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The Gesualdo Six e l’eredità di Josquin: un sublime viaggio nella Ferrara rinascimentale. Il progetto Josquin’s Legacy

Nel 2021 The Gesualdo Six confeziona quello che è da considerare uno dei migliori album omaggio alla figura del grande fiammingo. Josquin's Legacy negli anni viene proposto con grande successo ai vari concerti che l'ensemble tiene in tutto il mondo. Il sublime, breve tributo di Josquin alla memoria di Ockeghem - Nymphes des bois - è il nucleo emotivo di questa intensa registrazione che esplora l'influenza di Josquin su alcuni dei grandi nomi del suo tempo.

Josquin’s Legacy è un capolavoro. Le interpretazioni sono nitide e attente alle sfumature testuali, The Gesualdo Six restituiscono non solo la complessità tecnica dei brani scelti, ma anche la loro carica umana. Josquin’s Legacy è un invito a riscoprire come una singola città, Ferrara, sia stata laboratorio di un linguaggio musicale europeo, capace di unire Nord e Sud, sacro e profano, innovazione e tradizione. Un dialogo che, attraverso secoli, arriva fino a noi, dimostrando che la musica rinascimentale è tutt’altro che “antica”: è viva, e parla ancora.

Il progetto Josquin’s Legacy nasce per celebrare il 500° anniversario di Josquin. L’ensemble britannica ha dedicato interi programmi al repertorio rinascimentale ferrarese, portandolo in tournée in Europa, Nord America e Asia. Come spiega il direttore Owain Park: "Questi brani sono diventati parte integrante della nostra identità concertistica. Ogni volta che li eseguiamo, scopriamo nuove connessioni con il pubblico". Hyperion, definì Josquin’s Legacy un progetto vivo, destinato a evolversi sul palco; la dimensione internazionale del "format", sembra proprio essere plasmata per dialogare con contesti acustici e pubblici diversi.  

Un vero e proprio viaggio musicale itinerante, questo di The Gesualdo Six, con brani rimasti nel repertorio concertistico del gruppo dal 2021 sino ad oggi. Alla prima uscita dell'album infatti, l'intenzione fu subito quella di accompagnarne la pubblicazione con una tournée globale. 

Ma non solo: un concerto dedicato all’album è stato registrato e trasmesso dalla BBC Radio 3, con annotazioni che evidenziano come il repertorio rinascimentale sia stato rielaborato per adattarsi a spazi acustici diversi. Early Music Today, nel 2023, scrive un articolo sul revival della polifonia rinascimentale, menzionando il progetto come "un modello di coerenza tra registrazione discografica e performance live".  

Josquin’s Legacy è stato anche oggetto di studi musicologici. David Fallows, nel suo Josquin des Prez: A Guide to Research (2022), cita il lavoro di The Gesualdo Six come esempio di come la musica rinascimentale possa essere "riattualizzata" attraverso progetti concertistici tematici, citando proprio Josquin’s Legacy tra i casi più innovativi degli ultimi anni.  

Tra le tappe internazionali del progetto, anche quella in Italia, al Festival di Milano Musica Antica nel 2022. The Gesualdo Six ha collaborato inoltre con istituzioni come la Fondazione Ferrara Arte.  

Come vediamo, Josquin’s Legacy, non è una semplice raccolta, ma una mappa delle connessioni tra Ferrara e gli oltremontani. The Gesualdo Six evidenzia come tecniche quali il canone, il soggetto cavato e il lamento funebre, siano state tramandate e rielaborate, da Ockeghem a Gesualdo. Il progetto sottolinea inoltre il ruolo politico della musica: brani come Quis numerare queat o Infelix ego erano strumenti di propaganda estense, legati a eventi storici e riforme religiose.  

Il progetto Josquin’s Legacy, portato avanti dall'ensemble britannico, non è solo un omaggio al grande compositore franco-fiammingo - come dicevo l'album uscì proprio nel 500° anniversario della morte di Josquin des Prez - ma un’immersione nel crogiolo musicale della Ferrara rinascimentale, culla di sperimentazione e incontro tra culture. L’album di fatto esplora come il soggiorno di Josquin alla corte degli Este (1503-1504) abbia influenzato generazioni di compositori, tra cui lo stesso Carlo Gesualdo, principe di Venosa, la cui rivoluzione cromatica affonda le radici proprio nell’ambiente ferrarese.  

Josquin, assunto come maestro di cappella da Ercole I d’Este, non solo elevò il prestigio della corte, ma creò un modello imitato per decenni. L’album traccia questa genealogia, mostrando come tecniche compositive, testi sacri e politici, e persino lamenti funebri, si intrecciarono in un dialogo transgenerazionale. Questo contesto storico, tra l'altro, ci fornisce una chiave per comprendere anche lo stesso principe di Venosa attraverso il suo matrimonio con Leonora d’Este nel 1594, evento che lo introdusse a una tradizione musicale già vivace da un secolo, plasmata da maestri oltremontani (compositori franco-fiamminghi). 

Ad aprire l'album è un brano di Johannes Ockeghem, a significare l'intimo legame tra il grande maestro e il suo deputato erede Josquin. Intemerata Dei mater è un mottetto mariano a cinque voci, emblematico esempio del genio contrappuntistico di Ockeghem. The Gesualdo Six ne esaltano i contrasti con passaggi polifonici intricati che si alternano a momenti omofoni, come nella frase “dulci quos nectare potas”, dove valori lunghi evocano la densità del nettare. Una preghiera che diventa esperienza sensoriale. 

Come ben evidenziato da Gramophone, la scelta di eseguire il brano di Ockeghem a un’intonazione insolitamente alta è audace e, con un controtenore molto brillante sulla linea superiore, crea un effetto luminoso e trasparente, molto diverso dall’approccio denso e meditativo che il testo del pezzo solitamente suggerisce. Un brano che secondo la rivista britannica, merita l'acquisto dell'album.

Come accennavo, Nymphes des bois di Josquin des Prez è il cuore emotivo dell'intero album. Questo lamento per Ockeghem (probabilmente composto nel 1502/03), unisce poesia e tecnica rivoluzionaria. Il testo di Jean Molinet, quasi una “rap” rinascimentale, invoca Josquin, Brumel, Compère e La Rue, a indossare abiti luttuosi. La melodia del Requiem aeternam, trasposta in modo frigio nel tenor, crea un’atmosfera ultraterrena, mentre la notazione nera simboleggia il lutto. Nymphes des bois è un ideale ponte tra Ockeghem e la successiva generazione.  

Scritto forse per il Trattato di Bagnolo (1484), Quis numerare queat di Loyset Compère, celebra la pace con un inno politico. Il cantus firmus di Da pacem, Domine è elaborato in un canone a tre voci, tecnica che influenzerà il futuro stile di Josquin. Le terze discendenti nella voce superiore prefigurano lo stile di Nymphes des bois, suggerendo un debito di Josquin verso Compère.  

Tous les regretz di Antoine Brumel, maestro di cappella a Ferrara dal 1506, è un contributo allo sviluppo di quel genere denominato Regretz chansons. La melodia malinconica, basata su testi di rimpianto, riflette l’eleganza della corte estense, in dialogo con opere analoghe di Josquin e La Rue. 

Absalon fili mi di Pierre de La Rue, attribuito a lungo a Josquin, è il lamento di Davide per Assalonne,  capolavoro di espressività. Le chiavi bassissime, eseguite qui nell’originale, conferiscono gravità, anticipando le atmosfere delle Lamentazioni barocche.  

In Illibata Dei virgo nutrix,  tecnicismo e devozione si fondono. Un mottetto mariano, caratterizzato dal soggetto cavato (la-mi-la ricavato da “Maria”) che dimostra l’innovazione di Josquin. Come spesso scritto, questa è una tecnica usata anche nella Missa Hercules Dux Ferrarie, dedicata a Ercole I.  

Qui ne regrettoit di Jean Mouton scritto per la morte di Antoine de Févin (1511/12) è un canone semplice ma commovente. La struttura a 4 voci da 2 parti nascoste rivela una profondità emotiva, specchio dell’amicizia tra i due compositori.  

Infelix ego di Adrian Willaert, è basato sul salmo 50. Ispirato dalle meditazioni di Savonarola, questo mottetto riprende il Miserere di Josquin. Willaert, futuro maestro a Venezia, lega Ferrara alla polifonia veneziana, con un cantus firmus che sale e scende come un’invocazione.  

Esto mihi di Heinrich Isaac, parte del Choralis Constantinus, fu composto dopo il noto “rifiuto” di Isaac da parte di Ercole I, che preferì Josquin. Il testo savonaroliano e la struttura complessa riflettono la competizione artistica del tempo.  

In O virgo prudentissima, Josquin utilizza un doppio canone come cantus firmus, derivato dal Beata mater et innupta virgo. E' una delle due composizioni in cui Josquin mette in musica un testo mariano del poliedrico Angelo Poliziano, educato alla corte dei Medici. Sebbene improbabile che il brano sia stato composto durante il soggiorno di Josquin a Ferrara, il testo della secunda pars allude all’antico inno Sub tuum praesidium, anch’esso musicato da molti compositori legati a Ferrara, tra cui Brumel, Lhéritier, Willaert e Rore.

Tu solus qui facis mirabilia, è spesso considerato un esempio classico dello stile milanese di Josquin, risalente alla fine del Quattrocento. Il brano, scritto principalmente in latino, include diversi brevi duetti e trii, ed è in gran parte omofonico. Tuttavia, all’inizio della secunda pars, Josquin rende nuovamente omaggio a Ockeghem anteponendo alle due linee iniziali del testo la frase d’apertura della sua chanson D’ung aultre amer.  

Infine il Miserere mei, Domine di Jean Lhéritier. Altro compositore oltremontano attestato nei registri corali di Ferrara, Lhéritier utilizza testi tratti dai Salmi 6 e 50. Alcuni richiami al Miserere di Josquin sono evidenti nella scelta del testo e nell’organizzazione delle voci, ma i legami ferraresi dell’opera vanno oltre: Lhéritier impiega un doppio canone sul cantus firmus di Da pacem per strutturare il mottetto, con le stesse voci di altus e tenor che riecheggiano il canone presente nel Quis numerare queat di Compère. 

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