Il padrone delle note: Josquin Desprez. Tra storia, arte e spiritualità, un viaggio nel cuore del Rinascimento musicale
Esce in formato dvd "Il padrone delle note: Josquin Desprez", il documentario diretto da Marco Zarrelli che esplora la vita e l’eredità di Josquin Desprez (1450/51-1525), una figura cardine della musica rinascimentale. Il geniale compositore franco-fiammingo, viene raccontato attraverso un percorso che unisce storia, arte e spiritualità, arricchito dagli interventi di studiosi e artisti come Paolo Da Col, Walter Testolin, Laurent Dubuisson, Mons. Marcos Pavan, Barbara Jatta, Marco Pellegrini e Camilla Cavicchi.
Questo documentario fu proiettato nelle sale cinematografiche in un anno simbolico: il 27 agosto 2021, data in cui si è celebrato il cinquecentesimo anniversario della morte di colui che, già ai suoi tempi, fu definito da Martin Lutero “il padrone delle note” e che ancora oggi forma l’immaginario di ogni musicista. L’anniversario del 2021 aggiunge attualità, mostrando come il documentario si inserisca in un rinnovato interesse accademico e divulgativo.
Nato nella regione di confine tra Belgio e Francia, Josquin Desprez incarna lo spirito cosmopolita del Rinascimento, dividendo la sua carriera tra Italia e Francia, in un dialogo tra culture che ne plasmò il genio. Egli dominò le corti europee del Quattrocento e Cinquecento, lavorando per mecenati del calibro del duca Ercole I d’Este a Ferrara, Luigi XII di Francia e forse anche nella Cappella Pontificia a Roma.
La sua musica, innovativa per l’uso del contrappunto e la profondità espressiva, rivoluzionò il panorama musicale, influenzando generazioni di compositori. Tra le opere più celebri spiccano la Missa Pange Lingua, l’inno mariano Ave Maria… virgo serena e i mottetti Praeter rerum seriem e Miserere mei, Deus, capolavori che nel documentario trovano spazio attraverso esecuzioni e analisi critiche.
La sua parabola artistica è quindi un viaggio attraverso le corti più illuminate d’Europa. A Milano, sotto Ludovico il Moro, fu cantore e compositore di corte: è qui che Leonardo da Vinci potrebbe averlo ritratto nel celebre Ritratto di musico (1490 circa), opera che il documentario analizza come possibile testimonianza del suo legame con i grandi artisti del tempo. Il riferimento a questo dipinto collega di fatto Josquin all’iconografia rinascimentale, suggerendo un legame tra arti visive e musica.
Zarrelli dipinge un ritratto intimo di Josquin, uomo dal carattere schivo ma dal talento ineguagliabile, seguendone le tracce da Milano a Condé-sur-l’Escaut, dove trascorse gli ultimi anni. Il film si avvale di riprese in location storiche, come le basiliche italiane e i castelli francesi, e di preziosi manoscritti conservati in biblioteche europee, tra cui quelli della Biblioteca Apostolica Vaticana, citata grazie al contributo di Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani.
A Roma, sembra che per cinque anni, vestì l’abito di cantore della Cappella Sistina, contribuendo a definire l’estetica musicale del papato rinascimentale. Oltre le Alpi, divenne musicista di due re di Francia, Luigi XII e Francesco I, mentre Baldassarre Castiglione, nel Cortegiano, fissò per sempre il suo mito: nelle corti del Cinquecento, una composizione era degna di apprezzamento solo se “nata dalla penna di Josquin”.
Le telecamere inseguono Josquin tra milieu artistici sublimi: dall’Abbazia benedettina di Farfa, con la sua architettura millenaria, agli angoli più reconditi del Vaticano, svelati per la prima volta al pubblico. Tra corridoi segreti, archivi inaccessibili e codici miniati, il film rivela tesori custoditi da secoli, restituendo allo spettatore l’atmosfera di un’Europa in cui musica e potere dialogavano tra affreschi e altari.
Persino la Cappella Sistina viene mostrata in una luce inedita: non solo come icona del Giudizio Universale, ma come spazio acustico vivo. Grazie a un privilegio senza precedenti, il documentario include la prima mondiale di un brano di Josquin eseguito nella Sistina dalla cantoria del prestigioso ensemble De Labyrintho, diretto da Walter Testolin. È un’occasione unica per ascoltare l’acustica originale del luogo, progettata per esaltare le voci polifoniche, mentre le note del Miserere o del Ave Maria risuonano sotto gli sguardi di Michelangelo e Botticelli.
Zarrelli non si limita a ripercorrere date e luoghi, ma immerge lo spettatore nel fascino intramontabile della sua musica. Le note del Ave Maria… virgo serena risuonano tra le volte della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, mentre le miniature dei codici svelano come i suoi mottetti viaggiassero da Ferrara a Vienna. Il film mostra come, persino oggi, esecuzioni delle sue opere in luoghi storici – come la Collegiata di Condé-sur-l’Escaut, dove Josquin fu canonico – suscitino emozioni profonde, prova di un linguaggio universale.
Paragonato dai contemporanei a Michelangelo per maestria e innovazione, Desprez seppe fondere complessità contrappuntistica e intensità emotiva, come testimoniano la maggior parte dei suoi capolavori. Un’eredità così vasta che, non diversamente da Shakespeare, ancora oggi “eserciti” di studiosi – come sottolinea il documentario – inseguono i misteri della sua biografia, tra documenti perduti e opere attribuite.
Gli interventi degli esperti arricchiscono il racconto: Paolo Da Col, musicologo e direttore d’orchestra, approfondisce lo stile compositivo; Camilla Cavicchi, studiosa di iconografia musicale, svela il contesto culturale; Mons. Marcos Pavan offre una prospettiva sul legame tra musica e liturgia. Non mancano riflessioni sul mito di Josquin, paragonato da Martin Lutero a un “maestro delle note” e celebrato da artisti come Albrecht Dürer, suo contemporaneo.
“Senza Josquin, non esisterebbe Palestrina, né la polifonia moderna”, osserva nel documentario Paolo Da Col. La sua influenza travalica i secoli: Lutero lo considerava un “dono divino”, e il paragone con Michelangelo, citato dagli umanisti, non era iperbolico. Entrambi esploravano l’umano e il sacro, scolpendo l’uno nel marmo, l’altro nel suono. Il dvd cattura questa grandezza attraverso ricostruzioni storiche, interviste a esperti come Camilla Cavicchi – che svela il ruolo delle confraternite musicali – e il contributo di Barbara Jatta sui manoscritti vaticani, custodi di partiture ancora cariche di spiritualità.
Il documentario non si limita solo alla biografia, ma esplora l'intrigante intreccio tra musica, potere e spiritualità nell’Europa rinascimentale. Emerge il ruolo di Josquin come “collaboratore” di pittori e letterati, in un dialogo tra arti che definisce l’Umanesimo. Laurent Dubuisson e Marco Pellegrini ricostruiscono il milieu delle corti, mentre Walter Testolin, autorevole interprete delle sue opere, ne illumina l’attualità sonora.
La colonna sonora del film è un viaggio nel tempo. Nell’Abbazia di Farfa, scenario maestoso del Lazio medievale, l’ensemble Odhecaton – diretto da Paolo Da Col, tra i massimi interpreti di musica antica – ha registrato in presa diretta brani sacri e profani di Josquin, dalla Missa L’homme armé ai mottetti intimi come Tu solus qui facis mirabilia. Le riprese, curate nei minimi dettagli, catturano non solo l’esecuzione ma l’alchimia tra musica e architettura: ogni accordo sembra modellarsi alle volte romaniche, in un dialogo tra suono e pietra.
A garantire una resa sonora senza compromessi è Matteo Costa, ingegnere del suono tra i più acclamati a livello globale, che ha lavorato per restituire la profondità spaziale delle composizioni. Il risultato è un’immersione totale: quando il coro canta Praeter rerum seriem tra le mura di Farfa, lo spettatore percepisce il respiro dei cantori, l’eco delle navate, quasi il peso della storia.
Il documentario è un'opera che sfida i generi. Zarrelli gioca con contrasti audaci: primi piani su spartiti antichi si alternano a panoramiche su paesaggi italiani e fiamminghi, evocando i viaggi di Josquin tra Milano, Roma e le Fiandre. Le sequenze nella Sistina, con inquadrature oblique che esaltano prospettive nascoste, ricordano il cinema di Peter Greenaway, mentre i dettagli dei manoscritti vaticani, svelati grazie alla collaborazione di Barbara Jatta, sembrano pagine di un codice segreto. Insomma una regia che unisce documentario e arte visiva, con richiami al cinema d’autore.
Il documentario diventa così un ponte tra passato e presente, un invito a scoprire l’artista che ha trasformato la musica in specchio dell’anima rinascimentale. Un rinascimento non come un’era remota, ma come un caleidoscopio di emozioni universali. Parafrasando le parole di Zarrelli: "Josquin non è un fantasma del passato. È un compositore che parla alla nostra ricerca di bellezza, oggi più che mai."
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