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Grandezze e trionfi dell'arte di corte estense, suoni e splendori del Rinascimento ferrarese. Il raffinato connubio tra pittura e musica ai tempi di Alfonso I ed Ercole II

Nell'ambito della mostra Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso presso la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, che si concluderà a breve, segnalo quest'ultima Conversazione a due voci tra la storica dell'arte Maria Lucia Menegatti e il musicologo Nicola Badolato, dedicata al tema della pittura e della musica ai tempi di Alfonso I d’Este, in programma sabato 15 febbraio alle ore 17 presso la Sala del Poggiolo.

“La compostezza di Ortolano e la pluralità di Mazzolino. Grandezze e trionfi della musica di corte estense”. Questo è il titolo dell'incontro conclusivo nell'ambito della bella mostra "Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso, ospitata presso Palazzo dei Diamanti a Ferrara. 

La rassegna rappresenta la seconda tappa del grande progetto espositivo "Rinascimento a Ferrara 1471-1598: da Borso ad Alfonso II d’Este". Questa ambiziosa indagine ripercorre lo sviluppo culturale e artistico della città estense tra la sua elevazione a ducato e il successivo passaggio sotto il dominio dello Stato Pontificio.

La pittura ferrarese del tempo si caratterizzava per il dinamismo narrativo, l’uso audace del colore e l’inserimento di elementi fantastici, che si possono osservare anche negli affreschi realizzati per le stanze ducali. La vicenda culturale ferrarese della prima metà del Cinquecento, dagli ultimi anni del governo di Ercole I d’Este alla morte del figlio Alfonso I nel 1534, si dipana in quel periodo di straordinaria vivacità artistica, caratterizzato dall'affermazione di una nuova generazione di pittori che seppero raccogliere l'eredità dei maestri quattrocenteschi e al contempo aprirsi ai linguaggi della modernità. 

Tra questi Dosso Dossi rappresenta la punta di diamante della pittura di corte. La sua arte si nutre di influenze veneziane, da Giorgione a Tiziano, e di suggestioni romane, filtrate attraverso la lezione di Michelangelo. Maestro dell’invenzione e della fantasia, Dosso eccelle nelle imprese decorative di palazzo, affrontando temi mitologici e allegorici con un linguaggio vibrante e teatrale, perfettamente in sintonia con il gusto della corte estense.

Dal punto di vista artistico, come vediamo, la corte estense si distinse per la capacità di combinare influenze diverse, come appunto la tradizione locale della Scuola ferrarese, l’eleganza raffaellesca e le innovazioni cromatiche della pittura veneziana. Lo stile eclettico e teatrale di Dosso Dossi, in tal senso,  era perfetto per le decorazioni mitologiche di palazzo, come quello di Garofalo, che interpretò con eleganza le novità della scuola romana e veneziana. 

Benvenuto Tisi detto Garofalo fu invece il principale interprete ferrarese dello stile di Raffaello, coniugando la dolcezza della pittura umbro-romana con le suggestioni luministiche veneziane. Le sue pale d’altare, caratterizzate da eleganza e compostezza, hanno popolato per secoli le chiese della città, mentre i suoi dipinti da cavalletto hanno conquistato il favore dei collezionisti.

La mostra di Ferrara, offre anche l'opportunità unica per conoscere due pittori meno noti al grande pubblico: Ludovico Mazzolino e Giovanni Battista Benvenuti, detto Ortolano. Il primo, nato a Ferrara intorno al 1480, si distingue per un linguaggio anticlassico e visionario, influenzato dalle incisioni tedesche di Martin Schongauer e Albrecht Dürer. Specialista di opere destinate al collezionismo privato, Mazzolino popola le sue scene con figure dai tratti grotteschi e vivaci, lontane dagli ideali di armonia e grazia del classicismo rinascimentale. Ortolano, invece, segue un percorso diverso: formatosi sui modelli di Boccaccino, Lorenzo Costa e Francesco Francia, guarda con attenzione al naturalismo di Giorgione e alle novità raffaellesche. Le sue pale d’altare si caratterizzano per un classicismo raffinato, mentre nelle opere destinate alla devozione privata emerge una sensibilità luministica di matrice veneta, capace di infondere alle sue composizioni un’aura di silenziosa poesia.

Durante il governo di Alfonso I d’Este, Ferrara visse anche un periodo di straordinaria fioritura  musicale. Il duca fu un raffinato mecenate, capace di attrarre alla sua corte alcuni dei più grandi artisti e musicisti dell’epoca, trasformando Ferrara in un centro di sperimentazione culturale unico nel panorama italiano.

Parallelamente alle arti figurative di fatto, era la musica ad occupare un ruolo centrale nella vita di corte. Alfonso I fu un grande promotore della musica profana e sacra, sostenendo sia la cappella ducale che l’attività musicale legata ai suoi divertimenti privati. 

La corte ferrarese divenne un laboratorio di sperimentazione per il madrigale, forma che qui trovò alcune delle sue espressioni più avanzate. Tra i musicisti più importanti del periodo si distinsero Adrian Willaert, che introdusse le prime innovazioni nel contrappunto policorale, e il grande Josquin Desprez, che lavorò per un certo periodo a Ferrara, lasciando un’impronta indelebile sulla scuola musicale estense. Uno degli elementi più caratteristici della vita musicale di Ferrara inoltre era la presenza del celebre concerto delle dame, un ensemble di voci femminili di straordinaria bravura, che divenne un simbolo della raffinatezza culturale della corte estense.

Il cuore della vita musicale ferrarese era la Cappella Ducale, un’istituzione che riuniva cantori, strumentisti e compositori di altissimo livello. Alfonso I investì notevoli risorse nel mantenimento di questa struttura, rendendola uno dei più prestigiosi centri musicali d’Italia. La cappella era attiva sia nelle celebrazioni religiose sia negli eventi profani della corte, contribuendo alla diffusione di nuove forme musicali e alla sperimentazione di sonorità innovative.

Come dicevo, uno dei nomi più illustri associati alla musica ferrarese fu Josquin Desprez, tra i massimi compositori del Rinascimento. La sua permanenza a Ferrara, seppur breve (1503-1504), lasciò un segno profondo sulla scena musicale cittadina. Josquin compose per Alfonso I alcune delle sue opere più raffinate, tra cui messe e mottetti che esploravano tecniche polifoniche innovative, contribuendo a consolidare il prestigio della corte estense a livello internazionale.

Un altro grande protagonista della musica ferrarese fu Adrian Willaert, che dopo un periodo di attività a Ferrara divenne maestro di cappella della Basilica di San Marco a Venezia. Willaert contribuì allo sviluppo del cosiddetto "stile ferrarese", caratterizzato da un’elaborata polifonia e dall’uso innovativo del contrappunto. La sua influenza si sarebbe poi estesa alla scuola veneziana, gettando le basi per il futuro sviluppo della musica policorale.

Come accennavo, durante il Cinquecento, Ferrara divenne anche un centro di sperimentazione per il madrigale, genere che raggiunse vette di raffinatezza grazie alla protezione della corte estense. Alfonso I e, in seguito, la sua consorte Lucrezia Borgia, favorirono la creazione di opere vocali di straordinaria espressività. Compositori come Cipriano de Rore perfezionarono il madrigale cromatico, un linguaggio musicale che enfatizzava il rapporto tra testo e musica attraverso audaci scelte armoniche e una forte carica espressiva.

Oltre alla musica sacra e alla polifonia vocale, la corte ferrarese era celebre per i suoi spettacoli teatrali e musicali. Alfonso I promosse la rappresentazione di frottole, canzoni villanesche e musiche per danza, spesso eseguite in sontuosi eventi organizzati nei palazzi ducali. Insomma il rapporto tra musica e pittura era strettissimo: le stesse tematiche mitologiche e allegoriche che animavano le decorazioni di Dosso Dossi e Garofalo trovavano eco nelle composizioni musicali eseguite a corte.

L’epoca di Alfonso I d’Este lasciò un’eredità duratura nella storia della musica. Le innovazioni introdotte alla corte di Ferrara influenzarono profondamente i centri musicali di Venezia, Roma e Firenze, contribuendo all’evoluzione della polifonia e alla nascita di nuove forme espressive. Ferrara divenne un modello per le corti rinascimentali europee, mantenendo la sua fama di culla dell’avanguardia musicale fino alla fine del dominio estense.

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