La ricezione della musica antica nel XIX secolo. Richard Wagner e lo Stabat Mater di Palestrina: un'edizione tra storia e interpretazione
Un esplorazione dll'edizione realizzata da Richard Wagner del famoso brano sacro di Palestrina, evidenziado come il compositore tedesco reinterpretò questo lavoro nel contesto del XIX secolo, un periodo in cui la musica antica veniva spesso "rivisitata" secondo sensibilità romantiche. Un analisi sulle scelte editoriali di Wagner, il contesto culturale e le implicazioni storiche di questa operazione.
"Vi offro infatti la mia elaborazione del famoso Stabat mater di Palestrina, nella quale, poiché l'originale è completamente privo di indicazioni di esecuzione, mi sono sforzato di recuperare, secondo il mio miglior giudizio, l'antica maniera di esecuzione che, com'è noto, un tempo conferiva a questa meravigliosa opera un effetto così straordinariamente commovente durante la Settimana Santa a Roma, ma che ora, con la tradizione perduta tra i cantanti, è completamente scomparsa.". Così la descrizione di Richard Wagner delle sue scelte musicali nella sua edizione dello 'Stabat Mater' di Palestrina.
L'eredità di Palestrina e le pratiche editoriali ottocentesche, riassunte in un pregevole studio a cura di Zsuzsanna Domokos, musicologa ungherese specializzata in musica rinascimentale e barocca, analizza l'edizione di Richard Wagner dello Stabat Mater di Palestrina, evidenziando il contesto storico delle edizioni precedenti e le decisioni musicali di Wagner.
Viene inoltre esplorata l'influenza di Franz Liszt e la pratica esecutiva della Cappella Sistina sull'opera di Wagner. L'analisi si sofferma anche sulle recensioni contemporanee, in particolare quella di Franz Xaver Witt, che apprezzava la sensibilità di Wagner.
Viene infine esaminato come Wagner cercò di ricreare l'effetto emotivo originale dell'opera, utilizzando tecniche musicali del XIX secolo. Infine, viene discusso come l'edizione di Wagner rifletta una profonda comprensione della ricezione di Palestrina nel XIX secolo.
L'edizione dello Stabat Mater di Palestrina realizzata da Richard Wagner rappresenta un caso interessante nel panorama delle trascrizioni e delle edizioni pratiche del XIX secolo. Questa versione, apprezzata da Franz Liszt come un capolavoro, merita un'attenzione particolare per diversi motivi.
Wagner realizzò la sua versione dello Stabat Mater di Palestrina nel 1848 per un concerto storico a Dresda. Successivamente, nel 1878, fu pubblicata da Christian Friedrich Kahnt su raccomandazione di Liszt.
Il compositore ungherese il 30 maggio 1878 scrisse a Christian Friedrich Kahnt, editore della Neue Zeitschrift für Musik, dichiarando che lo Stabat mater di Palestrina affascina ed eleva l'animo umano. Il suo sublime canto di dolore è spesso lodato, commentato, trascritto, stampato e solo molto raramente eseguito in modo degno. A differenza delle opere d'arte visiva, quelle musicali non sono di per sé un prodotto finito: per realizzarle è necessaria l'interpretazione empatica degli esecutori, che dipende a sua volta dalla comprensione empatica del direttore. Promuovere e facilitare queste due cose è il compito delle edizioni pubblicate.
Liszt aggiunge che la maggior parte dei direttori non sa cosa fare con le ben note edizioni di Palestrina, Lassus, ecc., perché mancano tutti i segni di tempo e di espressione. Questi ultimi, tuttavia, sono oggi necessari ovunque per coloro che non vogliono semplicemente eseguire meccanicamente nota per nota. A questo proposito, continua Liszt, Richard Wagner fornì un esempio eccellente 30 anni fa, quando arrangiò lo Stabat mater di Palestrina per la Hofkirche di Dresda, con precise divisioni di coro, semi-coro e solisti, e suggerimenti appropriati per le sfumature, i crescendo, i diminuendo, ecc. Possa questo esempio d'ora in poi essere preso a cuore e seguito dagli editori dei compositori che sono padri della Chiesa!
Tra la performance e la pubblicazione, diverse edizioni di musica antica furono pubblicate in tutta Europa. Queste edizioni si dividevano tra quelle destinate all'esecuzione pratica, con notazione moderna e indicazioni espressive, e quelle destinate allo studio, che si concentravano sulla conservazione della notazione originale.
Come descritto da Liszt, Wagner interviene sull'opera di Palestrina aggiungendo precise divisioni di coro, semi-coro e solisti, e appropriate indicazioni di sfumature, crescendo, diminuendo, ecc. Il compositore tedesco desiderava seguire le convenzioni musicali del suo tempo nella misura in cui scriveva quelle che pensava fossero le idee musicali mancanti nella partitura, relative alla prassi esecutiva di un'epoca passata. Non era suo intento colorare arbitrariamente l'opera con espedienti espressivi usati nella musica del XIX secolo, al fine di renderla più accessibile.
Wagner conobbe l'opera da una copia manoscritta anonima trovata tra le partiture nella Hofkirche di Dresda. Nonostante Wilhelm Kleefeld sostenga che Wagner lavorò a partire da una copia manoscritta dell'edizione di Burney, ad oggi non si hanno dati sufficienti per valutare l'autenticità della sua interpretazione.
L'edizione di Wagner suscitò diverse reazioni. Se Franz Xaver Witt apprezzò la sensibilità musicale di Wagner, Haberl criticò l'edizione per il suo carattere poco accademico.
Liszt non solo raccomandò la pubblicazione dell'edizione di Wagner, ma apportò anche delle correzioni al manoscritto, definendo le discrepanze come "imprecisioni". Si può presumere che la versione stampata finale rifletta sia le idee di Wagner che quelle di Liszt.
L'edizione dello Stabat Mater di Palestrina realizzata da Wagner è un documento prezioso per comprendere il gusto musicale del XIX secolo e l'approccio interpretativo del grande compositore romantico nei confronti della musica antica. Pur non essendo un'edizione filologicamente rigorosa, essa di fatto testimonia l'interesse di Wagner per la musica del passato e la sua volontà di renderla accessibile al pubblico contemporaneo.
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