note di sala dettagliate sui brani e sul periodo.
"Ch’amor mi prese" è un album in perfetto equilibrio tra eredità storica e presente. Come sottolineano gli artisti, l’amore resta un’esperienza universale: «La sua essenza più intima non cambia con il tempo, che sia rivolto a un essere umano o al divino» . Un’opera consigliata non solo agli appassionati di musica medievale, ma a chiunque voglia scoprire come emozioni antiche risuonino ancora oggi.
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